di Suor Teresina Dessupoiu (Missionarie del Sacro Costato), da Taranto La chiusura
dell'Ilva sarebbe stata catastrofica. Lo stabilimento ha cambiato negli anni l'economia
della città, anche se ora i cittadini non possono più confidare nell'Ilva di turno.
La gente ora è in difficoltà, si sente destabilizzata. Le attività legate al mare,
altra enorme risorsa solo potenziale, sono occupate dalla Marina militare. Nonostante
dunque per i cittadini gli spazi di risollevamento economico e sociale siano pochissimi,
questa esplosione giuridica e mediatica attorno al siderurgico può e deve servire
da scossone virtuoso per valorizzare l'imprenditoria locale, che esiste, ne sono una
testimonianza i ragazzi che noi aiutiamo. Risanare l'Ilva sul piano ambientale
continuando a produrre: è il senso delle motivazioni del Tribunale del Riesame di
Taranto che si è pronunciato sul ricorso dell'azienda contro l'ordinanza del gip che
aveva apposto i sigilli a sei aree del siderurgico. "Non ci poteva essere soluzione
diversa se non si volevano disattendere le situazioni reali della città di Taranto",
commenta Suor Teresina, conosciuta da tutti in città per l'opera di formazione professionale
dei giovani nel settore della ristorazione e in quello turistico. In collaborazione
con l'intera Chiesa locale, da una decina d'anni ha sottratto alle insidie della strada
moltissimi giovani, il 70% dei quali è riuscito, grazie ai corsi organizzati dalla
congregazione, a trovare lavoro. "C'è da dire - aggiunge la religiosa - che ora stanno
venendo piano piano fuori i nomi di altre fabbriche inquinanti nella nostra zona,
di cui non si è finora fatto menzione, tutti presi dall'incriminazione dell'Ilva".
(a cura di Antonella Palermo)