In Europa attesa per il vertice Bce di giovedì e le misure anti-spread
Sono in corso in queste ore due importanti incontri che riguardano la crisi dell’Euro:
a Roma, il premier italiano, Mario Monti, è a colloquio con il presidente francese,
Francois Hollande, e a Berlino la cancelliera, Angela Merkel incontra il presidente
del Consiglio dell’Unione Europea, Herman Van Rompuy. Ieri, il governatore della Banca
centrale europea (Bce), Mario Draghi, ha difeso gli acquisti di titoli di Stato contro
lo spread, mentre la stessa Merkel ha messo sotto accusa il ruolo della finanza nella
crisi. E per giovedì è attesa una importante riunione del vertice della Bce. Davide
Maggiore ha sentito l’opinione dell’economista Riccardo Moro:
R. – Draghi
è da tempo che, in modo molto sistematico, sta insistendo su un ruolo istituzionale
di responsabilità della Banca Centrale, interpretata non come una sorta di osservatore
asettico, ma come un soggetto che certamente ha una sua autonomia nello svolgimento
del suo servizio, ma che svolge delle azioni positive come, in questo caso, azioni
che servono a dare ai mercati segnali di fiducia.
D. – D’altra parte, Draghi
ribadisce che per i Paesi che chiederanno questo aiuto ci sarà bisogno di accettare
delle condizioni. Se queste condizioni fossero troppo stringenti, non si rischierebbe
di vanificare tutta l’azione di cui lei ha appena parlato?
R. – Assolutamente
sì, nel senso che se noi costringiamo i Paesi a fare dei sacrifici che sono assolutamente
fuori di ogni buon senso, è chiaro che staremo facendo una cosa che non ha alcun senso.
In realtà, c’è un forte dibattito a livello europeo, a livello internazionale: questo
meccanismo di stabilità europea non richiede più solo politiche draconiane, ma si
sta orientando verso una logica di favorire la crescita, e questo mi pare, alla fine,
sostanzialmente sensato. Mi sembra che questo oramai stia diventando consenso generale.
Anche la Merkel quando parla pubblicamente dice queste cose e sono cose diverse da
quelle che diceva fino a tre mesi fa.
D. – La linea tedesca diventa una linea
meno intransigente. Perché?
R. – Perché tutte le elezioni dei Länder regionali
tedeschi hanno dato risultati diversi da quelli che si attendeva il cancelliere. Il
cancelliere è oggi pressato anche da forze interne: il suo stesso partito sta tenendo
una posizione che – direi – è certamente più responsabile e che guarda non a esigenze
semplicemente elettorali.
D. – D’altra parte, poche ore dopo le parole di Angela
Merkel è arrivato il verdetto di Moody’s sulle prospettive del debito sovrano europeo,
il cui outlook è stato rivisto in “negativo”…
R. – Francamente, appare
difficile riconoscere una logica davvero stringente nelle giustificazioni di queste
variazioni di rating. Non è stato abbassato il rating: è stata valutata
con un elemento maggiore di rischio la prospettiva futura, giustificandola proprio
con il fatto che, nel momento in cui il meccanismo di stabilità europeo non venga
effettivamente messo in atto, questo potrebbe essere una difficoltà. E noi abbiamo
la prossima settimana un appuntamento molto importante che è quello della Corte costituzionale
tedesca che deve dire se il meccanismo è coerente o meno con la Costituzione tedesca.
Francamente, mi sembrano però considerazioni a cui si dà eccessiva importanza:constatare
che fra una settimana, quando lo si sa già da tre mesi, la Corte si deve riunire non
è giustificazione per modificare il giudizio politico su una Unione o su un singolo
Stato.
D. – Desta, però, in qualche modo allarme la situazione della Spagna,
in cui molte regioni chiedono aiuto al governo centrale. D’altra parte, ci sono dei
dati molto preoccupanti da Madrid sulla disoccupazione. Potrebbe essere la Spagna
il prossimo fronte della crisi europea?
R. – La Spagna è, effettivamente, in
una situazione preoccupante. In Spagna, più che in ogni altro Paese europeo, è stato
fatto ciò che è stato fatto negli Stati Uniti negli anni passati: vale a dire un uso
molto disinvolto del mercato finanziario e del mercato immobiliare. Il punto, ancora
una volta, è dare stimoli espansivi. Abbiamo tutti gli strumenti. Il problema è usarli,
e usarli il più presto possibile.