2012-09-05 08:38:27

Carlo Mocellin racconta la storia di sua moglie, la Serva di Dio Maria Cristina Cella


E’ un sorriso che ti folgora quello della Serva di Dio, Maria Cristina Cella Mocellin, morta nel 1995, a soli 26 anni, in seguito ad un tumore, lasciando un marito e 3 figli. La sua storia è profondamente segnata dalla fede e anche dall’amore per suo marito e i suoi figli. Quando scopre di avere tumore, Maria Cristina deciderà di sottoporsi solo a cure che non danneggino il bimbo che aspetta. Da poco si è chiusa la fase diocesana del processo di beatificazione. Sulla vita della giovane donna, Alberto Zaniboni ha scritto il libro "Cara Cristina...", edito dalla San Paolo. Debora Donnini ha incontrato e intervistato il marito di Maria Cristina, Carlo Mocellin:RealAudioMP3

R. – Abbiamo vissuto un’esperienza splendida di fidanzamento e siamo arrivati al matrimonio. Desideravamo avere tanti figli, abbiamo iniziato subito con tre, nel giro di pochi anni, però alla terza gravidanza è arrivato questo tumore, che era già stato curato cinque anni prima. Lei che nel cuore era molto disponibile a Dio, l’ha affrontato con la fede, in maniera serena. Ero io in difficoltà ma questa difficoltà e questa fatica mi hanno permesso di aprire il cuore e fare una grande esperienza di fede, tanto che oggi posso ringraziare Dio per aver permesso tutto questo.

D. - Come ha fatto Maria Cristina a decidere di fare cure che non danneggiassero il bimbo che portava nel grembo, cosa l’ha spinta a fare questo?

R. – L’ha spinta il cuore di mamma, prima di tutto, che - credo - sia il cuore più vicino a Dio sulla terra, ma aggiunto a un cuore innamorato di Gesù, perché questa era l’esperienza fatta nella sua vita. Questo ha permesso un cocktail incredibile di gioia, di serenità, di pace, di fiducia, nell’amore di Dio.

D. – Quindi, possiamo dire, una scelta dettata da un rapporto profondo e coltivato negli anni con il Signore?

R. – Credo che l’esperienza di Cristina sia nata dal fatto di chiedersi che cosa fosse chiamata a vivere nella vita. E’ sempre stata una bella “testoncina” dura… Credo che lei abbia cercato la cosa più bella che poteva esistere al mondo. Nel fare esperienza di tante cose che la vita propone, le è stato proposto per fortuna anche nella propria comunità e nella famiglia - che questa esperienza viveva e toccava con mano tutti i giorni - di fare esperienza di Gesù concretamente, e così facendo lei ha capito che veramente valeva la pena di investire la propria vita per Lui. Il suo motto era “Dio solo”: non nel senso di Dio solo e niente altro, ma con Lui nel cuore la mia vita cambia e posso affrontare ogni situazione nel modo migliore, perché non sono sola, perché ho il massimo che c’è e il massimo che c’è è un amore semplice, vero, misericordioso, eterno, che è quello di Dio.

D. – Lei all’inizio non ha accettato facilmente la notizia della malattia di sua moglie, però poi questa non accettazione si è trasformata: come è avvenuto questo processo?

R. – Credo che sia stata, intanto, la sofferenza che ha unito me e Cristina in un modo splendido, ma siano state anche le preghiere e tutto quello che Cristina faceva grazie al rapporto che aveva con Dio. Io desideravo la guarigione, questo era il mio desiderio più grande e ho fatto in tutte le maniere: ho provato a pregare, ho provato a peregrinare da tutte le parti ma mano a mano che io pregavo, senza neanche accorgermi la pace mi arrivava nel cuore e credo che, anche se lei non me lo diceva, questo sia dovuto alle sue preghiere. Cristina aveva questo bel rapporto con Dio e credo ‘deviasse’ le preghiere che facevo per la sua guarigione, perché guarisse il vero malato che ero io. Mentre lei guardava con lo sguardo di un amore eterno, io avrei vissuto per un amore “bellino”, ma un amore di 100 anni.

D. – In qualche modo lei ha sentito che il suo cuore è cambiato di fronte alla storia?

R. - Io credo che soprattutto quando cominci a fare un po’ di esperienza di Dio, capisci che di Lui non puoi fare a meno, che è la cosa più importante della tua vita. Piano piano, poi, Dio non ti molla mai, è sempre al tuo fianco. Piano piano, ha cambiato il mio desiderio solo di vedere la guarigione, con un desiderio di poter certamente guardare a Lui in una maniera diversa.

D. - Oggi i suoi figli sono cresciuti. Sentite vicino Maria Cristina?

R. - Sì, è presente, c’è. Manca fisicamente ai miei figli ma se lei vede gli occhi dei miei figli, si nota subito la bellezza e la serenità che portano nel cuore, seppure con una buona sofferenza perché è la persona più importante che manca loro. Ma non gli manca il “di più”, anzi, il “di più” lo stanno ricevendo nel cuore. Sicuramente per quello che vedono anche di noi che viviamo con questa pace, con questa serenità del cuore e per la mamma che è sicuramente presente. Soffrono, anche loro sono chiamati a fare la strada della fatica, della sofferenza. Gesù ci ha indicato questo non perché si diverte a chiederci le cose difficili ma perché sa che in quella maniera può conquistare più cuori possibile. Questa strada è efficace e noi dobbiamo fidarci di Lui.

D. – Un ultimo messaggio su quello che sua moglie dice al mondo…

R. – Credo che Cristina possa dirci che è possibile, che è a portata di tutti…







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