2012-08-31 19:17:27

Nuovo venerdì di proteste in Siria. L'Onu ad Assad: "Basta armi pesanti"


Nuove manifestazioni in Siria nel tradizionale venerdì di proteste. Almeno 53 le persone uccise dalle forze governative. Tra le vittime anche 4 bambini. Lo riferiscono i Comitati di coordinamento locali. Intanto un invito a deporre le armi rivolto ad entrambe le parti arriva dal segretario generale Onu Ban Ki Moon che chiede anche al regime di “smettere di usare artiglieria pesante”. Paolo Ondarza:RealAudioMP3

E’ dal vertice dei paesi non allineati in corso a Teheran che giunge l’appello del n.1 dell’Onu Ban Ki Moon al presidente siriano Assad. Basta con l’utilizzo di armi pesanti. Ban chiede alle parti coinvolte di cessare ogni violenza. A margine dello stesso summit la guida suprema iraniana Ali Khamenei punta il dito contro Stati Uniti e Israele definiti ''i principali responsabili'' della crisi. Sul terreno oggi un nuovo venerdì di proteste, la cui repressione da parte del regime, denunciano attivisti, ha provocato 53 morti. 20 vittime solo a Damasco, tra queste 4 bambini. Violenti scontri – riferiscono sempre i ribelli - anche all’aeroporto militare di Abu al Zhuhoor, nella provincia di Idlib, dove almeno 4 jet sarebbero stati distrutti. Bombe del regime nell’area circostante lo scalo avrebbero inoltre ucciso 6 persone. Oggi ad Aleppo, seconda città più importante della Siria, le forze di opposizione hanno annunciato la formazione di un Consiglio rivoluzionario transitorio. E in un video diffuso su internet i ribelli dell’esercito libero della città assicurano di voler proteggere i cristiani e le minoranze religiose della città invitando tutti ad unirsi nella lotta contro il regime.

Secondo le Nazioni Unite, sono oltre un milione gli sfollati in Siria e oltre 200 mila i rifugiati nei Paesi vicini, di cui 160 mila in Giordania. E l’Unicef sottolinea che la metà sono bambini e adolescenti. Per giorni, parlare al telefono o scambiare email con la Caritas locale è stato impossibile. Solo questa mattina è stato ristabilito il contatto, come racconta, nell’intervista di Fausta Speranza, Rosette Héchaimé, coordinatrice della Caritas del Medio Oriente:RealAudioMP3


R. – Proprio stamattina sono riuscita, dopo aver provato per una settimana, a parlare con mons. Audo, il vescovo caldeo residente ad Aleppo e presidente di Caritas Siria. Ha potuto così dirmi che tutti i programmi che sono stati lanciati da alcuni mesi continuano, nonostante enormi difficoltà. E’ molto difficile trovare gli aiuti alimentari o di prima necessità, che si vorrebbe poter fare arrivare alla gente.

D. – La prima necessità è quella alimentare, poi quali altre sono più urgenti?

R. – Soprattutto quella alimentare ma adesso cominciano a mancare anche i prodotti igienici. Quando ci sono questi conflitti e le persone si spostano da una parte all’altra, le condizioni di vita nelle quali vivono non sono sempre le migliori. Bisogna provvedere ad un minimo di cose che garantiscano standard sanitari sufficienti.

D. – Che cosa dire delle condizioni in cui operano?

R. – Le condizioni in cui operano sono piuttosto difficili, perché i combattimenti perdurano. Si sa che non sono combattimenti che non durano 24 ore su 24 e che ci sono anche momenti di tregua, in cui la gente riesce a spostarsi, riesce a fare rifornimento, ma non è facile, perché i prodotti mancano ed è difficile trovare il necessario. Grazie a Dio, finora quello che si è voluto fare si è sempre riusciti a farlo, senza che succedesse niente a nessuno. Evidentemente, però, non è facile. La cosa sicura è che c’è uno smarrimento generale: i siriani non capiscono più cosa sta succedendo. Qualche giorno fa i vescovi di Aleppo si sono ritrovati proprio per fare un ennesimo appello al cessate il fuoco e per chiedere ai cristiani di non prendere le armi, di non usarle, sapendo che la Chiesa non prende posizione per una parte o per l’altra, ma che vuole la pace, la riconciliazione, la serenità per tutti.








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