2012-09-05 07:56:59

Usa: Michelle Obama protagonista assoluta alla prima giornata della Convention democratica


Al via, ieri, la Convention democratica, a Charlotte, in North Carolina. Un appuntamento decisivo per la corsa alla Casa Bianca e per la rielezione di Obama. La protagonista della prima giornata di lavori è stata la first lady, Michelle Obama,, che ha pronunciato un discorso incentrato, di fatto, sul sogno americano, che lei e suo marito hanno vissuto in prima persona. Il servizio è di Elena Molinari:RealAudioMP3

Essere presidente per quattro anni non ha cambiato i valori, fondamentalmente buoni, dell’uomo che ho sposato, è ancora lo stesso che ha entusiasmato l’America 4 anni fa. Così Michelle Obama ha assicurato agli elettori americani che le scelte del marito alla Casa Bianca non sono politiche, sono personali, e derivano dalla sua infanzia in una famiglia del ceto medio, che ha lavorato duramente per mandarlo all’università. Il Partito democratico ha avviato la sua kermesse in velocità, mettendo in scena nella sua prima serata la first lady, a dipingere un ritratto accorato di Barack. E a convincere le mamme d’America – una categoria elusiva per il presidente – che se rieleggeranno Obama metteranno le loro famiglie in buone mani. A detta di Michelle, sono infatti le mani di un padre che ha a cuore le sorti di chi lavora e di chi cerca lavoro e di chi spera in un futuro migliore. La first lady non ha sprecato una parola criticando i repubblicani. A fare il "lavoro sporco" di sferrare attacchi è stato Julian Castro, il sindaco di origine messicana di San Antonio. "E’ semplice, Mitt non capisce", è stato l'affondo contro Romney portato dalla stella nascente del partito, che la stampa ha già ribattezzato l’"Obama ispanico". Rivendicando il diritto di tutti gli americani fare grandi passi avanti in una sola generazione, Castro ha accusato Romney di non voler dare nessuna opportunità a chi nasce povero, o nero, o disabile. E di voler costruire un’America dove solo i privilegiati possono avere successo.

Sulle reazioni della platea al discorso di Michelle Obama, ascoltiamo Paolo Mastrolilli, che per il quotidiano "La Stampa" sta seguendo la Convention democratica a Charlotte. L’Intervista è di Salvatore Sabatino:RealAudioMP3

R. – La platea è rimasta molto colpita e molto emozionata, perché la first lady ha parlato con il cuore in mano. Ha ripresentato, dal punto di vista umano, suo marito al pubblico spiegando come sia cambiato e come non sia cambiato negli ultimi quattro anni. I suoi valori, i suoi obiettivi, le sue speranze per la realizzazione di un sogno americano che sia aperto a tutti restano intatte e sono le ragioni per cui continua a lavorare e a vivere. E sono questi i motivi per cui chiede di essere rieletto, perché il lavoro, in sostanza, non è stato completato in questi quattro anni. Per realizzare, dunque, effettivamente, questo cambiamento, che consenta a tutti di realizzare le proprie speranze, i propri desider; per questo Obama chiede di essere rieletto.

D. – La famiglia, il sacrificio, l’onestà, tutti valori, quelli evocati da Michelle Obama, importantissimi per gli americani. Si può vedere tra le righe anche un attacco a Romney, che ha un’altra storia, comunque, alle spalle...

R. – Certamente, sono due filosofie contrapposte. Michelle ha detto una cosa importante: mio marito conosce il sogno americano, perché l’ha vissuto, lo ha vissuto in prima persona; viene da una famiglia difficile, da condizioni molto disagiate, eppure è riuscito ad andare nelle migliori università, grazie ai prestiti, ai contributi statali; è riuscito a realizzare il suo sogno, è riuscito a lavorare nel settore che preferiva e adesso sta facendo il politico con lo stesso obiettivo: cercare di dare a tutti quanti la possibilità di realizzare il sogno americano, com’è capitato a lui. Romney, invece, ha una storia completamente diversa: viene da una famiglia ricca, ha avuto un’infanzia, una giovinezza e un avvio del lavoro molto più facile di quello di Obama. Quindi, in sostanza, implicitamente la first lady voleva dire che lui non è in grado di capire le difficoltà degli americani medi e quindi di prendere decisioni politiche che servano a consentire a tutti di avere la possibilità di realizzare i propri progetti.

D. – Mai nessun presidente, tranne Reagan, è stato rieletto con un tasso di disoccupazione oltre il 6%. Oggi, gli americani senza lavoro sono l’8%. Obama teme moltissimo questo dato, indubbiamente...

R. – Sì, certamente. Oggi, un sondaggista abbastanza importante ha detto che in base agli studi che lui ha fatto, la soglia decisiva per Obama per ottenere la maggioranza dei voti in tutti quanti i gruppi fondamentali per la sua elezione, come appunto le donne e gli ispanici, sia quella dell’8%. Al momento la disoccupazione è all’8,2 per cento. Quindi, in sostanza, Obama sta proprio sulla soglia del rischio e su questo, dunque, si giocherà in buona parte l’elezione. Mancano ancora un paio di mesi al voto e fra pochi giorni ci saranno i nuovi dati sulla disoccupazione; da questi ultimi dati potrebbe dipendere l’esito delle elezioni.

D. – Durante la prima giornata di lavori ha fatto molto discutere anche l’intervento del sindaco di San Antonio, Julian Castro. Lì c’è stato un attacco veramente diretto a Romney...

R. – Sì, questo forse è stato il discorso, dal punto di vista politico, più importante e, forse, è stato anche il discorso che ha incitato di più la platea. Michelle ha emozionato i delegati, ma Julian Castro ha raccontato nello stesso tempo la sua storia, di figlio di immigrati messicani, riuscito a farcela a diventare sindaco della città in cui vive, ma nello stesso tempo ha fatto anche un discorso molto più politico di quello di Michelle, attaccando Romney, in certi passaggi addirittura ridicolizzandolo, dicendo che in sostanza “non riesce a capire” quali siano le esigenze degli americani medi. Questo è un discorso molto importante, perché Obama ha la necessità di conquistare l’elettorato ispanico, che è fondamentale per fare la differenza tra lui e Romney. Ma è anche una questione di prospettiva per il partito democratico, che ha una maggioranza molto solida fra gli ispanici, che sono il gruppo etnico che sta crescendo di più negli Stati Uniti. Quindi, lanciare leader giovani come Julian Castro, che tra l’altro viene da uno Stato molto popolato e fondamentale, come il Texas, significa cercare di costruire le basi per una maggioranza duratura, che potrebbe consegnare al partito democratico il Paese per molti anni a venire.







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