2012-09-03 16:58:56

Mons. Comastri: "Il cardinal Martini è stato fino in fondo figlio della Chiesa"


RealAudioMP3 "Pastore generoso e fedele della Chiesa". Così Benedetto XVI ha voluto ricordare Carlo Maria Martini nel messaggio che ha fatto giungere in Duomo a Milano, pronunciato in sua rappresentanza, all'inizio del rito esequiale, dal cardinal Angelo Comastri. E proprio l'arciprete della Basilica di San Pietro commenta, con tono chiaro e fermo ai nostri microfoni, le polemiche circa i presunti tentativi del gesuita di opporsi all'accanimento terapeutico. "La Chiesa ha sempre rifiutato l’accanimento terapeutico. Sono strumentalizzazioni, come quando Madre Teresa disse: ‘io voglio le cure che fanno ai poveri, ho scelto i poveri e voglio muovermi nella fedeltà a questa mia scelta’. Ma questa non era eutanasia, assolutamente. Il cardinale Martini è un figlio della Chiesa e non deve e non può essere usato contro la Chiesa, perché è stato fino in fondo figlio della Chiesa". Mons. Comastri racconta ancora alcuni ricordi personali sui suoi incontri con Martini. "Nel ’91, l’anno dopo la mia nomina a vescovo di Massa Marittima – Piombino mi invitò a fare una visita a Milano. Lui era un giovanissimo vescovo. Mi disse parole molto belle, toccanti, di incoraggiamento: ‘cammina nel solco del Vangelo, perché è il solco della vera libertà ed è il solco della felicità, e insegna alla gente a camminare nel solco del Vangelo’. Poi quando nel ’93 ho avuto l’intervento al cuore io ricordo che mi telefonò, una telefonata molto paterna, molto umana. Usò queste parole: ‘Lei si abbandoni nella mani del Signore, perché il Signore sa dove condurci’. Fu per me un’indicazione che mi rasserenò molto". Ma qual è l'eredità spirituale del cardinal Martini? "L’amore per la Parola di Dio. Perché la Parola di Dio è davvero la lampada che illumina il nostro cammino e il Papa lo ricorda, nel messaggio che leggerò ai funerali: 'La tua Parola è lampada per i miei passi'. Questa si può dire che è la sintesi del ministero e dell’episcopato del cardinale Martini: tenere alta questa lampada". E mentre risuonano le parole dell'Arcivescovo Scola pronunciate all'omelia dei funerali [...il grande lascito di Carlo Maria Martini è l'invit a diventare con lui mendicanti di Cristo...Martini ha sempre cercato di abbracciare tutto l'uomo e tutti gli uomini...], anche il gesuita P. Cesare Bosatra, Superiore della comunità di Gallarate, la residenza dove Martini ha trascorso l'ultimo periodo della sua vita, insiste, circa le polemiche sul fine vita: "Fino a poche ore prima di esser sedato lui ha celebrato e ha vissuto normalmente. Io ho quasi l’impressione che delle volte c’è un accanimento preventivo in certi discorsi. Non si era presentata questa scelta da fare. Non c’era nessuna necessità di accanimento". Sullo stile di vita di Martini Bosatra ricorda che "lui era sempre molto lucido. La fatica cresceva sempre di più, riduceva i tempi, riceveva le persone, quando poteva. Fino a due settimane fa il giovedì immancabilmente faceva la sua uscita. Una vita normale ridotta nei tempi in base alle energie che aveva. Viveva con molta serenità. Distribuiva il suo tempo tra preghiera, ricevere la persone e la lettura. Per la nostra comunità era un confratello esemplare nella sua vita religiosa e di uomo di Dio affidato completamente alla provvidenza del Signore. Nei confronti della morte era sereno, l’attendeva come compimento di una lunga vita spesa per la Chiesa per la fede per la ricerca onesta del pensiero umano". (di Antonella Palermo)








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