Cipro: iniziato il confronto delle Chiese europee sulla coesione sociale
Con il benvenuto di mons. Youssef Soueif nell’arcivescovado dei maroniti di Nicosia
si è ufficialmente aperto lunedì sera l’incontro sulla coesione sociale promosso dalla
Commissione Ccee “Caritas in veritate”. I vescovi delle Conferenze episcopali europee,
intervenuti all’incontro, hanno dapprima partecipato alla messa presieduta da mons.
André-Joseph Léonard, arcivescovo di Malines-Bruxelles, e successivamente ai Vespri
con l’arcivescovo di Cipro. Quest’ultima funzione è stata celebrata secondo la Liturgia
antiochena siro-maronita. Gli ospiti - riferisce l'agenzia Sir - hanno anche ricevuto
il saluto del sindaco di Nicosia, Constantinos Yiorkadjis, che ha ricordato le importanti
attività promosse in occasione della Presidenza cipriota dell’Unione europea: “Stiamo
prendendo misure concrete - ha affermato - affinché la nostra capitale, così ricca
di arte e storia, possa nel 2017 ricevere il titolo di ‘Capitale europea della cultura‘”.
Nicosia rappresenta purtroppo l’ultima capitale europea divisa da un muro. La spaccatura
è fortemente sentita dalla popolazione e in particolare dalla comunità maronita. Anche
a loro si sono rivolte le preghiere dei vescovi europei. “In un momento di crisi e
di insicurezza generale che sconvolge tutta l’Europa, la dottrina sociale cattolica
può fornire un contributo essenziale, non tanto a livello di risposte tecniche, quanto
per quelle religiose ed etiche, come ci illustra anche Benedetto XVI nella lettera
enciclica ‘Caritas in veritate’, nella quale invita alla trasparenza, all’onestà e
alla responsabilità, soprattutto quando si affrontano le questioni economiche”. Con
queste parole mons. Giampaolo Crepaldi, vescovo di Trieste, ha poi aperto la seconda
giornata dell’incontro. Affrontare una tematica così delicata e attuale è alla base
anche dell’attività della Comece, rappresentata in questo contesto da mons. Gianni
Ambrosio, presidente della Commissione sulle questioni sociali, che ha fornito un
quadro della crisi economica e finanziaria europea e delle misure prese dal Consiglio
europeo nell’ultimo vertice. Lo scorso 12 luglio la segreteria della Comece insieme
ai partner ecumenici ha elaborato una posizione sul ruolo degli attori coinvolti nella
crisi affinché non si focalizzi l’attenzione solo sulle risposte a breve termine,
dettate spesso da logiche di mercato, ma anche su quelle a lungo raggio volte a “creare
un orizzonte di valori più vasto”. Per mons. Ambrosio, “bisogna puntare a promuovere
una coesione economica e territoriale basata sulla solidarietà in quanto naturale
espressione della fede dei cristiani”. Concetto ripreso anche dall’arcivescovo dei
maroniti di Cipro, mons. Youssef Soueif, che ha sottolineato con forza l’importanza
di “pensare al bene comune, lottando contro ogni forma di individualismo”, ricordando
anche le parole di speranza e di ritorno alle radici cristiane invocate spesso da
Giovanni Paolo II. Centrale quindi concentrarsi sulla formazione, l’educazione e il
conforto dei cittadini e in questo la Chiesa può fare molto come ha ribadito anche
mons. Waldemar Stanislaw Sommertag, consigliere della Nunziatura apostolica a Cipro:
“C’è bisogno di un impegno sociale della Chiesa non solo attraverso l’assistenza immediata,
ma anche attraverso un supporto spirituale, come da anni svolge la Chiesa di Cipro”.
E quest’isola, ha precisato il reverendo Evencio Herrera, vicario generale del Patriarca
latino per Cipro, è “l’esempio lampante di quanto in un mondo sempre più variegato
a livello religioso, etnico e linguistico sia importante investire sulla coesione
sociale”. Presenti all’incontro anche alcuni membri della politica cipriota. Sempre
questa mattina il dibattito si è animato con gli interventi di mons. Diarmuid Martin,
arcivescovo di Dublino, e di Vincenzo Buonomo, docente all’Università Lateranense,
intervistato per noi da Roberta Gisotti:
D. – Professor
Buonomo, quale può essere la politica della coesione sociale in Europa di fronte alla
crisi economica, alle spinte centripete e perfino al paventato rigetto della moneta
unica?
R. – In questo momento, l’Europa discute sul suo futuro con una strategia
per la coesione sociale chiamata “Strategia 2020”, nella quale individua alcuni punti
fondamentali che sono sempre legati alle questioni economiche o all’integrazione economica
del continente. Ciò che si rileva in un momento di crisi dell’economia è proprio l’assenza
o la carenza di una riflessione sui temi etici, sui cosiddetti valori che debbono
sostenere l’integrazione. Se l’attività economica per l’Unione Europea ha il primo
posto in base ai Trattati istitutivi, certamente questa attività non può dimenticare
che la persona è inserita in un contesto sociale nel quale prevalgono poi situazioni
di ordine etico, situazioni di ordine culturale e anche situazioni di ordine religioso
che invece si vedono escluse da questo tipo di approccio. Di fronte ad una crisi che
ormai interessa quasi tutti i Paesi europei, certamente c’è da pensare se la crisi
sia soltanto determinata da fattori tecnicamente definiti come finanza, spread o divario
tra economie e se non sia anche un problema di crisi di valori essenziali che sono
alla base del vivere della persona e del suo inserimento nel contesto sociale.
D.
– Quindi, la Chiesa potrà giocare un ruolo importante per ricreare coesione sociale?
R.
– Qui, c’è una prospettiva che, attraverso le riflessioni dei vari episcopati, sta
venendo fuori: quella di aprire la Chiesa a essere un soggetto protagonista attraverso
le sue associazioni, attraverso le sue forze, ma protagonista della strategia di coesione
sociale non soltanto supplente di fronte alla carenza che c’è da parte delle istituzioni,
sia nazionali sia europee.
D. – Da questo incontro, si aspetta un documento
finale?
R. – Questo incontro dovrà elaborare alcune linee che serviranno a
guidare i diversi episcopati nazionali ma soprattutto l’episcopato europeo in quanto
tale, perché possa essere di spinta e propulsore di idee per concorrere a quella vera
integrazione. E’ interessante questo riferimento alle radici dell’integrazione: la
Dichiarazione di Schuman del 1950 individuava nella solidarietà e nella sussidiarietà
i due elementi portanti di questa coesione sociale. Oggi, recuperarne le radici significa
appunto riprendere anche le radici dell’integrazione europea.. (R.P.)