Orrore in Siria: oltre 300 corpi in una fossa comune vicino Damasco
Escalation di violenza in Siria, dove nelle ultime 24 ore il bilancio delle vittime
è stato di almeno 440 morti. In quella che è stata forse la giornata più sanguinosa
del conflitto, si registra con orrore la scoperta di una fossa comune a Daraya, alla
periferia di Damasco, dove sono stati ritrovati i corpi di oltre 300 persone, moltissime
donne e bambini. Dal canto suo, Assad ha dichiarato ieri che la Siria pagherà ogni
costo per sventare quello che ha definito il “complotto” delle forze straniere. Il
servizio di Marina Calculli: Cadaveri di uomini,
donne e bambini vittime di un’esecuzione compiuta casa per casa. È stata questa la
macabra scoperta di Daraya, alla periferia di Damasco; 320 corpi avvolti in sudari,
allineati in una fossa comune. Il regime dà la colpa ai terroristi, i ribelli accusano
gli uomini di Assad. “La soluzione militare non funziona”, ha detto ieri Alaeddin
Borujerdi, emissario iraniano accolto ieri a Damasco da Assad. La crisi dunque deve
essere risolta politicamente. Ma questa terribile guerra fratricida, lascia speranze
sempre più residue per il dialogo. Assad, d’altra parte, proprio di fronte al suo
ospite iraniano, ha usato parole mai così perentorie: “Non permetteremo che questo
complotto, organizzato da Paesi stranieri, vinca. Ci batteremo ad ogni costo”. E ieri,
comunque, le “rivincite” non gli sono mancate. Il suo vice Farouk al Sharaa dato prima
per disertore poi per arrestato, è apparso in pubblico. Teheran ha invece annunciato
per il 30 e il 31 agosto, il summit dei non allineati, cui parteciperà - nonostante
le riserve di America ed Israele - anche Ban Ki-moon.
E la recrudescenza del
conflitto sta sempre più aggravando l’emergenza profughi nella regione. Secondo recenti
stime dell’Onu, oltre 200mila persone sono fuggite dalla Siria e si sono riversate
nei Paesi vicini. Moltissimi si trovano in Giordania dove è attiva la Caritas locale.
Benedetta Capelli ha intervistato Wael Suleiman, direttore di Caritas
Giordania: R. – Il numero
dei siriani in Giordania sta aumentando tantissimo. Negli ultimi tre giorni sono entrati
2500 persone perché la situazione in Siria sta peggiorando. Parliamo di circa 180mila
siriani che sono entrati in Giordania dal primo giorno del conflitto e nel campo di
Zaatari sono arrivate a 14mila persone. La Caritas sta cercando di rispondere per
quanto possibile. Una settimana fa, per i bambini siriani abbiamo aperto due scuole,
almeno per cominciare un corso di 6 mesi perché tutti hanno lasciato le scuole per
arrivare in Giordania.
D. – Quali sono le difficoltà che state incontrando,
di cosa avete bisogno?
R. – In questa situazione di emergenza i siriani hanno
bisogno di tutto. Hanno lasciato il Paese, e stanno arrivando in Giordania a piedi,
percorrendo quasi 20, 30 chilometri. Hanno bisogno di tutto, di cibo, di acqua, di
case perché anche il campo non è preparato per questo numero di persone. Noi cerchiamo
di trovare fondi anche per attività sanitarie, per aprire centri medici e dobbiamo
dire grazie al governo di Marocco, Francia e Italia che ci ha mandato tre ospedali
da campo. Stiamo ancora distribuendo pacchi di cibo per le famiglie.
D. - Che
cosa raccontano le persone che arrivano al campo?
R. – Io non voglio esagerare
ma ogni famiglia che arriva dice di aver perso almeno una persona della loro famiglia,
anche nell’arrivo in Giordania perché proprio al confine ci sono stati tanti problemi,
tanti bombardamenti. C’è una guerra e uno può immaginare cosa c’è dentro questa guerra.
D.
- Hanno speranza nel futuro?
R. - Ho parlato con tanti giovani che hanno perso
la speranza e non si aspettavano che il Paese cadesse in questa situazione. Chiedono
a tutto il mondo di essere aiutati perché tutti vogliono tornare in Siria un giorno,
non vogliono essere profughi per sempre. Nessuno vuole ripetere la storia dei palestinesi
in Giordania.
D. - C’è un appello che Caritas Giordania vuole lanciare dai
microfoni della Radio Vaticana? R. – Voglio ringraziare i nostri partner nel mondo
perché sono venuti tutti ad aiutare ma chiedo un’altra volta di aiutarci, di aiutare
la Giordania a sostenere questo grande numero di persone. La Giordania non ha messo
un limite di numero, come altri Paesi hanno fatto. Abbiamo aperto il Paese. Anche
se entrano milioni di persone noi dobbiamo essere pronti ad accoglierle. Per questo
chiedo di essere con noi e di aiutarci.