Bonanni (Cisl): nuove offerte politiche a natura popolare
Il mondo politico guarda all’insegnamento di De Gasperi. A Trento si è svolto un dibattito
sulla politica economica dello statista a cui ha partecipato anche il presidente della
Camera Gianfranco Fini. A riflettere sull'attualità del pensiero degasperiano anche
il ministro per la Cooperazione Andrea Riccardi, il presidente delle Acli Andrea Olivero
e il segretario della Cisl Raffaele Bonanni. Ma l’Italia ha bisogno di un nuovo popolarismo?
Alessandro Guarasci ha sentito lo stesso Bonnani.
R.
– Sì, nel senso di seppellire una diffusa subcultura che ha portato alla vocazione
plebiscitaria, presidenzialista, alla verticalizzazione del potere, ritenendo che
il governo nelle società complesse si potesse risolvere attraverso l’affidamento ad
uno delle incombenze di governare. Di qui i leaderismi e subito dopo le oligarchie
che si sono insediate in una politica che ha svuotato la funzione dei partiti. Tornare
al popolarismo, significa ritornare all’impegno di ciascuno a partire dal sussidiario
che è il luogo del governo, della complessità, ma anche della crescita.
D.
– Lei concorda con chi dice che in Italia non serve un nuovo partito cattolico?
R.
– Credo che quello che serva è l’impegno di tanti cattolici, nel sociale e nel politico,
che si prendano le loro responsabilità per ricostruire il tessuto della responsabilità
così carente in Italia, essendo i cittadini primi, i più impegnati.
D. – Ma
lei avrebbe un rapporto preferenziale con i riformisti, oppure, guarderebbe ai cattolici
che sono presenti nei due schieramenti?
R. – Io credo che va riformulata la
proposta politica in tutti gli ambienti culturali italiani. E’ chiaro che se non occorre
un partito di soli cattolici, la scelta migliore penso che sia che i cattolici si
impegnino in un ambito magari molto, molto ampio con altre realtà moderate. Io spero
che ci sia coraggio e responsabilità per compiere questo.
D. – Lei tra un anno
cosa farà?
R. – Continuerò a fare il sindacato, ma sarò anche impegnato nel
contempo perché ci sia una nuova offerta politica. L’autonomia dei corpi intermedi,
quindi anche del sindacato, è a rischio da molti anni a causa del propagarsi di questa
cultura plebiscitaria. Questo, ripeto, ha ridotto fortemente l’autonomia dei corpi
intermedi, ma ha anche svilito fortemente la democrazia stessa. Servono offerte politiche
per costruire realtà a natura popolare.