2012-08-25 13:46:09

Siria: bombardamenti ad Aleppo e Daraa. Emergenza profughi: la Giordania apre le porte


Sarebbe in Giordania da giorni il vicepresidente siriano Faruk al-Sharaa. A riferirlo l’emittente al Arabiya. Proprio in Giordania si sono riversati migliaia di profughi siriani per scappare dalle violenze: secondo stime dell'Alto Commissariato Onu per i rifugiati sono oltre 200mila quelli giunti nei Paesi confinanti la Siria. Bombardamenti sono segnalati oggi ad Aleppo e Daraa, città a sud di Damasco mentre, sempre oggi, il capo degli osservatori dell’Onu in Siria, il generale Gaye, ha lasciato il Paese ad una settimana dalla fine della missione delle Nazioni Unite. Per fare il punto sulla situazione dei profughi in Giordania, Benedetta Capelli ha intervistato Wael Suleiman, direttore della Caritas locale:RealAudioMP3

R. – Il numero dei siriani in Giordania sta aumentando tantissimo. Negli ultimi tre giorni sono entrati 2500 persone perché la situazione in Siria sta peggiorando. Parliamo di circa 180mila siriani che sono entrati in Giordania dal primo giorno del conflitto e nel campo di Zaatari sono arrivate a 14mila persone. La Caritas sta cercando di rispondere per quanto possibile. Una settimana fa, per i bambini siriani abbiamo aperto due scuole, almeno per cominciare un corso di 6 mesi perché tutti hanno lasciato le scuole per arrivare in Giordania.

D. – Quali sono le difficoltà che state incontrando, di cosa avete bisogno?

R. – In questa situazione di emergenza i siriani hanno bisogno di tutto. Hanno lasciato il Paese, e stanno arrivando in Giordania a piedi, percorrendo quasi 20, 30 chilometri. Hanno bisogno di tutto, di cibo, di acqua, di case perché anche il campo non è preparato per questo numero di persone. Noi cerchiamo di trovare fondi anche per attività sanitarie, per aprire centri medici e dobbiamo dire grazie al governo di Marocco, Francia e Italia che ci ha mandato tre ospedali da campo. Stiamo ancora distribuendo pacchi di cibo per le famiglie.

D. - Che cosa raccontano le persone che arrivano al campo?

R. – Io non voglio esagerare ma ogni famiglia che arriva dice di aver perso almeno una persona della loro famiglia, anche nell’arrivo in Giordania perché proprio al confine ci sono stati tanti problemi, tanti bombardamenti. C’è una guerra e uno può immaginare cosa c’è dentro questa guerra.

D. - Hanno speranza nel futuro?

R. - Ho parlato con tanti giovani che hanno perso la speranza e non si aspettavano che il Paese cadesse in questa situazione. Chiedono a tutto il mondo di essere aiutati perché tutti vogliono tornare in Siria un giorno, non vogliono essere profughi per sempre. Nessuno vuole ripetere la storia dei palestinesi in Giordania.

D. - C’è un appello che Caritas Giordania vuole lanciare dai microfoni della Radio Vaticana?

R. – Voglio ringraziare i nostri partner nel mondo perché sono venuti tutti ad aiutare ma chiedo un’altra volta di aiutarci, di aiutare la Giordania a sostenere questo grande numero di persone. La Giordania non ha messo un limite di numero, come altri Paesi hanno fatto. Abbiamo aperto il Paese. Anche se entrano milioni di persone noi dobbiamo essere pronti ad accoglierle. Per questo chiedo di essere con noi e di aiutarci.







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