Siria: fiducia della comunità internazionale al nuovo mediatore Brahimi
In Siria, continuano senza sosta i bombardamenti dell’esercito su Damasco e Aleppo.
Nelle ultime 24 ore si segnalano almeno altre 130 vittime, in maggioranza civili.
Intanto, la comunità internazionale sembra ora sostenere con decisione il nuovo mediatore
di Onu e Lega Araba, il diplomatico algerino Lakhdar Brahimi, per trovare una via
di uscita alla sanguinosa crisi. Il servizio di Giancarlo La Vella:
Non solo Damasco
e Aleppo al centro delle violenze, che giornalmente lasciano sul terreno decine di
vittime, ma anche Homs, nel centro del Paese, già tristemente famosa, ed Herak, al
Sud. Intanto è giallo sulla sorte del vice presidente Farouq Al Shara, dato in un
primo momento in fuga da Damasco. Smentita poi questa ipotesi, invece sembra, secondo
fonti dell’opposizione, che sia stato posto agli arresti domiciliari. E ora la soluzione
della crisi appare nelle mani del nuovo mediatore di Onu e Lega Araba, Lakhdar Brahimi,
che ha ricevuto l’appoggio della comunità internazionale, compresa la Cina. Pechino,
storico alleato del presidente Assad insieme con la Russia, afferma, in un comunicato
diffuso oggi dal Ministero degli esteri della Repubblica Popolare cinese, che sosterrà
e collaborerà positivamente con Brahimi. Elogi a Brahimi anche da Mosca. La speranza
generalizzata è che il diplomatico algerino riesca laddove non è riuscito il suo predecessore,
Kofi Annan, anche se la situazione è decisamente degenerata e gli Stati Uniti rilanciano
la priorità che Assad lasci la carica presidenziale per favorire la transizione. Ne
abbiamo parlato con don Renato Sacco di Pax Christi Italia:
R.
- Credo che la tragedia della Siria sia davanti agli occhi di tutti. L’informazione
è contraddittoria, ma ci sono i dati di fatto dei morti, dei profughi in continuo
aumento: quindi la tragedia ha davvero grandi proporzioni. Speriamo e preghiamo che
la comunità internazionale apra gli occhi e chi ha avuto questo incarico lo possa
portare avanti proficuamente. Spesso si critica l’Onu perché è impotente; certo con
il diritto di veto di qualche super potenza c’è una forte impasse nel decidere e la
comunità internazionale sembra poi rassegnarsi. Ma io credo che, quando critichiamo
l’Onu, lo dobbiamo fare perché diventi ancora più autorevole, perché davvero possa
mettere a tacere gli interessi di parte e riesca a fare gli interessi della comunità
internazionale. Non è sempre così, speriamo sia così per la Siria. Spesso l’Onu è
stato criticato e qualcuno ha detto: il Palazzo di Vetro non ce la fa e allora ci
penso io. Allora partono gli eserciti, partono nuove guerre… Io credo sia importante
accogliere e affidare, proprio da credenti, questo impegno del rappresentante Onu,
mettendoci sulla linea dell’appello che ha fatto il vescovo di Aleppo che ha detto:
“Chiedo alla comunità internazionale di trovare il modo per sedersi intorno a un tavolo
e dialogare”.
D. - Non le sembra però contraddittorio che, pur dando fiducia
a Lakhdar Brahimi, contemporaneamente il Consiglio di Sicurezza dell’Onu abbia sospeso
la missione degli osservatori in Siria, che potevano essere comunque un punto di riferimento
per il mediatore internazionale?
R. - Sì, sicuramente l’Onu dovrebbe essere
più autorevole, ma non dimentichiamo che l’Onu, anche in Iraq e in altre missioni,
ha avuto le sue vittime, attacchi alle sedi, quindi forse ora prevale una certa prudenza
nel non mandare suoi rappresentanti allo sbaraglio. Certo noi dobbiamo spingere l’Onu
perché faccia il possibile e l’impossibile. Io credo che davvero dobbiamo chiedere
alle Nazioni Unite che sia il rappresentante di tutta la comunità internazionale,
che picchi anche i pugni sul tavolo. Se l’Onu non diventa autorevole c’è più spazio
per gli autoritari.