2012-08-22 08:17:18

La scomparsa di Meles Zenawi: nuovi scenari in Etiopia


“Una grande perdita per l’Etiopia”. Unanime il cordoglio internazionale per la scomparsa di Meles Zenawi, primo ministro di Addis Abeba, scomparso improvvisamente l’altro ieri in un ospedale di Bruxelles per una grave malattia. Con la sua morte viene a mancare un importante mediatore in una zona fortemente destabilizzata come il Corno d’Africa. Quale significato, dunque, ha la scomparsa di Zenawi per le vicende dell’Etiopia e dell’intero Corno d’Africa? Giancarlo La Vella lo ha chiesto al comboniano, padre Giuseppe Cavallini, per anni in missione in Etiopia:RealAudioMP3

R. - La notizia è stata un po’ scioccante anche se non si faceva vedere in giro da due mesi. Era un uomo sempre presente sullo scenario sia interno che internazionale. Le conseguenze future credo che non siano prevedibili in tempi brevi, ma saranno di sicuro abbastanza serie, tanto più se si considera che la settimana scorsa è venuto meno anche il patriarca della Chiesa ortodossa che era anche un suo grande amico. Erano legati dal fatto di essere entrambi dell’etnia tigrina, e quindi il venir meno di due figure rilevantissime dello scenario etiopico apre scenari assolutamente imprevedibili, di sicuro molto critici, anche perché era un uomo che dal punto di vista internazionale molto stimato, ed aveva come si sa, un appoggio molto forte da parte degli Stati Uniti, essendo un po’ l’Etiopia “il gigante” del Corno d’Africa, ed essendo lui quello che condizionava molto le scelte politiche dell’intero quadro. Io credo che le due sfide più grandi che emergeranno dal punto di vista interno, saranno legate alla successione, perché Hailemariam Desalegn, l’uomo che l’ha sostituito - e che fino ad oggi era vice primo ministro e ministro degli Esteri - non è una figura nota e proviene da una delle tribù del sud tradizionalmente meno legate al potere. Non credo che i tigrini gli permetteranno grandi spazi, mentre invece la situazione critica sarà la relazione con la Somalia dove sono ancora coinvolti. L’Etiopia tra l’altro dà spazio alla presenza degli Stati Uniti con i droni che risiedono proprio in Etiopia per il controllo soprattutto della Somalia. In secondo luogo, va considerato il rapporto con l’Eritrea, dove ai confini ogni tanto ci sono scaramucce. Certamente, le forze di opposizione al governo di Meles ora faranno la voce grossa.

D. - Un personaggio così, come mai non è riuscito a influire più di tanto nella caotica situazione somala?

R. - In Etiopia, aveva addirittura abbattuto le famose Corti islamiche qualche anno fa, proprio invadendo il territorio. Poi furono gli Stati Uniti ad ordinare praticamente al governo di Addis Abeba di ritirarsi, in modo che i somali non vedessero in modo sempre più negativo questa presenza degli etiopici. Di sicuro era un uomo potentissimo a livello locale. Direi che è stato uno degli elementi cardine anche per la politica e per dell’intervento delle forze dell’Unione Africana proprio in Somalia.







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