Mali: la situazione nel nord del Paese sotto il controllo dei ribelli Mujao
Tra sabato e domenica il Movimento per l’unità e la Jihad in Africa occidentale (Mujao),
che da molti mesi controlla larga parte del nord del Mali, è tornato a far parlare
di sé con l’uccisione, per ora solo annunciata e in attesa di conferma, del vice-console
algerino Tahar Touati a Gao, preso in ostaggio lo scorso 5 aprile. La morte del vice-console
è stata annunciata da un comunicato del Mujao pubblicato dall’agenzia di stampa mauritana
Ani attraverso il quale i ribelli sostengono che Algeri non stia rispondendo alle
loro richieste e che la sorte toccata al diplomatico potrebbe essere la stessa per
gli altri algerini presi in ostaggio. La notizia, come riferisci l’agenzia Misna,
ha colto di sorpresa il governo algerino che ha sostenuto di non aver mai interrotto
i negoziati con i ribelli. Inoltre i ribelli sono riusciti a consolidare il proprio
potere nel nord del Paese grazie alla presa della città di Doeuntza, fino ad oggi
rimasta indipendente ma situata nella zona controllata dal Mujao, lungo la direttrice
che porta a Mopti, prima grande città rimasta sotto il controllo del governo centrale
di Bamako. “Per il momento non sembra possibile un’avanzata militare verso Bamako
dei gruppi armati che controllano il nord - afferma all'agenzia Fides don Edmond Dembele,
segretario della Conferenza episcopale del Mali - ma sul piano ideologico e della
propaganda ci sono segnali inquietanti. In alcune moschee di Bamako, per esempio,
sono apparsi predicatori estremisti che hanno inscenato comizi, che le popolazioni
locali non hanno però finora apprezzato”. Le popolazioni in fuga dal caos del nord
si trovano infine ad affrontare le forti piogge che hanno colpito il Mali, e che hanno
provocato inondazioni in alcune zone. “Le piogge aggravano una situazione già compromessa
dalla crisi alimentare, perché favoriscono la diffusione del colera. Sul piano infettivo,
le condizioni più preoccupanti sono al nord, anche se al sud sono segnalati focolai
di colera. La situazione umanitaria rimane quindi preoccupante” conclude don Dembele.
(L.P.)