La scomparsa di Meles Zenawi: nuovi scenari in Etiopia
“Una grande perdita per l’Etiopia”. Unanime il cordoglio internazionale per la scomparsa
di Meles Zenawi, primo ministro di Addis Abeba, scomparso improvvisamente l’altro
ieri in un ospedale di Bruxelles per una grave malattia. Con la sua morte viene a
mancare un importante mediatore in una zona fortemente destabilizzata come il Corno
d’Africa. Quale significato, dunque, ha la scomparsa di Zenawi per le vicende dell’Etiopia
e dell’intero Corno d’Africa? Giancarlo La Vella lo ha chiesto al comboniano,
padre Giuseppe Cavallini, per anni in missione in Etiopia:
R. - La notizia
è stata un po’ scioccante anche se non si faceva vedere in giro da due mesi. Era un
uomo sempre presente sullo scenario sia interno che internazionale. Le conseguenze
future credo che non siano prevedibili in tempi brevi, ma saranno di sicuro abbastanza
serie, tanto più se si considera che la settimana scorsa è venuto meno anche il patriarca
della Chiesa ortodossa che era anche un suo grande amico. Erano legati dal fatto di
essere entrambi dell’etnia tigrina, e quindi il venir meno di due figure rilevantissime
dello scenario etiopico apre scenari assolutamente imprevedibili, di sicuro molto
critici, anche perché era un uomo che dal punto di vista internazionale molto stimato,
ed aveva come si sa, un appoggio molto forte da parte degli Stati Uniti, essendo un
po’ l’Etiopia “il gigante” del Corno d’Africa, ed essendo lui quello che condizionava
molto le scelte politiche dell’intero quadro. Io credo che le due sfide più grandi
che emergeranno dal punto di vista interno, saranno legate alla successione, perché
Hailemariam Desalegn, l’uomo che l’ha sostituito - e che fino ad oggi era vice primo
ministro e ministro degli Esteri - non è una figura nota e proviene da una delle tribù
del sud tradizionalmente meno legate al potere. Non credo che i tigrini gli permetteranno
grandi spazi, mentre invece la situazione critica sarà la relazione con la Somalia
dove sono ancora coinvolti. L’Etiopia tra l’altro dà spazio alla presenza degli Stati
Uniti con i droni che risiedono proprio in Etiopia per il controllo soprattutto della
Somalia. In secondo luogo, va considerato il rapporto con l’Eritrea, dove ai confini
ogni tanto ci sono scaramucce. Certamente, le forze di opposizione al governo di Meles
ora faranno la voce grossa.
D. - Un personaggio così, come mai non è riuscito
a influire più di tanto nella caotica situazione somala?
R. - In Etiopia, aveva
addirittura abbattuto le famose Corti islamiche qualche anno fa, proprio invadendo
il territorio. Poi furono gli Stati Uniti ad ordinare praticamente al governo di Addis
Abeba di ritirarsi, in modo che i somali non vedessero in modo sempre più negativo
questa presenza degli etiopici. Di sicuro era un uomo potentissimo a livello locale.
Direi che è stato uno degli elementi cardine anche per la politica e per dell’intervento
delle forze dell’Unione Africana proprio in Somalia.