Il Concilio Vaticano II al centro della Settimana teologica del Meic
All’Eremo di Camaldoli è entrata nel vivo la settimana teologica del Movimento ecclesiale
di impegno culturale (Meic), che si concluderà domani. “Il Vangelo nella storia: la
lezione del Concilio Vaticano II” è il tema dei lavori a cui presenziano molti intellettuali
e amministratori pubblici. Sentiamo il presidente del Meic, Carlo Cirotto,
nell'intervista di Marco Guerra:
R. - Siamo partiti
dall’idea del Concilio - dal messaggio del Concilio - e lo abbiamo messo a confronto
con la storia per un fatto molto semplice: la storia è opera di Dio, responsabilità
dell’uomo. Dunque qual è l’opera di Dio nella nostra storia? Vogliamo leggere la presenza
e la volontà di Dio, attraverso il Concilio vaticano II. Questo ci ha spinto a porci
questa domanda: che cosa vuol dire nella storia il Concilio? È già venuto fuori che
il messaggio fondamentale è stato proprio il modo conciliare con cui si è svolto,
cioè il Concilio visto come modello di comportamento ecclesiale. Guardare al Concilio
come modello di interrogare la storia, fare una discriminazione tra i fatti concreti
della storia che riguardano la storia come opera di Dio, e fare una scelta concreta
in questa direzione.
D. - Cosa spinge oltre 150 intellettuali cattolici di
tutta Italia, a riunirsi all’Eremo di Camaldoli?
R. - Confrontarsi, con tematiche
non solo di spiritualità di impostazione teologica astratta, ma di confrontare la
nostra vocazione cristiana con la realtà storica nella quale viviamo.
D. -
Partendo da questo ragionamento, quale tipo di impegno culturale e civile propone
il Meic in questo tempo di crisi?
R. - Prima di tutto, cercare di leggere la
realtà, cosa che non è facile per niente. Farlo in maniera cristiana, cioè leggere
tutta la realtà, non soltanto il pezzo che magari si inquadra meglio con le nostre
elaborazioni o le nostre prese di posizione precedenti, tutta la realtà, quella positiva
e quella negativa, perché i segni dei tempi vanno letti leggendo la storia in maniera
globale. E poi c’è un esercizio di immaginazione, perché non è più tempo di riproporre
vecchie soluzioni, e quindi bisogna immaginarne di nuove, magari aiutati dalle vecchie,
ma rivisitate a fondo, ringiovanite completamente. Questo è lo sforzo che si sta facendo.