2012-08-31 20:33:41

Il cardinale Martini nel ricordo di Bagnasco, Scola, Erdö e Paglia


“Con la morte del cardinal Carlo Maria Martini scompare un Pastore solerte e intelligente, che con sapienza ispirata alla Parola di Dio ha retto la Chiesa Ambrosiana attraverso un lungo e difficile periodo storico”. Così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, raggiunto dalla notizia della morte del card. Carlo Maria Martini. “Egli – continua il porporato - è divenuto così un educatore affidabile per tante generazioni che sono state da lui condotte all’incontro con Dio. La sua presenza all’interno della Conferenza Episcopale Italiana è sempre stata apprezzata, così come il suo servizio in seno alle Conferenze Episcopali d’Europa. Mentre esprimo al cardinale Scola le più vive condoglianze da parte della Chiesa italiana, mi unisco alla preghiera che sale a Dio per l’anima eletta del Cardinal Carlo Maria Martini”.

Grande commozione per la scomparsa del cardinale Martini nella diocesi di Milano. Giovedì sera, dopo l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, il cardinale arcivescovo di Milano, Angelo Scola, aveva invitato tutti i fedeli della Diocesi a pregare per il porporato in segno di affetto e di vicinanza. Ma ascoltiamo il cardinale Scola al microfono di Luca Collodi:RealAudioMP3

R. - Abbiamo appreso la notizia mentre eravamo riuniti come Consiglio episcopale, e insieme, ci siamo raccolti in preghiera. Adesso, abbiamo invitato tutta la diocesi, le famiglie, le parrocchie, le comunità religiose, le associazioni e i movimenti, ad intensificare la preghiera di gratitudine per la grande personalità del cardinal Martini e per il suo lungo ministero a Milano. Mi auguro che tutti noi possiamo vivere con fede questo momento di passaggio del cardinal Martini, testimone di una vita offerta e donata a Dio secondo una varietà di forme: intellettuale, grande biblista, rettore di università e pastore. Personalmente, ho avuto la possibilità di un ultimo lungo colloquio con lui sabato scorso, da cui ho ricavato sostegno e aiuto per questo delicato ministero. Sono certo che ora il cardinal Martini accompagna dall’alto la Chiesa milanese e tutti gli abitanti di questa nostra grande arcidiocesi.

D. - Molti ricordano il cardinale Martini per la sua volontà di aprire ad un rapporto fiducioso con il mondo moderno...

R. - Certamente. Questo è stato uno degli aspetti che ha contraddistinto il suo ministero milanese e di cui tutti gli daranno atto; tutti i mondi -milanese- e non solo gliene daranno atto.

D. - Tra l’altro è stato uno dei primi ad aprire al dialogo anche con atei ed agnostici…

R. - È vero. Perché la proposta di Gesù Cristo è sempre, di nuovo, rivolta a tutti. Il cardinale ha ripreso una grande tradizione con una sua peculiare sensibilità.

Tra gli estimatori del cardinale Martini, specie per l’influenza del suo pensiero in ambito europeo, c’è il cardinale Péter Erdö, arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente della Conferenza episcopale del Paese, nonché presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa. L’intervista è di Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

R. – Di lui conservo diversi cari ricordi. Uno è collegato al 25.mo anniversario del Pontificato del Beato Giovanni Paolo II, quando fu distribuita una bella edizione delle due lettere dell’Apostolo Pietro. L’edizione portava un saggio introduttivo, che era opera del cardinale Martini ed era stupendo. Un’altra impressione molto profonda l’ho avuta prima del primo Sinodo per l’Europa. Durante la preparazione, il cardinale Martini ha convocato a Milano tutti quelli che hanno partecipato a quei lavori e ha parlato per giorni di quello che pensava dell’Europa e della vocazione della Chiesa in Europa. Io lo stimo come mio predecessore anche nella funzione di presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa.

D. – All’Europa che cosa lascia il cardinale Martini, secondo lei?

R. – Certamente lascia l’amore verso la Parola di Dio, verso la Sacra Scrittura e anche verso l’uomo di oggi. Era sempre attento alle necessità, ai problemi degli esseri umani, della gente di oggi, e questa è un’eredità preziosa.

