2012-08-23 15:00:44

Pakistan. Invocata la liberazione per Rimsha, bimba cristiana accusata di blasfemia


La comunità cristiana di Faisalabad in Pakistan è sotto shock per il ritrovamento del cadavere di un bambino orfano di 14 anni orrendamente mutilato. La polizia, secondo l’agenzia Asia News, non avrebbe ancora aperto un’inchiesta ufficiale. Mentre a Islamabad si continua a chiedere la liberazione della piccola Rimsha Masih, accusata di blasfemia. Massimiliano Menichetti:RealAudioMP3

La comunità internazionale si mobilita per Rimsha Masih, la bambina di 11 anni colpita dalla sindrome di down, accusata di blasfemia per aver “oltraggiato il Corano”. La piccola scampata a un linciaggio da parte di un gruppo di integralisti islamici in un villaggio nei pressi di Islamabad, meno di una settimana fa, rischia ora l’ergastolo ed è rinchiusa nel carcere minorile di Rawalpindi. Proprio la condizione delle minoranze religiose in Pakistan e la controversa legge sulla blasfemia, definita “vaga e arbitraria”, sarà al centro dell’incontro del World Council of Churces (Wcc) che si riunirà a Ginevra in Svizzera tra il 17 e il 19 settembre prossimi – in concomitanza della 21.ma sessione del Consiglio per i diritti umani dell’Onu. In un comunicato, il Wcc parla della norma, emendata dai militari nel 1980, che “ha portato a condanne a morte ed istigato alla violenza”. A chiedere che il Pakistan riformi la normativa sulla blasfemia e garantisca la sicurezza di Rimsha Masih è anche Amnesty International. Ai nostri microfoni Riccardo Noury portavoce della Sezione italiana:

"Quello che c’è da augurarsi è che un giudice di buon senso annulli immediatamente ogni imputazione e eviti qualunque tipo di rischio sia sul piano penale, sia sul piano dell’incolumità fisica di questa bambina. Rimane comunque il problema di leggi che da più di un quarto di secolo in Pakistan criminalizzano in maniera del tutto sommaria persone appartenenti alle minoranze, tanto i cristiani quanto i cosiddetti 'eretici' dell’islam. E’ un arbitrio assoluto. Voglio anche aggiungere che, ancora prima che arrivi la giustizia ufficiale, spesso abbiamo notizie di giustizia “fai-da-te” da parte di sistemi tribali, che applicano a modo loro la cosiddetta legge antiblasfemia causando la morte delle persone. E’ un arbitrio assoluto ed è una delle urgenze in materia di diritti umani che Amnesty chiede alle autorità del Pakistan di affrontare”.

Il Pakistan è anche il Paese dove sta scontando l’ergastolo, dal 2010, dopo aver rischiato la vita, Asia Bibi la donna cristiana, madre di cinque figli, accusata di blasfemia, e dove è stato assassinato il cattolico Shahbaz Bhatti, ministro per le Minoranze. Oggi suo fratello, Paul Bhatti, consigliere del Ministro per l’Armonia si batte per il rispetto dei diritti umani, come molti altri, continuando a rischiare la vita in un paese devastato anche dagli attentati:

“Ci sono giornalisti, esponenti della politica, persone che hanno a cuore i diritti umani e che per esempio hanno preso le difese di Asia Bibi e, comunque, si sono schierati contro le leggi sulla blasfemia e hanno pagato un prezzo altissimo, cioè la vita. Alcune regioni del Pakistan sono una vera e propria 'terra di nessuno', ma anche laddove c’è un minimo di autorità questa viene esercitata in maniera arbitraria. Ci sono forti indizi sulla responsabilità dei servizi segreti pakistani in una serie di uccisioni sommarie di giornalisti, di attivisti per i diritti umani".

Ma per cambiare questo stato di cose cosa bisogna fare?

“Intanto, non dimenticare Asia Bibi, non dimenticare questa bambina, non dimenticare tutti gli altri casi, non dimenticare la persecuzione ai danni della minoranza islamica degli Hamadi… La pressione sui singoli casi è importante, non si può trascurare assolutamente il fatto che ci sono centinaia di persone in carcere, altre centinaia a rischio, compresi i minorenni, per leggi che criminalizzano nient’altro che l’espressione della propria fede”.

Intanto, però a Faisalabad l’orrore della morte di un orfano 14.enne scuote la comunità cristiana che chiede giustizia. Il piccolo sarebbe stato trovato, secondo l’agenzia Asia News, orrendamente mutilato dopo essere scomparso il 19 agosto. La polizia non avrebbe ancora aperto un’inchiesta ufficiale:

“Un’erosione dello Stato di diritto c’è da tempo ed è molto grave. Occorre convincere i Paesi che hanno rapporti col Pakistan che lì c’è l’emergenza di diritti umani e intervenire nelle sedi internazionali, convincendo Islamabad a cambiare rotta”.







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