Filippine. Agguato ad attivista per i diritti umani a Mindanao: ucciso suo figlio
11enne
L’obiettivo dell’agguato era lui, Timuay Locencio Manda, leader tribale della comunità
Subanen, attivista per i diritti umani: ma ieri a Zamboanga, sull'isola di Mindanao,
quando dei sicari gli hanno sparato alle 7. 20 del mattino, Timuay è rimasto solo
ferito, mentre suo figlio 11enne, Jordan Manda, è stato ucciso. Secondo i gruppi per
i diritti umani, il leader tribale è stato colpito perché nelle scorse settimane si
era pubblicamente opposto allo sfruttamento minerario del sottosuolo, proprio mentre
il governo ha concesso tre nuove autorizzazioni a Compagnie minerarie per esplorare
il sottosuolo nell’area di Zamboanga. Tali progetti, denunciano gli attivisti, violano
il “dominio ancestrale” delle popolazioni indigene, distruggono le loro terre e la
loro fonte di sostentamento, attentano alla vita stessa delle comunità locali. Per
questo sono contestati in base a leggi nazionali e internazionali. Gli attivisti ora
chiedono al governo “una moratoria immediata per tutte le attività minerarie nella
penisola di Zamboanga”. I missionari cattolici presenti a Mindanao confermano le tensioni
esistenti. Padre Giulio Mariani, del Pime, dell’Euntes Center di Zamboanga, dice all'agenzia
Fides che “la situazione è peggiorata: a Zamboanga si registrano continue uccisioni”.
“Siamo molto preoccupati” aggiunge a Fides l’altro missionario del Pime, padre Peter
Geremiah, impegnato per la difesa delle popolazioni indigene a Mindanao. “Nei mesi
scorsi vi sono state molte vittime di questo genere. Occorre che i mass media portino
alla luce tali eventi” rimarca padre Peter, ricordando una delle vittime di tale scia
di omicidi extragiudiziali: il suo confratello padre Fausto Tentorio, del Pime, ucciso
un anno fa. Autorità locali, missionari, gruppi per i diritti umani lo ricorderanno
insieme a tutte le altre vittime innocenti il prossimo 17 settembre, con un grande
raduno a Davao. (R.P.)