Chiusa la Settimana liturgica in Italia. Mons. Mogavero: il tempo è di Dio non dell'uomo
L’Anno liturgico non è un elenco di celebrazioni sul calendario, ma un percorso che
aiuta a capire che il tempo dell’uomo appartiene a Dio. È questa la sostanza dell’omelia
pronunciata ieri sera dal vescovo di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero,
durante la Messa per i partecipanti alla Settimana liturgica nazionale, che si chiude
oggi. Al presule, Alessandro De Carolis ha chiesto un bilancio dei lavori:
R. – Spesso,
l’Anno liturgico per noi è la successione di Avvento, Quaresima, feste e devozioni
varie. Qui, a Mazara del Vallo, è stata data una lettura veramente bella e autentica
all’Anno liturgico: è il mistero di Cristo che si snoda nel tempo. Non è quindi qualcosa
che riguarda un po’ il nostro agire, quanto piuttosto una dimensione contemplativa
del cristiano che si traduce, poi, in scelte esistenziali. Un altro elemento positivo
di bilancio è stato quello dell’incontro con una Chiesa che ha cercato di farsi conoscere:
quando si parla di Mazara del Vallo, in genere ci si limita ai problemi della pesca,
a qualche incidente di pescherecci sequestrati, con le solite immagini di qualche
peschereccio più o meno arrugginito ancorato nel Porto Canale. Abbiamo cercato invece
di farci conoscere come Chiesa che è sul Mediterraneo, che guarda all’altra sponda,
rilevando tutte quelle prossimità non solo di carattere geografico ma anche di carattere
storico, culturale e religioso che esistono tra le due realtà.
D. – Peraltro,
lei ha posto l’accento sul tema del’immigrazione, facendo un annuncio preciso…
R.
– L’annuncio che abbiamo fatto è che nel prossimo novembre le Chiese del Maghreb si
riuniranno, attraverso i loro pastori, a Mazara del Vallo per tenere l’assemblea generale
ordinaria della Conferenza episcopale regionale del Nord Africa: i due vescovi della
Libia, l’arcivescovo di Tunisi, i quattro vescovi dell’Algeria e i due vescovi marocchini.
Saremo felicissimi di accogliere i vescovi di queste Chiese per mostrare loro il vincolo
di comunione che ci unisce attraverso questo mare e per poter dimostrare loro quella
gratitudine che sentiamo profonda perché da queste Chiese a noi, nei primi secoli
di cristianità, è arrivato l’annuncio del Vangelo.
D. – L’anno liturgico, lei
lo ha ricordato poco fa, rende i credenti pellegrini del tempo. Ma i tempi, oggi,
sono piuttosto quelli dell’indifferenza religiosa e questo cammino è spesso disertato.
Come si può riportare la gente su questo percorso?
R. – Intanto, aiutandola
a vivere questo nostro tempo con gli occhi aperti. Noi programmiamo, facciamo le nostre
proiezioni, i nostri progetti futuri, cosa farò da grande, come se tutto dipendesse
da noi… Aiutare i nostri contemporanei – i nostri fratelli nella fede ma anche gli
altri – a capire che il tempo è un capitale da investire e non è qualcosa da mettere
sotto il mattone, in attesa che ci sia il momento giusto per tirarlo fuori e quindi
il discorso dell’Anno liturgico come valorizzazione del tempo, risorsa dell’uomo,
credo possa essere anche una bella lezione da dare a tutti.
D. – Liturgia è
anche forma e Benedetto XVI non ha mai smesso di raccomandare un’estrema attenzione
e cura verso l’aspetto liturgico delle celebrazioni. Vi siete confrontati anche su
questo, durante i lavori a Mazara del Vallo?
R. – Soprattutto nei fatti, e
cioè nel dare alla celebrazione liturgica quella forma sobria che non sia in contrasto
con la domanda di essenzialità che ha il nostro tempo. Ci siamo confrontati su questo,
cercando proprio di fare in modo che tutto ciò che abbiamo realizzato raggiungesse
non soltanto gli occhi o le orecchie, ma suscitasse autentiche emozioni del cuore
che sono poi quelle che, più profondamente, si incidono nella coscienza di ognuno
e che al momento opportuno riescono anche a determinare decisioni importanti e scelte
di valore nella vita di ciascun credente.