Pakistan. In manette imam che accusa di blasfemia Rimsha: ha manipolato le "prove"
In Pakistan è finito in carcere l’imam Khalid Jadoon, principale accusatore di Rimsha
Masih la bambina cristiana affetta da sindrome di Down che rischiava la condanna a
morte o l’ergastolo per blasfemia, perché sospettata di aver bruciato alcune pagine
del Corano. L’uomo è accusato di aver manipolato le prove. Il servizio è di Eugenio
Bonanata:
Avrebbe aggiunto
pagine del Corano tra i fogli bruciati trovati in mano alla bambina. Ad affermarlo
un religioso che ha fornito alla Corte una testimonianza scritta. “Ho cercato inutilmente
di impedire all’imam di manipolare le prove”, ha detto. Altri due testimoni musulmani
confermano l’accaduto. Un giudice di Islamabad ha così disposto l’arresto dell’imam,
avvenuto ieri seri sera. Oggi, il presidente del Consiglio degli Ulema del Pakistan
ha invocato una giusta punizione ai danni dell'uomo. Chiesta, inoltre, al presidente
Zardari l’immediata liberazione e la protezione della bambina. Per domani, a Islamabad,
è fissata una nuova udienza per un possibile rilascio su cauzione, richiesto da tempo
dall’avvocato della bimba. Il legale ha fatto sapere che, dopo oltre due settimane
di carcere, la piccola comincia a stare male a causa della lontananza dai suoi genitori
e dal consueto suo ambiente di vita. Ora, però, sembra decadere l’accusa di blasfemia
nei suoi confronti. Rischiava la pena capitale o il carcere a vita. Il caso ha sollevato
un’ondata di indignazione in tutto il mondo, riproponendo la questione delle condizioni
di vita della minoranza cristiana in Pakistan.
Massimiliano Menichetti ne
ha parlato con il cattolico pachistano Mobeen Shahid, docente di pensiero e
religione islamica alla Pontificia Università Lateranense e fondatore “dell’Associazione
Pakistani Cristiani in Italia”, realtà voluta dal ministro cattolico per le minoranze
pakistano, Shahbaz Bhatti, ucciso da fondamentalisti islamici nel 2011:
D.
– Rimsha è in carcere dal 16 agosto. Quali sono le sue condizioni?
R. – Speriamo
che possa essere al più presto liberata. Parlando con l’avvocato Tahir Naveed Chaudry,
ho saputo che Rimsha sta molto male, stando lontana dai genitori, dal suo ambiente
naturale, normale, dove quotidianamente vive con le sue abitudini. Rimsha, che è una
bambina – teniamo presente – tredicenne, con disabilità mentale, comincia a stare
molto male, dopo oltre due settimane di prigione.
D. – A Mehrabadi, il villaggio
di Rimsha, molte famiglie cristiane sono fuggite. Qual è la situazione?
R.
– Questi cristiani, 600 cristiani, che sono fuggiti dal quartiere di Rimsha, non si
fidano, nonostante le rassicurazioni, non sapendo quando il vicino potrà diventare
un omicida. Hanno visto come la polizia locale non sia riuscita a bloccare le folle
che hanno dato fuoco ad interi villaggi. E tenendo presente che i cristiani sono una
minoranza anche in questa città e che a coloro che volevano continuare a vivere in
quella zona, i negozianti, che vendevano generi di prima necessità, si sono rifiutati
di vendere il cibo, come possono pensare di tornare questi 600 cristiani? Quando nello
stesso quartiere anche i commercianti si rifiutano di vendere generi di prima necessità
ai cristiani, solo perché la loro fede è diversa.
D. – Lei conosce personalmente
Paul Bhatti, il consigliere del ministro per l’armonia. Lui ha parlato di strumentalizzazioni
della vicenda. A cosa si riferisce?
R. – Conosco molto bene Paul e con il fratello
Shahbaz ho lavorato per venti anni. E’ successo un fatto vergognoso. Su Internet girano
campagne che richiedono soldi a nome del padre di Rimsha. Sono campagne false. Questi
tipi di iniziative sono delle truffe, invitiamo a fare molta attenzione. L’unica campagna,
che non chiede soldi, ma chiede adesioni, è “Salviamo Rimsha Masih” dell’Associazione
dei pakistani cristiani in Italia e che sta avendo un grande successo in tutit i continenti
ad esempio si sono iscritti 100 parlamentari italiani, alcuni vescovi e donne musulmane
degli Emirati Arabi. Questa campagna servirà per fare un appello al presidente della
Repubblica del Pakistan, per chiedere la liberazione di Rimsha, in quanto bambina
innocente.
D. – Drammaticamente dal Pakistan in questi giorni giunge una cronaca
fatta di violenze e uccisioni nei confronti dei cristiani bambini e adulti. Qual è
la situazione?
R. – Le minoranze religiose in Pakistan sono perseguitate, quindi
i cristiani in Pakistan sono perseguitati. La condizione dei pakistani cristiani,
delle minoranze religiose, è peggiorata da quando è stato ucciso Shahbaz Bhatti, ministro
federale per le minoranze, che in tutte le occasioni in cui si verificava una grande
discriminazione nei confronti delle minoranze, andava sul posto per la loro difesa
e seguiva lo sviluppo di ogni dettaglio. Ora, l’anno scorso ci sono stati quasi mille
casi di conversioni forzate e di omicidi, mentre quest’anno sono quasi duemila. Il
fratello di Shahbaz, assieme al ministro Akram Masih Gill, stanno facendo di tutto,
ma non riescono in quanto il Pakistan oggi è vittima dell’estremismo, in nome della
religione. In realtà, l’estremismo non è legato a nessuna religione, perché è un fenomeno
trasversale.
D. – In Pakistan sconta l’ergastolo anche Asia Bibi, la donna
cristiana madre di cinque figli, arrestata nel 2010, con l’accusa di blasfemia. Oggi
quasi nessuno più ne parla...
R. – Anche Asia Bibi, che era una donna matura,
dopo tutto quel tempo di isolamento in una cella, quasi due anni, sta molto male.
Teniamo presente che Asia Bibi è stata accusata dalla prima Corte del suo Paese e
l’appello è stato fatto dall’Alta Corte di Lahore. Si spera sempre che ci possa essere
un’udienza, ma a causa della mancata sicurezza, finora non è stata mai ricevuta. Asia
Bibi è ancora nella cella d’isolamento e aspetta di essere sentita dall’Alta Corte
di Lahore.