L’arcivescovo di Port of Spain per il 50.mo di indipendenza: sia occasione per sanare
il Paese
Aiutare il Paese a liberarsi dai mali che lo affliggono a cominciare dalla corruzione
e dalla violenza. È l’appello lanciato ai leader e ai cittadini di Trinidad e Tobago
da mons. Joseph Harris, arcivescovo della capitale Port of Spain, in occasione del
50.mo anniversario dell’indipendenza del Paese conquistata nel 1962. Rivolgendosi
domenica a migliaia di fedeli convenuti nella città di Couva per una Messa speciale
dedicata alla ricorrenza, il presule non ha risparmiato accenti critici all’attuale
situazione socio-politica del Paese. “Ci piace chiamarci ‘popolo arcobaleno’, ma permettetemi
di dire, on tutto il rispetto, che siamo ben lontani da questa realtà: al massimo
si tratta di una aspirazione che si concretizzerà solo se faremo i passi necessari
per realizzarla”, ha detto l’arcivescovo nell’omelia, ripresa dal quotidiano locale
Newsday, rimproverando di superficialità chi parla di un “anno giubilare” per Trinidad
e Tobago. “Nell’Antico Testamento – ha ricordato - l’anno giubilare era un’occasione
di cambiamento nelle relazioni umane e il cambiamento veniva dal perdono, dalla remissione
dei debiti e dalla restituzione delle terre ancestrali che erano un segno visibile
della grazia interiore che porta il giubileo”. In questo senso, secondo mons. Harris,
il Paese ha poco di cui giubilare a 50 anni dall’indipendenza: “Molti vedono la cattiveria
che segna il nostro tempo: le stragi, la violenza insensata, l’umiliazione e l’abuso
di donne e bambini, una corruzione incontrollata nel settore finanziario. Da questa
cattiveria – ha ammonito - non ci si redime a parole, cosa che noi cittadini di Trinidad
facciamo spesso e volentieri, ma con le nostre vite, il nostro modo di essere e di
educare i nostri figli. Non ci può essere cambiamento finché non cambiamo noi”. Mons.
Harris si è rivolto infine ai leader politici presenti alla cerimonia, esortandoli
ad un “amore appassionato per il loro Paese”, fondato sulla verità sul modello del
Beato Giovanni Paolo II e del compianto arcivescovo Anthony Pantin, scomparso nel
2000. Colonia britannica fino al 1962, Trinidad e Tobago è diventata una Repubblica
nel 1976. I cattolici rappresentano circa un terzo della popolazione, composta in
maggioranza dai discendenti degli schiavi africani (39% circa) e dai discendenti degli
immigrati indiani (38% circa). L’induismo è la seconda religione, seguita da altre
denominazioni cristiane e dai musulmani. (A cura di Lisa Zengarini)