Roma. Aperto il 23.mo Congresso mariologico internazionale: bilanci dal Vaticano II
a oggi
Si è aperto ieri pomeriggio con una celebrazione nella Basilica romana di Santa Maria
Maggiore, il 23°Congresso mariologico mariano internazionale. In occasione del 50.esimo
anniversario dell’inizio dei lavori conciliari, il tema di studio sarà “La mariologia
a partire dal Concilio Vaticano II. Ricezione, bilancio e prospettive”. Ampia la partecipazione
di studiosi docenti e cultori di mariologia provenienti da tutti i continenti. Ben
16 i gruppi di lavoro linguistici. “Dopo circa cinquant'anni possiamo oggi valutare
con serena oggettività la portata epocale del capitolo VIII della Lumen gentium, che
ha dato sviluppo alla ricerca mariana trasformandola in pianta feconda di fiori e
di frutti”, ha detto il card. Angelo Amato, presidente della Congregazione per la
Cause dei Santi nell’intervento d’apertura. Adriana Masotti ha chiesto a padre
Vincenzo Battaglia, presidente della Pontificia Accademia Mariana Internationalis,
che organizza il Congresso, se dal Concilio sia emersa una comprensione particolare
di Maria:
R. – Il Concilio
Vaticano II, con il capitolo VIII della Lumen Gentium, ha voluto sottolineare
soprattutto il posto e il ruolo della missione di Maria nella storia della salvezza,
il ruolo della Vergine Maria come figlia prediletta del Padre, come Madre del Figlio
di Dio, Gesù Cristo - sua discepola fedele, lo ha accompagnato nella sua missione
- e ancora la Vergine Maria nel mistero della Chiesa come Madre innanzitutto, poi
anche come modello della Chiesa, modello per quello che sono le autentiche virtù cristiane.
D.
– Questa sottolineatura veniva a correggere qualche altra visione di Maria precedente?
R.
– Questa sottolineatura ha aiutato il popolo di Dio a sentirla più presente: madre
ma anche sorella, madre che accompagna, che sta con la Chiesa, che sta con l’umanità.
D.
– Oltre a un bilancio della mariologia a partire dal Concilio, argomento del vostro
Congresso è anche guardare alle prospettive. Che cosa può dirci a questo riguardo?
C’è ancora da capire di più, da approfondire su Maria?
R. – Certamente, c’è
ancora da approfondire di più. Tra le altre piste da percorrere ancora, c’è da approfondire
sempre di più il dialogo ecumenico, il dialogo multiculturale, anche all’interno della
Chiesa. E la Mariologia lo può favorire, a partire dalle varie sensibilità culturali
- europea, asiatica, africana - pensiamo all’America del Nord e all’America Latina.
Siccome ci sono tantissime tradizioni mariane, in questo senso ciò che è importante
è anche utilizzare al meglio queste tradizioni. Oltretutto, ci sono anche tematiche,
come per esempio il ruolo della donna, che possono essere ben illuminate a partire
proprio dalla mariologia. Ho fatto un paio di esempi, ma se ne potrebbero fare altri.
D.
– Il Concilio Vaticano II ha rilanciato anche il dialogo ecumenico. Sappiamo che Maria
non ricopre lo stesso ruolo in tutte le confessioni cristiane, ad esempio tra gli
anglicani. Come si colloca la Madre di Cristo in questo contesto? E’ ancora un ostacolo
o è un ostacolo ormai superato?
R. – Alla luce di quanto è avvenuto nell’ambito
dei dialoghi in campo ecumenico, possiamo dire con grande soddisfazione che Maria
è sempre di più Madre dell’unità, perché i dialoghi ecumenici recenti hanno messo
in luce quale sia l’attenzione e la crescente intesa che c’è tra le varie confessioni
cristiane attorno alla Vergine Maria. Davvero, sempre più c’è questac apertura e allora
la Vergine Maria aiuta e aiuta i discepoli del suo Figlio, tutti i cristiani, anche
sulla strada dell’incontro sempre più intenso tra di loro. Lei, con la sua presenza,
apre cammini di unità e di incontro.