Tristezza mista a gratitudine: sono i sentimenti con i quali la Comunità di Sant’Egidio, in un comunicato, ricorda il cardinale Martini, la sua grande testimonianza di pastore e il suo amore per la Parola di Dio. La profonda conoscenza delle Scritture, da lui predicate negli anni Settanta nelle periferie di Roma insieme a Sant’Egidio quando era rettore della Università Gregoriana, il suo amore per i deboli e per i poveri, la sua passione per la pace e il dialogo, condivisi in tanti anni di amicizia, restano per tutti come preziosa eredità della sua passione evangelica per la Chiesa e per il nostro tempo. Al microfono di Francesca Sabatinelli, il ricordo di mons. Vincenzo Paglia, Presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, e assistente spirituale della Comunità di Sant’Egidio:RealAudioMP3

R. – Il mio ricordo è quello di un uomo di Dio, di un uomo appassionato del Vangelo, e di un uomo che voleva portare il Signore accanto, anzi, nel cuore della gente. Io lo ricordo quando, allora giovane rettore del Biblico, diceva: ”Io parlo molto di evangelizzazione, ma faccio poco con i poveri. Io vorrei spendere almeno mezza giornata della settimana con i più poveri”. Questa affermazione poi divenne realtà. E lui trascorreva ogni giovedì pomeriggio con un anziano che era a Trastevere, lavando i piatti, pulendo per terra, andando a fargli la spesa. Ecco, questo Vangelo che arrivava attraverso i credenti nel cuore dei più deboli, dei più poveri, è uno dei segni più belli che ricordo del cardinale Martini, che poi ha vissuto tutto questo in maniera straordinaria divenendo arcivescovo di Milano.

D. - La commozione per la morte del cardinale Martini è stata condivisa da credenti e non ..

R. - Sì. Il cardinale Martini era un prete che aveva l’ideale di Paolo VI, cioè una Chiesa che sapesse parlare di Dio e del Vangelo all’uomo di questo tempo. Questo è stato il grande impegno del cardinale: cercare di dire il Vangelo di sempre con un linguaggio che l’uomo di oggi avesse potuto comprendere, perché la Parola di Dio deve entrare nelle parole degli uomini per fermentare. Ecco perché oggi piangono in tanti, credenti e non, la scomparsa di questo grande testimone. Pensiamo quando le Brigate Rosse consegnarono a lui un arsenale di armi, ecco, noi possiamo capire quanto c’è bisogno di uomini di questa caratura, di credenti con questa passione, con questa straordinaria intelligenza pastorale. Martini resta indubbiamente un grande maestro, e vorrei dire anche un grande italiano e, aggiungo, un grande europeo. Ricordo ancora con estrema nettezza quando, soprattutto da Milano in poi, lui credeva che l’Europa doveva conservare e proclamare con ancor maggiore forza il messaggio cristiano al mondo. E oggi, mentre il mondo sembra frantumarsi, l’Europa indebolirsi, il messaggio del cardinale Martini è come consegnato alle nostre mani, perché noi, a nostra volta, continuiamo lo sforzo, l’impegno, che lui non ha mai lesinato lungo tutta la sua vita, compreso il tempo della malattia.

D. - Il percorso del cardinale Martini si è intrecciato molte volte con quello della comunità di Sant’Egidio, soprattutto per quanto riguarda la promozione del dialogo tra le religioni ..

R. - Sì. L’incontro del cardinale Martini con la comunità di Sant’Egidio risale al 1974, quando lui, ricordo, teso a vivere la Chiesa secondo le immagini degli Atti degli Apostoli, voleva stare vicino ai poveri. Tutte le domeniche andava a celebrare la Messa in un locale, una ex pizzeria, con questa piccola comunità di Sant’Egidio, nei quartieri della Roma di allora, i quartieri di periferia. E poi, man mano, il legame con la comunità si è via via allargato con la vita stessa della comunità: gli incontri con gli altri credenti a partire dagli ebrei, dagli ortodossi ai protestanti, ma poi anche con il mondo islamico e anche con i non credenti, già negli anni ’80. In questo senso, la comunità perde un grande amico che comunque continuerà ovviamente a ispirare le migliaia di persone che già in questa vita hanno avuto in lui un punto di riferimento.







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