2012-08-23 17:14:16

La catechesi di padre Rupnik al Capitolo generale dei Cappuccini


E’ in corso a Roma, fino al 22 settembre, l’84.mo Capitolo generale dei Frati Minori Cappuccini. Mercoledì scorso, durante i Vespri alla fine della terza giornata di lavori, il padre gesuita Marko Ivan Rupnik, ha svolto una catechesi per spiegare il mosaico da lui realizzato nell’abside della Chiesa del Collegio San Lorenzo da Brindisi: un’opera incentrata sulla teologia della missione. Padre Ivan Herceg lo ha intervistato, chiedendogli una sintesi del suo intervento:

R. – Sulla cima dell’abside noi troviamo il Cristo Pantocratore in una forma molto gloriosa, che però sta facendo dei leggeri movimenti di discesa, come se stesse scendendo. Il Pantocratore, infatti, nella tradizione cristiana, in qualche modo, unifica efficacemente il Dio Creatore e il Dio Redentore e la sua benedizione è la benedizione sulla Creazione, che difatti dopo il peccato si traduce nella benedizione spirituale, che è la redenzione. Nel libro, che ha aperto, abbiamo scritto in greco “Io sono la via”, perché ci sembrava importante, in questo momento un po’ problematico del dialogo interreligioso, indicare che Cristo è la via che Dio ha percorso per trovare l’uomo e perciò è anche la via dell’uomo verso il Padre.

D. - Nella parte bassa dell’abside, poi, ci sono due scene della missione …

R. – Sì, la prima è quella del Mosè davanti al roveto ardente, dove Mosè incontra Dio come un grande mistero che gli si rivela, come fiamma che non consuma il legno, e lui si copre il volto con il velo. Per questo San Paolo sviluppa tutta la teologia del velo di Mosè, e cioè che Mosè vede un’immagine, non vede la realtà vera. Questo ci permetteva di dischiudere un passo più profondo sulla missione, cioè Mosè vede - attraverso il velo - il fuoco e il legno, ma non vede che nel fuoco, nel roveto ardente, si trova la Vergine e Madre di Dio. Il V secolo e poi tutta la Patristica vedono in quest’immagine del roveto l’Incarnazione di Dio, come Dio, divinità che si unisce all’umanità, non la distrugge, non la consuma, ma la porta alla sua massima condizione, e cioè la Vergine che diventa Madre … quindi questa unità divino-umana. Noi che siamo nella Chiesa vediamo già senza velo, perciò vediamo la Vergine come roveto ardente, con Cristo; Mosè vede solo il fuoco. Dall’altro lato, c’è la missione degli apostoli: Cristo manda i discepoli a due a due.

D. – C’è dunque la missione degli apostoli e la missione di Mosè…

R. - La missione che Mosè riceve è una missione per la liberazione del popolo dalla schiavitù dell’Egitto, ma questa - siccome la vede attraverso il velo - è un’immagine. Mentre la vera missione è una liberazione non da una schiavitù qualsiasi, ma dal peccato e dalla morte come sua conseguenza. Allora Cristo manda i discepoli in questa missione pasquale, tanto che Lui consegna loro il bastone, che in tutta la tradizione patristica è l’immagine della croce. I discepoli prendono il bastone e se lo mettono sulle spalle quasi come la croce, entrano cioè nella missione, in cui anche loro parteciperanno alla Pasqua di Cristo. E questo è il modo con cui si compie la missione. Poi è interessante anche questo: un discepolo porta la Parola di Dio, che diventa il suo cammino, la sua via, e l’altro il vasetto di unzione per i malati. Veramente questa missione libera l’uomo del peccato, e, dunque, instaura un rapporto con Dio, lo mette in comunione con Dio e l’uomo vive.

D. – Ci puoi descrivere quanto si vede sul soffitto?

R. – Sì, è interessante il fatto che sul soffitto c’è un grande telo trasparente, dove traspare la luce, e in mezzo a questo telo c’è la colomba, non come una colomba ferma, ma come una colomba che sta aleggiando e muovendo le ali: si moltiplicano le ali per far vedere che le sta muovendo. E’ lo Spirito che scende come la colomba, l’epiclesi, azione dello Spirito Santo che scende sulle offerte sull’altare e le converte in Corpo e Sangue di Cristo. E’ lo stesso Spirito Santo che scende sui presenti e li cambia, li trasfigura nel Corpo di Cristo. Mi sembra così importante oggi far vedere questo: che nell’Eucaristia, il Corpo di Cristo è anche un’identificazione di ciò che noi siamo: noi siamo il Corpo di Cristo!







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