Il cardinale Martini nel ricordo di Bagnasco, Scola, Erdö e Paglia
“Con la morte del cardinal Carlo Maria Martini scompare un Pastore solerte e intelligente,
che con sapienza ispirata alla Parola di Dio ha retto la Chiesa Ambrosiana attraverso
un lungo e difficile periodo storico”. Così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente
della Conferenza Episcopale Italiana, raggiunto dalla notizia della morte del card.
Carlo Maria Martini. “Egli – continua il porporato - è divenuto così un educatore
affidabile per tante generazioni che sono state da lui condotte all’incontro con Dio.
La sua presenza all’interno della Conferenza Episcopale Italiana è sempre stata apprezzata,
così come il suo servizio in seno alle Conferenze Episcopali d’Europa. Mentre esprimo
al cardinale Scola le più vive condoglianze da parte della Chiesa italiana, mi unisco
alla preghiera che sale a Dio per l’anima eletta del Cardinal Carlo Maria Martini”.
Grande
commozione per la scomparsa del cardinale Martini nella diocesi di Milano. Giovedì
sera, dopo l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, il cardinale arcivescovo di
Milano, Angelo Scola, aveva invitato tutti i fedeli della Diocesi a pregare per il
porporato in segno di affetto e di vicinanza. Ma ascoltiamo il cardinale Scola
al microfono di Luca Collodi:
R. - Abbiamo
appreso la notizia mentre eravamo riuniti come Consiglio episcopale, e insieme, ci
siamo raccolti in preghiera. Adesso, abbiamo invitato tutta la diocesi, le famiglie,
le parrocchie, le comunità religiose, le associazioni e i movimenti, ad intensificare
la preghiera di gratitudine per la grande personalità del cardinal Martini e per il
suo lungo ministero a Milano. Mi auguro che tutti noi possiamo vivere con fede questo
momento di passaggio del cardinal Martini, testimone di una vita offerta e donata
a Dio secondo una varietà di forme: intellettuale, grande biblista, rettore di università
e pastore. Personalmente, ho avuto la possibilità di un ultimo lungo colloquio con
lui sabato scorso, da cui ho ricavato sostegno e aiuto per questo delicato ministero.
Sono certo che ora il cardinal Martini accompagna dall’alto la Chiesa milanese e tutti
gli abitanti di questa nostra grande arcidiocesi.
D. - Molti ricordano il cardinale
Martini per la sua volontà di aprire ad un rapporto fiducioso con il mondo moderno...
R.
- Certamente. Questo è stato uno degli aspetti che ha contraddistinto il suo ministero
milanese e di cui tutti gli daranno atto; tutti i mondi -milanese- e non solo gliene
daranno atto.
D. - Tra l’altro è stato uno dei primi ad aprire al dialogo anche
con atei ed agnostici…
R. - È vero. Perché la proposta di Gesù Cristo è sempre,
di nuovo, rivolta a tutti. Il cardinale ha ripreso una grande tradizione con una sua
peculiare sensibilità.
Tra gli estimatori del cardinale Martini, specie per
l’influenza del suo pensiero in ambito europeo, c’è il cardinale Péter Erdö,
arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente della Conferenza episcopale del Paese,
nonché presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa. L’intervista
è di Gabriella Ceraso:
R. – Di lui
conservo diversi cari ricordi. Uno è collegato al 25.mo anniversario del Pontificato
del Beato Giovanni Paolo II, quando fu distribuita una bella edizione delle due lettere
dell’Apostolo Pietro. L’edizione portava un saggio introduttivo, che era opera del
cardinale Martini ed era stupendo. Un’altra impressione molto profonda l’ho avuta
prima del primo Sinodo per l’Europa. Durante la preparazione, il cardinale Martini
ha convocato a Milano tutti quelli che hanno partecipato a quei lavori e ha parlato
per giorni di quello che pensava dell’Europa e della vocazione della Chiesa in Europa.
Io lo stimo come mio predecessore anche nella funzione di presidente del Consiglio
delle Conferenze episcopali d’Europa.
D. – All’Europa che cosa lascia il cardinale
Martini, secondo lei?
R. – Certamente lascia l’amore verso la Parola di Dio,
verso la Sacra Scrittura e anche verso l’uomo di oggi. Era sempre attento alle necessità,
ai problemi degli esseri umani, della gente di oggi, e questa è un’eredità preziosa.
