Mons. Santoro: bene l'incontro sull'Ilva, la Chiesa vigilerà sugli impegni presi
“Positivo l’incontro di ieri, ma ora la Chiesa vigilerà sugli impegni assunti”. L’arcivescovo
di Taranto, mons.FilippoSantoro, commenta così la riunione
sull’Ilva tra i ministri dell’Ambiente, Clini, dello Sviluppo, Passera, gli amministratori
locali, i vertici dell’azienda, e i sindacati, presente anche lo stesso arcivescovo.
Scongiurata la chiusura degli impianti, ora partono i lavori per le bonifiche: 146
i milioni di euro investiti. FrancescaSabatinelli ha intervistato mons.
Santoro:
R. - I toni
con la magistratura si sono calmati e la situazione è sicuramente migliorata, nel
senso che è stato indicato l’obiettivo comune: rispondere al dramma sanitario senza
dimenticare la questione dell’occupazione. Quindi, c’è stato sicuramente, nei toni,
un avvicinamento con la magistratura, anche se è stata dichiarata da parte dei ministri
l’opposizione alla chiusura degli impianti.
D. - Non si può negare che proprio
l’azione dei magistrati ha fatto sì che l’Ilva diventasse un caso nazionale …
R.
– Certo! L’azione dei magistrati ha messo in evidenza la verità: che le malattie si
sono sviluppate lungo tutti questi anni e che esigono una risposta costante e precisa.
Sicuramente questo è il merito della magistratura. D’altro lato, in tutti i miei interventi,
ho sempre rispettato l’azione della magistratura, augurando che possa fare il suo
corso. L’incontro di ieri è stato un passo molto importante per il rapporto con i
giudici ma soprattutto sotto il profilo degli impegni concreti, perché siano realizzate
sia bonifiche sul territorio, sia anche miglioramenti negli impianti interni. Questi
sono impegni concreti, da parte dello Stato e anche da parte dell’Ilva, perché la
causa di queste malattie possa essere superata. E’ stato anche importante che mi abbiano
chiamato a partecipare a questo incontro, perché la posizione che abbiamo sempre assunto,
come Chiesa, è di vicinanza alle persone ammalate, che soffrono, ma nello stesso tempo
è un contatto diretto con i lavoratori desiderosi di difendere il loro posto di lavoro.
Noi continueremo in questo cammino, faremo anche un’opera di controllo, di monitoraggio,
degli impegni assunti, affinché possano essere mantenuti. La partita è tutta da giocare.
Adesso che il caso è diventato nazionale la partita si può giocare, e si deve giocare
tutta.
D. - Anche perché se questa partita non si dovesse giocare tutta, e
non si dovesse giocare nelle migliori condizioni, il destino è segnato, questa è "l’ultima
spiaggia"…
R. - Questa è proprio "l’ultima spiaggia". Secondo me qui si può
veramente giocare il futuro, la pace sociale, non solo di Taranto ma anche il futuro
economico di gran parte dell’Italia. Soprattutto si può indicare con un intervento
preciso come sia possibile trasformare una situazione di emergenza in una situazione
virtuosa, che coniughi bene l’occupazione con la difesa dell’ambiente, quello che
noi tutti auspicheremmo.
D. - Questa partita dovrà essere giocata con 146 milioni
di euro che sono stati promessi dall’Ilva. C’è già chi ha detto sono pochi, che non
basteranno mai…
R. - Certo, è vero, sono pochi, ma cominciamo a utilizzare
questi che ci sono stati dati. Uniti agli altri 360 milioni del decreto governativo
sono già un inizio. E’ il segno di un cambiamento anche dell’atteggiamento dell’Ilva
in rapporto alla città, è un’attenzione alla realtà della città. Sono tanti i segni
che ci lasciano ben sperare, però continuiamo a stare in allerta per una soluzione
positiva che, noi auspichiamo, possa avvenire nella concertazione delle forze presenti
e non nella divisione: la divisione è proprio opera del diavolo.