Filippine: il ruolo delle scuole cattoliche secondo l’episcopato
“Una scuola cattolica, in quanto tale e per dirsi tale, non può, non deve insegnare
nulla che sia in contrasto con il magistero e con gli insegnamenti della Chiesa” È
quanto affermato dal presidente della Conferenza dei vescovi cattolici delle Filippine
(Cbcp) e arcivescovo di Cebu, mons. Jose S. Palma. L’arcivescovo ha inoltre annunciato
che ritirerà il titolo di cattolica a qualsiasi istituzione educativa che insegni
dottrine o idee in contrasto con il magistero. Il riferimento è a quell’aspetto “considerato
nocivo per le giovani generazioni” e “contrario alla morale cattolica” del progetto
di legge sulla salute riproduttiva con cui si introduce nelle scuole, a partire dal
nuovo anno scolastico, l’insegnamento obbligatorio dell’educazione sessuale anche
per bambini di cinque anni di età, e sul quale il presule esprime la propria contrarietà.
A preoccupare l’arcivescovo Palma è in particolar modo l’impostazione del programma,
troppo incentrato sul tema dei rapporti sessuali, che può essere intesa come un esplicito
invito ai rapporti promiscui, al di fuori del matrimonio. “Gli studenti – sottolinea
– devono essere informati in modo appropriato riguardo al sesso, non attraverso un’idea
legata al solo corpo, ma sull’importanza che la sessualità e la vita sono un dono
di Dio”. I vescovi delle filippine e tutto il popolo cattolico si stanno opponendo,
con polemiche pubbliche e azioni legali, a questo provvedimento in quanto, oltre a
promuovere l’educazione sessuale e sussidi per l’uso di contraccettivi nelle scuole
pubbliche, favorirebbe politiche di riduzione delle nascite. Il 4 agosto circa 60mila
persone hanno marciato a Manila per opporsi a politiche di riduzione delle nascite
che, secondo l’episcopato, significano proporre “una cultura di morte, di oscurità”.
(L.P.)