Tristezza
mista a gratitudine: sono i sentimenti con i quali la Comunità di Sant’Egidio, in
un comunicato, ricorda il cardinale Martini, la sua grande testimonianza di pastore
e il suo amore per la Parola di Dio. La profonda conoscenza delle Scritture, da lui
predicate negli anni Settanta nelle periferie di Roma insieme a Sant’Egidio quando
era rettore della Università Gregoriana, il suo amore per i deboli e per i poveri,
la sua passione per la pace e il dialogo, condivisi in tanti anni di amicizia, restano
per tutti come preziosa eredità della sua passione evangelica per la Chiesa e per
il nostro tempo. Al microfono di Francesca Sabatinelli, il ricordo di mons.
Vincenzo Paglia, Presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, e assistente
spirituale della Comunità di Sant’Egidio:
R. – Il mio
ricordo è quello di un uomo di Dio, di un uomo appassionato del Vangelo, e di un uomo
che voleva portare il Signore accanto, anzi, nel cuore della gente. Io lo ricordo
quando, allora giovane rettore del Biblico, diceva: ”Io parlo molto di evangelizzazione,
ma faccio poco con i poveri. Io vorrei spendere almeno mezza giornata della settimana
con i più poveri”. Questa affermazione poi divenne realtà. E lui trascorreva ogni
giovedì pomeriggio con un anziano che era a Trastevere, lavando i piatti, pulendo
per terra, andando a fargli la spesa. Ecco, questo Vangelo che arrivava attraverso
i credenti nel cuore dei più deboli, dei più poveri, è uno dei segni più belli che
ricordo del cardinale Martini, che poi ha vissuto tutto questo in maniera straordinaria
divenendo arcivescovo di Milano.
D. - La commozione per la morte del cardinale
Martini è stata condivisa da credenti e non ..
R. - Sì. Il cardinale Martini
era un prete che aveva l’ideale di Paolo VI, cioè una Chiesa che sapesse parlare di
Dio e del Vangelo all’uomo di questo tempo. Questo è stato il grande impegno del cardinale:
cercare di dire il Vangelo di sempre con un linguaggio che l’uomo di oggi avesse potuto
comprendere, perché la Parola di Dio deve entrare nelle parole degli uomini per fermentare.
Ecco perché oggi piangono in tanti, credenti e non, la scomparsa di questo grande
testimone. Pensiamo quando le Brigate Rosse consegnarono a lui un arsenale di armi,
ecco, noi possiamo capire quanto c’è bisogno di uomini di questa caratura, di credenti
con questa passione, con questa straordinaria intelligenza pastorale. Martini resta
indubbiamente un grande maestro, e vorrei dire anche un grande italiano e, aggiungo,
un grande europeo. Ricordo ancora con estrema nettezza quando, soprattutto da Milano
in poi, lui credeva che l’Europa doveva conservare e proclamare con ancor maggiore
forza il messaggio cristiano al mondo. E oggi, mentre il mondo sembra frantumarsi,
l’Europa indebolirsi, il messaggio del cardinale Martini è come consegnato alle nostre
mani, perché noi, a nostra volta, continuiamo lo sforzo, l’impegno, che lui non ha
mai lesinato lungo tutta la sua vita, compreso il tempo della malattia.
D.
- Il percorso del cardinale Martini si è intrecciato molte volte con quello della
comunità di Sant’Egidio, soprattutto per quanto riguarda la promozione del dialogo
tra le religioni ..
R. - Sì. L’incontro del cardinale Martini con la comunità
di Sant’Egidio risale al 1974, quando lui, ricordo, teso a vivere la Chiesa secondo
le immagini degli Atti degli Apostoli, voleva stare vicino ai poveri. Tutte le domeniche
andava a celebrare la Messa in un locale, una ex pizzeria, con questa piccola comunità
di Sant’Egidio, nei quartieri della Roma di allora, i quartieri di periferia. E poi,
man mano, il legame con la comunità si è via via allargato con la vita stessa della
comunità: gli incontri con gli altri credenti a partire dagli ebrei, dagli ortodossi
ai protestanti, ma poi anche con il mondo islamico e anche con i non credenti, già
negli anni ’80. In questo senso, la comunità perde un grande amico che comunque continuerà
ovviamente a ispirare le migliaia di persone che già in questa vita hanno avuto in
lui un punto di riferimento.