2012-09-04 11:29:15

Cipro: iniziato il confronto delle Chiese europee sulla coesione sociale


Con il benvenuto di mons. Youssef Soueif nell’arcivescovado dei maroniti di Nicosia si è ufficialmente aperto lunedì sera l’incontro sulla coesione sociale promosso dalla Commissione Ccee “Caritas in veritate”. I vescovi delle Conferenze episcopali europee, intervenuti all’incontro, hanno dapprima partecipato alla messa presieduta da mons. André-Joseph Léonard, arcivescovo di Malines-Bruxelles, e successivamente ai Vespri con l’arcivescovo di Cipro. Quest’ultima funzione è stata celebrata secondo la Liturgia antiochena siro-maronita. Gli ospiti - riferisce l'agenzia Sir - hanno anche ricevuto il saluto del sindaco di Nicosia, Constantinos Yiorkadjis, che ha ricordato le importanti attività promosse in occasione della Presidenza cipriota dell’Unione europea: “Stiamo prendendo misure concrete - ha affermato - affinché la nostra capitale, così ricca di arte e storia, possa nel 2017 ricevere il titolo di ‘Capitale europea della cultura‘”. Nicosia rappresenta purtroppo l’ultima capitale europea divisa da un muro. La spaccatura è fortemente sentita dalla popolazione e in particolare dalla comunità maronita. Anche a loro si sono rivolte le preghiere dei vescovi europei. “In un momento di crisi e di insicurezza generale che sconvolge tutta l’Europa, la dottrina sociale cattolica può fornire un contributo essenziale, non tanto a livello di risposte tecniche, quanto per quelle religiose ed etiche, come ci illustra anche Benedetto XVI nella lettera enciclica ‘Caritas in veritate’, nella quale invita alla trasparenza, all’onestà e alla responsabilità, soprattutto quando si affrontano le questioni economiche”. Con queste parole mons. Giampaolo Crepaldi, vescovo di Trieste, ha poi aperto la seconda giornata dell’incontro. Affrontare una tematica così delicata e attuale è alla base anche dell’attività della Comece, rappresentata in questo contesto da mons. Gianni Ambrosio, presidente della Commissione sulle questioni sociali, che ha fornito un quadro della crisi economica e finanziaria europea e delle misure prese dal Consiglio europeo nell’ultimo vertice. Lo scorso 12 luglio la segreteria della Comece insieme ai partner ecumenici ha elaborato una posizione sul ruolo degli attori coinvolti nella crisi affinché non si focalizzi l’attenzione solo sulle risposte a breve termine, dettate spesso da logiche di mercato, ma anche su quelle a lungo raggio volte a “creare un orizzonte di valori più vasto”. Per mons. Ambrosio, “bisogna puntare a promuovere una coesione economica e territoriale basata sulla solidarietà in quanto naturale espressione della fede dei cristiani”. Concetto ripreso anche dall’arcivescovo dei maroniti di Cipro, mons. Youssef Soueif, che ha sottolineato con forza l’importanza di “pensare al bene comune, lottando contro ogni forma di individualismo”, ricordando anche le parole di speranza e di ritorno alle radici cristiane invocate spesso da Giovanni Paolo II. Centrale quindi concentrarsi sulla formazione, l’educazione e il conforto dei cittadini e in questo la Chiesa può fare molto come ha ribadito anche mons. Waldemar Stanislaw Sommertag, consigliere della Nunziatura apostolica a Cipro: “C’è bisogno di un impegno sociale della Chiesa non solo attraverso l’assistenza immediata, ma anche attraverso un supporto spirituale, come da anni svolge la Chiesa di Cipro”. E quest’isola, ha precisato il reverendo Evencio Herrera, vicario generale del Patriarca latino per Cipro, è “l’esempio lampante di quanto in un mondo sempre più variegato a livello religioso, etnico e linguistico sia importante investire sulla coesione sociale”. Presenti all’incontro anche alcuni membri della politica cipriota. Sempre questa mattina il dibattito si è animato con gli interventi di mons. Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino, e di Vincenzo Buonomo, docente all’Università Lateranense, intervistato per noi da Roberta Gisotti:RealAudioMP3

D. – Professor Buonomo, quale può essere la politica della coesione sociale in Europa di fronte alla crisi economica, alle spinte centripete e perfino al paventato rigetto della moneta unica?

R. – In questo momento, l’Europa discute sul suo futuro con una strategia per la coesione sociale chiamata “Strategia 2020”, nella quale individua alcuni punti fondamentali che sono sempre legati alle questioni economiche o all’integrazione economica del continente. Ciò che si rileva in un momento di crisi dell’economia è proprio l’assenza o la carenza di una riflessione sui temi etici, sui cosiddetti valori che debbono sostenere l’integrazione. Se l’attività economica per l’Unione Europea ha il primo posto in base ai Trattati istitutivi, certamente questa attività non può dimenticare che la persona è inserita in un contesto sociale nel quale prevalgono poi situazioni di ordine etico, situazioni di ordine culturale e anche situazioni di ordine religioso che invece si vedono escluse da questo tipo di approccio. Di fronte ad una crisi che ormai interessa quasi tutti i Paesi europei, certamente c’è da pensare se la crisi sia soltanto determinata da fattori tecnicamente definiti come finanza, spread o divario tra economie e se non sia anche un problema di crisi di valori essenziali che sono alla base del vivere della persona e del suo inserimento nel contesto sociale.

D. – Quindi, la Chiesa potrà giocare un ruolo importante per ricreare coesione sociale?

R. – Qui, c’è una prospettiva che, attraverso le riflessioni dei vari episcopati, sta venendo fuori: quella di aprire la Chiesa a essere un soggetto protagonista attraverso le sue associazioni, attraverso le sue forze, ma protagonista della strategia di coesione sociale non soltanto supplente di fronte alla carenza che c’è da parte delle istituzioni, sia nazionali sia europee.

D. – Da questo incontro, si aspetta un documento finale?

R. – Questo incontro dovrà elaborare alcune linee che serviranno a guidare i diversi episcopati nazionali ma soprattutto l’episcopato europeo in quanto tale, perché possa essere di spinta e propulsore di idee per concorrere a quella vera integrazione. E’ interessante questo riferimento alle radici dell’integrazione: la Dichiarazione di Schuman del 1950 individuava nella solidarietà e nella sussidiarietà i due elementi portanti di questa coesione sociale. Oggi, recuperarne le radici significa appunto riprendere anche le radici dell’integrazione europea.. (R.P.)







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