Forum di Azione Cattolica in Romania. Mons. Sigalini: i laici cristiani, pilastri
della Chiesa
E’ Iasi in questi giorni la “capitale mondiale” dell’Azione cattolica. Fino a domani,
la cittadina rumena ospita la VI Assemblea generale del Forum internazionale di Azione
cattolica. L'incontro è quasi un preludio ai dibattiti che animeranno il prossimo
Sinodo dei vescovi del prossimo ottobre, caratterizzato com'è da discussioni e confronti
sulla nuova evangelizzazione. I rappresentanti di 35 Paesi di 4 continenti, presenti
in Romania, stanno parlando di corresponsabilità ecclesiale e sociale dei laici di
Azionce Cattolica e a supporto di tale impegno è arrivato ieri il messaggio di Benedetto
XVI, che ha chiesto loro di essere realmente "corresponsabili dell’essere e dell’agire
della Chiesa". Davide Dionisi ha intervistato mons. Domenico Sigalini,
assistente generale del Forum Internazionale di Azione Cattolica.
R. – E’ vero
e questo è un pensiero che il Santo Padre tenta continuamente di far passare nella
vita della Chiesa, soprattutto nella pastorale. Non è che il prete dà diritti o concessioni
pie a qualcuno per poter lavorare con lui per il regno di Dio, ma il laico proprio
perché battezzato ha dentro una responsabilità, noi diciamo “ontologica”, che gli
viene dal suo essere, quindi non è benigna concessione di nessuno. Questo aiuta il
laico, ancora di più, a prendere in mano tutto il fine della Chiesa: l’annuncio del
Vangelo, il portare la propria fede nella propria professione, l’aiutare gli stessi
sacerdoti e vescovi a capire di più il mondo.
D. – Il Papa ha evidenziato nel
suo messaggio che la grande sfida della nuova evangelizzazione è annunciare il Messaggio
di salvezza "con linguaggi e modi comprensibili al nostro tempo". Con quali strumenti
intende rispondere a tale sollecitazione e quale nuovo impegno intende assumere l’Azione
Cattolica?
R. – A questo riguardo, l’Azione Cattolica intende non stare a guardarsi
negli occhi, ma pensare di più alla realtà che ha domande e aspetta le nostre risposte.
Inoltre, essendo fino in fondo laica, lo vuole fare nella realtà, nel lavoro, nelle
istituzioni, con la grinta di chi crede al Vangelo ed è innamorato di Cristo. Inoltre
– e il Papa lo sottolinea – usando anche alcune proposte concrete di servizio ecclesiale
dentro le realtà del mondo.
D. – Quali iniziative intendete avviare dopo Iasi
per diventare, come ha sollecitato Benedetto XVI, sempre più un "laboratorio di globalizzazione
della solidarietà e della carità"?
R. – Intendiamo soprattutto approfondire
i rapporti che abbiamo tra le nazioni, perché l’Azione Cattolica non ha questo nome
in tutto il mondo, ma in tutto il mondo esistono laici che collaborano con la gerarchia,
che costruiscono spazi di formazione, si impegnano nelle istituzioni… Sono quattro-cinque
qualità di questo laicato che vanno fatte emergere e che sono diffuse in tutto il
mondo. Vogliamo far emergere questo dono che il Concilio ha rinnovato dentro tutte
le nazioni. Per cui, noi ci daremo da fare per globalizzare le relazioni e globalizzare
la solidarietà.