2012-08-25 12:26:29

Don Zerai: ancora un massacro di profughi in Libia, appello alla comunità internazionale


La situazione dei profughi africani in Libia si sta rivelando sempre più tragica. E’ quanto denuncia don Musie Zerai, presidente dell’Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo. Nei giorni scorsi, almeno tre richiedenti asilo sono stati barbaramente uccisi dai militari addetti alla sorveglianza in un centro di detenzione ad Hums, ad Est di Tripoli. Per una testimonianza su questa strage passata purtroppo sotto silenzio, Alessandro Gisotti ha intervistato don Musie Zerai:RealAudioMP3

R. – Le donne soprattutto - ci sono tre donne incinte di cui una è all’ottavo mese di gravidanza - non ricevono alcun tipo di assistenza medica, alcun tipo di aiuto, anzi spesso subiscono maltrattamenti. La gente è esasperata, qualcuno ha tentato la fuga. I poliziotti che sono lì di guardia hanno preso un ragazzo, accusandolo di aver tentato di fuggire, l’hanno picchiato selvaggiamente e poi alla fine gli hanno sparato. Da lì è iniziato un tumulto ancora più forte e soprattutto le donne che hanno assistito all’uccisione di questo ragazzo hanno iniziato a urlare chiedendo perché stesse succedendo tutto questo.

D. - … purtroppo il bilancio delle vittime è stato grave...

R. - Sono tre i morti fino ad adesso e mi dicono che già qualche giorno fa era stato ucciso anche un altro ragazzo somalo.

D. - Vogliamo ricordare chi sono queste persone rinchiuse, prigioniere a tutti gli effetti in questi centri?

R. - Sono tutti richiedenti asilo. Molti di loro, anzi, sono già stati riconosciuti come rifugiati dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite quando sono passati nei campi profughi in Sudan. Sappiamo che anche il Sudan non è un posto sicuro perché da lì spariscono ogni giorno tre, quattro, persone che vengono rapite dai trafficanti, vendute nel Sinai… Da due anni stiamo denunciando che è in atto un traffico di esseri umani, di organi, nel Sinai. La gente per fuggire da quelle situazioni, dai campi profughi del Sudan, si sposta verso la Libia. A volte, qui, i militari si divertono a sparare addosso alle persone, a volte li usano come tiro a segno… Dalle testimonianze di ragazzi, minorenni, tenuti a Bengasi, anche lì succede tutto questo… Da testimonianze che mi arrivano soprattutto dal centro di detenzione a Bengasi c’è una continua violenza sessuale sulle donne e circa 150 persone sono state portate via dal centro di Bengasi... Dicono che li portano a lavorare, poi vengono ridotte in condizione di schiavitù al servizio di questi uomini armati che non si sa chi sono e a che titolo possono venire a prelevare le persone dai centri di detenzione. Queste sono tutte forme di tortura che sono contro ogni diritto umano.

D. – Dopo la caduta di Gheddafi si sperava in un miglioramento della condizione dei diritti umani…

R. - La situazione soprattutto per gli africani subsahariani è peggiorata. Paesi come l’Italia - che ha fatto anche accordi bilaterali su questo tema dell’immigrazione con la Libia - dovrebbero vigilare su quello che avviene: come vengono bloccate, come vengono trattenute queste persone e che tipo di trattamento c’è. Nessuno lo fa e la Libia si sente libera di trattare queste persone come fossero bestie. Questo è ciò che sta avvenendo. Queste persone vengono uccise come se fossero mosche e nessuno chiede conto alla Libia di oggi. Tutti invece sono soltanto preoccupati di fare affari con la nuova Libia. Questo non va bene. L’Europa dovrebbe prendere un’iniziativa seria e forte e richiamare la Libia al rispetto dei diritti, al rispetto delle convenzioni internazionali che tutelano i richiedenti asilo e i rifugiati.

D. – Quindi da parte sua c'è l'appello ai governi occidentali, dei Paesi europei in primis, affinchè agiscano in modo serio nei confronti della Libia...

R. – Soprattutto l’Europa - che è vicina geograficamente, ha con la Libia una serie di accordi commerciali e non - dovrebbe intervenire per garantire il rispetto dei diritti di queste persone. Poi bisognerebbe trovare anche una soluzione più duratura per evitare che queste persone finiscano nelle mani dei trafficanti: anche lì c'è traffico di esseri umani. Per evitare tutto questo, l’Europa dovrebbe intervenire e trovare una soluzione per aiutare queste persone.







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