2012-08-30 14:16:53

Film coraggiosi per la pace e i diritti umani alla Mostra del Cinema di Venezia


Settimana Internazionale della Critica e Giornate degli Autori presentano a Venezia due film coraggiosi: istanze di pace tra Israele e Palestina si levano grazie ai giovani registi di entrambi i Paesi che decidono di lavorare insieme nel film a episodi Water, mentre il belga Marc-Henri Wajnberg gira un documentario sulla povertà, il dolore e l’orrore che attraversano le strade di Kinshasa, nelle quali migliaia di bambini cercano il loro riscatto a ritmo di rap. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

Istanze di pace, coscienze che si ribellano, documentazione dei dolori. A Venezia due finestre si aprono su due mondi dove la vita è a repentaglio, l’umanità offuscata. Il cinema si fa così speranza e denuncia. Sono i bravi registi coraggiosi che possono intraprendere un cammino di verità e accompagnare gli spettatori a scoprirla. Ci prova “Water”, il film ideato da Yael Perlov dell'Università di Tel Aviv e che ha inaugurato la Settimana Internazionale della Critica: otto registi israeliani e palestinesi hanno girato, lavorando fianco a fianco insieme a tecnici e cast di entrambi i popoli, sette episodi liberamente ispirati al tema dell’acqua, che per i due Paesi senza pace è un ulteriore motivo di scontro. Difficoltà produttive immaginabili, superate dalla buona volontà. “Al di là dell'indifferenza in cui ormai viviamo e che scoraggia ogni iniziativa – ricorda Yael – ero attorniata dalle paure e dai pregiudizi dei giovani registi, sia israeliani che palestinesi. Ma alla fine la risposta è stata entusiasmante”. Ahmad Bargouthi, volto noto della televisione palestinese, ha dichiarato che per lui era importante dimostrare come sia possibile lavorare insieme e vivere come vicini e amici. Gli fa eco l’israeliano Pini Tavger, che ha confessato come finalmente poteva conoscere i colleghi palestinesi non su un campo di battaglia, ma condividendo con loro una passione e un set. Un film dal profondo spessore civile e morale. Come lo è “Kinshasa Kids”, presentato alle Giornate degli Autori. Segue quelle degli “shegués”, i bambini che invadono le strade della capitale della Repubblica Democratica del Congo. Le famiglie li abbandonano, ufficialmente perché accusati di stregoneria, dunque indemoniati. Ragione molto più pratica e non meno terribile: sono una bocca in meno da sfamare, per chi in casa ne ha troppe, mentre il lavoro o un sussidio sono assolute utopie. Se ne calcolano trentamila e a tutti loro il belga Marc-Henri Wajnberg dedica il suo film. Che si svolge, però, a ritmo di rap. La musica trascina, scompagina, restituisce loro fiducia nella vita. E’ una lotta per la sopravvivenza. Il nome col quale si presenta la nuova band degli “shegués” non fa sconti: “Il Diavolo non esiste”. Loro, si trasformano in angeli.







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