2012-08-31 14:11:21

Sudafrica: il vescovo teme nuove proteste dopo l'incriminazione dei 270 minatori di Marikana


“È molto strano che si incriminino i minatori per le morti del 16 agosto e non i poliziotti che hanno sparato con proiettili reali contro i dimostranti” dice all’agenzia Fides mons. Kevin Dowling, vescovo di Rustenburg, commentando l’incriminazione con l’accusa di omicidio di 270 minatori, compagni di quelli uccisi dalla polizia il 16 agosto, nella miniera di platino di Marikana. La procura locale ha infatti incriminato 270 lavoratori, che si trovano ancora in carcere, compresi coloro che erano disarmati o che si trovavano ai margini della folla che si scontrò con la polizia, la quale sparò contro i dimostranti uccidendone 34. In alcuni scontri precedenti erano morte altre 10 persone, tra cui due poliziotti. “L’inchiesta sul comportamento dei poliziotti è ancora aperta, quindi bisognerebbe vedere se questa sfocerà in una incriminazione anche contro gli appartenenti alle Forze dell’ordine” aggiunge il vescovo. Nel frattempo sono stati sospesi i colloqui tra i gestori della miniera, i sindacati e i mediatori del governo, per trovare un accordo che permetta di risolvere la crisi. I colloqui riprenderanno lunedì 3 settembre. “Speriamo bene, ma il negoziato va avanti molto lentamente. L’incriminazione dei minatori rischia inoltre di provocare nuove proteste. La situazione rimane fragile” conclude mons. Dowling. Tali colloqui mirano a calmare la tensione a seguito di un violento sciopero: ieri si è presentato al lavoro meno del 7 per cento dei 28mila uomini che compongo la forza lavoro locale. L'azienda, che estrae a Marikana il 96% del platino prodotto, è stata costretta a chiudere l'attività tre settimane fa, a causa delle crescente tensione con il sindacato Circa 50 i negoziatori impegnati in colloqui . Tra questi c’è il vescovo anglicano Jo Seoka, presidente del Consiglio Mondiale delle Chiese del Sud Africa. Linda Bordoni gli ha chiesto come stanno procedendo i negoziati: RealAudioMP3

R. – We began by breaking a space...
Abbiamo cominciato con l’aprirci un varco per la delegazione dei lavoratori in sciopero in modo che si impegnassero con la dirigenza dello Stato e poi con il ministro del Lavoro, e adesso siamo in un processo di mediazione nel quale sono coinvolti il Ministero del lavoro, il Consiglio d’amministrazione, gli azionisti, la dirigenza dei sindacati e i lavoratori. Naturalmente, è presente anche la Chiesa.

D. – Qual è la situazione sul terreno? Qual è l’atmosfera nelle miniere? Sembra che la maggior parte dei lavoratori non sia tornata al lavoro …

R. – Most of the workers, yes, indeed, are still on the mountain...
Sì, la maggior parte dei lavoratori sono ancora sulla montagna dove si riuniscono quotidianamente, mentre una loro delegazione sta negoziando con la dirigenza. L’atmosfera lì è pacifica e penso che l’aspettativa sia in una risposta positiva alle loro richieste da parte della direzione.

D. – Lei è ottimista? Se non mi sbaglio, è previsto che i colloqui si concludano venerdì?

R. – Yes, they should wrap today, actually. ...
Sì, in realtà dovrebbero concludersi oggi [ieri, quindi]. Siamo davvero ottimisti che ne uscirà qualcosa di positivo, perché è nel dialogo che si trovano le soluzioni. Il fatto che le due parti si parlino, ci dà speranza.

D. – Il mondo intero è rimasto scioccato dopo quella terribile sparatoria. Quali sono stati i sentimenti nel Paese, quando la gente ha realizzato quello che era successo?

R. – I think the Nation is upset, that in a democratic society...
Penso che la nazione sia turbata dal fatto che in una società democratica si spari alla gente senza aver subito provocazione. Secondo l’autopsia, la maggior parte di queste persone sono state colpite a breve distanza, cioè mentre stavano scappando, mentre alcune di loro sono state colpite lontano dalla folla. La gente è arrabbiata per questo, perché si trattava di persone indifese che stavano solo chiedendo il rispetto del diritto a salari equi.








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