2012-08-30 08:08:47

Kenya. Il vescovo di Mombasa: il dialogo tra fedi più forte della violenza


“Non permetteremo all’intolleranza e al fanatismo di attecchire qui. La convivenza tra musulmani e cristiani in Kenya ha radici profonde e non sarà spazzata via da pochi, isolati, gruppi di violenti”: lo ha detto all'agenzia Misna mons. Boniface Lele, arcivescovo di Mombasa, la città costiera teatro negli ultimi due giorni di proteste di giovani musulmani e dell’assalto di ignoti a quattro chiese cristiane nel quartiere di Buxton. “La rabbia, soprattutto dei giovani è stata dettata dalle modalità di un omicidio efferato, ai danni di un influente esponente della comunità islamica” spiega il religioso, dicendosi convinto che “l’apertura delle indagini da parte della polizia e il chiarimento delle circostanze in cui è avvenuto l’attentato contribuiranno a stemperare le tensioni. I crimini, ai danni di chiunque vengano commessi non restano impuniti”. Il vicario tiene a sottolineare che storicamente, le relazioni tra diverse comunità di fedeli in Kenya e soprattutto nella provincia costiera, perla dell’industria turistica keniana, a maggioranza musulmana “sono sempre state contraddistinte da stima e rispetto reciproco”. Per questo, prosegue mons. Lele “sono convinto che l’attacco contro le quattro chiese (il Jesus Celebration Centre, il Neno Evangelism Centre, lo Ziwani Sda e il Pentecostal Assemblies of God churches) sono da considerare “un incidente isolato” che non metterà in crisi anni di dialogo e convivenza pacifica. Anche il primo ministro Raila Odinga ieri è intervenuto sulla vicenda, additando “i nemici del Kenya” come i responsabili dell’omicidio di Sheikh Aboud Rogo, già sulla lista nera di Stati Uniti e Gran Bretagna poiché accusato di reclutare giovani da inviare a combattere in Somalia tra le file degli insorti Al Shabaab. “Sospettiamo che dietro la sua uccisione si nasconda un disegno volto a creare divisioni tra i keniani” ha detto Odinga, precisando che il Paese, che nell’ultimo anno ha inviato i propri militari oltre il confine somalo “si sia creato diversi nemici all’estero”. In seguito ai disordini, che hanno causato almeno cinque vittime oltre alla distruzione di macchine, negozi e proprietà private, le autorità hanno disposto l’arresto di 24 persone. Il magistrato ha stabilito che resteranno in custodia fino al 3 settembre quando la corte si riunirà nuovamente per deliberare sulla scarcerazione. I residenti dei quartieri più colpiti dalle violenze, come Saba Saba e Majengo accusano la polizia di intimidazione e di aver reagito con violenza per sedare le proteste. (R.P.)







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