Allarme Aiea: l’Iran ha raddoppiato la capacità nucleare. Gli Usa: la pazienza sta
per finire
Poche ore alla conclusione del vertice dei Paesi non allineati in corso a Teheran
e l’Aiea, l’Agenzia Onu per l’energia atomica, lancia un nuovo allarme contro il programma
nucleare dell’Iran che avrebbe addirittura raddoppiato la propria capacità di arricchimento
dell’uranio nel sito di Fordow e fatto sparire 5 edifici da quello di Parchin, senza
consentire l’ingresso degli osservatori. Dure le reazioni di Usa e Francia, che chiede
nuove sanzioni. La Germania esorta Israele a stemperare gli animi. Da parte sua, il
governo iraniano respinge tutte le accuse. Al microfono di Cecilia Seppia,
il commento di Antonello Sacchetti, giornalista esperto di questioni iraniane:
R. – Mi sembra
che, di fatto, non vi siano grosse novità, rispetto al rapporto precedente, cioè quello
di maggio. C’è la questione del sito di Parchin, che è controversa. In base allo stesso
accordo di non proliferazione, non è detto che quel tipo di sito per forza debba essere
aperto alle ispezioni. E’ uno dei punti che prevederebbe il famoso protocollo addizionale,
che Teheran però non ha sottoscritto. Sul fatto che la capacità nucleare sia addirittura
raddoppiata direi che sia anche normale che, se qualcuno sta producendo qualcosa e
non smette di produrlo, non viene fermato, alla fine, di fatto, arrivi a una capacità
di produzione migliore.
D. – Dopo questo rapporto, gli Stati Uniti hanno fatto
sapere di volere ancora scegliere la diplomazia per trattare con l’Iran, ma ribadiscono
che la pazienza sta per finire. Molto dura anche la reazione di Parigi, che chiede
nuove sanzioni. La fase interlocutoria del dialogo potrebbe subire uno stop?
R.
– No, non credo possa finire adesso. Non può finire adesso, perché gli Stati Uniti
tra pochi mesi votano. La vedo veramente difficile che Obama possa imbarcarsi ora
in un’avventura come quella di dare luce verde a un’azione unilaterale da parte di
Israele contro l’Iran.
D. – Eppure, ciclicamente, si palesa la paura che Teheran
possa dotarsi di una bomba atomica...
R. – Parliamoci chiaro, l’Iran non ha
la bomba e molto difficilmente potrebbe avercela. E’ assolutamente impossibile che
possa avere una capacità nucleare, che possa competere con nazioni che hanno la bomba
da decenni. Ora, perché questo problema? L’Iran sta sfruttando da qualche anno l’ambiguità
sulla questione per ottenere qualcosa, cioè per ottenere ovviamente un riconoscimento
internazionale e per tranquillizzarsi rispetto al suo futuro, anche economico.
D.
– Quello che stupisce, però, sono anche le dichiarazioni di Teheran al vertice dei
Paesi non allineati che, tra l’altro, si conclude oggi: la non ingerenza nelle questioni
interne, il no alle sanzioni unilaterali, la richiesta di non proliferazione per Israele.
Insomma, la posizione dell’Iran è piuttosto nitida, però è vero anche che sta portando
avanti la teoria dei due pesi e delle due misure...
R. – Sì, d’altra parte
Teheran dice: noi siamo accusati di avere un arsenale nucleare, da un Paese che ce
l’ha – cioè Israele – e non aderisce al trattato di non proliferazione, con ciò affermando
una cosa semplicemente vera. Il vertice dei non Allineati però ha avuto così conseguenze
anche inaspettate. Un iraniano ha fatto una battuta e ha detto: “La Repubblica islamica
ha speso 100 milioni di dollari per farsi un autogol”. E’ stato clamoroso, tra l’altro,
negli interventi di ieri - cioè dopo quello della guida suprema e quello del presidente
egiziano Mursi - che hanno effettivamente mandato gambe all’aria le carte che aveva
predisposto Teheran, perché di fatto non ha avuto quell’impatto di propaganda che
sperava, chiedendo ai Paesi non allineati solidarietà per le sanzioni unilaterali.
Il fronte di quei Paesi, però, è talmente eterogeneo che è molto difficile, se non
impossibile, che Teheran possa avere un ruolo di guida nei prossimi anni.
D.
– Come leggere questo sodalizio tra l’Iran e l’Egitto? Perché è vero che Mursi è stato
molto duro contro il regime siriano, ma potrebbe esserci qualche risvolto nella troika
che dovrebbe arrivare in Siria, e che in realtà comprende Iran, Egitto e Venezuela?
R.
– Il rapporto tra Egitto ed Iran è sicuramente un rapporto affascinante, nel senso
che per 30 anni e oltre non si sono parlati. E’ anche vero, tuttavia, che è un riavvicinamento
competitivo, nel senso che è chiaro che Il Cairo con Mursi tende a riacquistare quel
prestigio, quella leadership all’interno dei Paesi musulmani, che non ha avuto più
poi per tanto tempo. Riguardo alla Siria, io credo sia impossibile affrontare in modo
serio la questione siriana, senza un coinvolgimento effettivo dell’Iran. Fu così anche
ai tempi dell’Afghanistan.