2012-08-27 07:47:24

Orrore in Siria: oltre 300 corpi in una fossa comune vicino Damasco


Escalation di violenza in Siria, dove nelle ultime 24 ore il bilancio delle vittime è stato di almeno 440 morti. In quella che è stata forse la giornata più sanguinosa del conflitto, si registra con orrore la scoperta di una fossa comune a Daraya, alla periferia di Damasco, dove sono stati ritrovati i corpi di oltre 300 persone, moltissime donne e bambini. Dal canto suo, Assad ha dichiarato ieri che la Siria pagherà ogni costo per sventare quello che ha definito il “complotto” delle forze straniere. Il servizio di Marina Calculli: RealAudioMP3
Cadaveri di uomini, donne e bambini vittime di un’esecuzione compiuta casa per casa. È stata questa la macabra scoperta di Daraya, alla periferia di Damasco; 320 corpi avvolti in sudari, allineati in una fossa comune. Il regime dà la colpa ai terroristi, i ribelli accusano gli uomini di Assad. “La soluzione militare non funziona”, ha detto ieri Alaeddin Borujerdi, emissario iraniano accolto ieri a Damasco da Assad. La crisi dunque deve essere risolta politicamente. Ma questa terribile guerra fratricida, lascia speranze sempre più residue per il dialogo. Assad, d’altra parte, proprio di fronte al suo ospite iraniano, ha usato parole mai così perentorie: “Non permetteremo che questo complotto, organizzato da Paesi stranieri, vinca. Ci batteremo ad ogni costo”. E ieri, comunque, le “rivincite” non gli sono mancate. Il suo vice Farouk al Sharaa dato prima per disertore poi per arrestato, è apparso in pubblico. Teheran ha invece annunciato per il 30 e il 31 agosto, il summit dei non allineati, cui parteciperà - nonostante le riserve di America ed Israele - anche Ban Ki-moon.

E la recrudescenza del conflitto sta sempre più aggravando l’emergenza profughi nella regione. Secondo recenti stime dell’Onu, oltre 200mila persone sono fuggite dalla Siria e si sono riversate nei Paesi vicini. Moltissimi si trovano in Giordania dove è attiva la Caritas locale. Benedetta Capelli ha intervistato Wael Suleiman, direttore di Caritas Giordania: RealAudioMP3
R. – Il numero dei siriani in Giordania sta aumentando tantissimo. Negli ultimi tre giorni sono entrati 2500 persone perché la situazione in Siria sta peggiorando. Parliamo di circa 180mila siriani che sono entrati in Giordania dal primo giorno del conflitto e nel campo di Zaatari sono arrivate a 14mila persone. La Caritas sta cercando di rispondere per quanto possibile. Una settimana fa, per i bambini siriani abbiamo aperto due scuole, almeno per cominciare un corso di 6 mesi perché tutti hanno lasciato le scuole per arrivare in Giordania.

D. – Quali sono le difficoltà che state incontrando, di cosa avete bisogno?

R. – In questa situazione di emergenza i siriani hanno bisogno di tutto. Hanno lasciato il Paese, e stanno arrivando in Giordania a piedi, percorrendo quasi 20, 30 chilometri. Hanno bisogno di tutto, di cibo, di acqua, di case perché anche il campo non è preparato per questo numero di persone. Noi cerchiamo di trovare fondi anche per attività sanitarie, per aprire centri medici e dobbiamo dire grazie al governo di Marocco, Francia e Italia che ci ha mandato tre ospedali da campo. Stiamo ancora distribuendo pacchi di cibo per le famiglie.

D. - Che cosa raccontano le persone che arrivano al campo?

R. – Io non voglio esagerare ma ogni famiglia che arriva dice di aver perso almeno una persona della loro famiglia, anche nell’arrivo in Giordania perché proprio al confine ci sono stati tanti problemi, tanti bombardamenti. C’è una guerra e uno può immaginare cosa c’è dentro questa guerra.

D. - Hanno speranza nel futuro?

R. - Ho parlato con tanti giovani che hanno perso la speranza e non si aspettavano che il Paese cadesse in questa situazione. Chiedono a tutto il mondo di essere aiutati perché tutti vogliono tornare in Siria un giorno, non vogliono essere profughi per sempre. Nessuno vuole ripetere la storia dei palestinesi in Giordania.

D. - C’è un appello che Caritas Giordania vuole lanciare dai microfoni della Radio Vaticana?
R. – Voglio ringraziare i nostri partner nel mondo perché sono venuti tutti ad aiutare ma chiedo un’altra volta di aiutarci, di aiutare la Giordania a sostenere questo grande numero di persone. La Giordania non ha messo un limite di numero, come altri Paesi hanno fatto. Abbiamo aperto il Paese. Anche se entrano milioni di persone noi dobbiamo essere pronti ad accoglierle. Per questo chiedo di essere con noi e di aiutarci.







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