Polemiche sulla Preghiera per la Francia: mons. Paglia solidale con i vescovi francesi
In tutte le chiese della Francia è risuonata ieri, in occasione della Solennità dell’Assunzione,
la Preghiera alla Vergine per la nazione. Un’antica preghiera caduta in disuso e riproposta
dai vescovi francesi. Si è pregato per le vittime della crisi economica, per la Siria,
i governanti, le famiglie, i giovani. Ma alcuni media hanno scatenato una rovente
polemiche accusando i vescovi di aver mobilitato i cattolici contro il progetto sulle
unioni omosessuali, voluto dal governo di François Hollande. Ma com’è stato recepito
il messaggio di questa preghiera? Justine Vassogne, collega della redazione
francese, lo ha chiesto al giornalista e blogger cattolico Patrice de Plunkett:
R. – Le message
est très bien passé. A Lourdes, par exemple, devant les … Il messaggio è passato
molto bene. A Lourdes, per esempio, alla presenza dei 20 mila fedeli del pellegrinaggio
nazionale, o a Parigi – dove c’ero anch’io – in occasione della grande processione
alla cattedrale di Notre Dame; io stesso ho potuto rilevare che i fedeli non hanno
percepito alcuna ambiguità ascoltando il messaggio. Per loro è stato un appello alla
solidarietà, alla generosità, alla compassione nella società attuale, ed è stato –
ovviamente – anche un appello alla responsabilità dei governanti. Ma non c’è stato
alcun equivoco nella ricezione del messaggio. La polemica c’è stata: ma né ieri né
l’altro ieri e non è venuta dai fedeli cattolici. La polemica è venuta dalla lobby
Lgbt (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) che ha orchestrato la pressione sui
governanti per imporre l’introduzione del matrimonio omosessuale nel Codice civile.
E’ sufficiente leggere il testo della preghiera per rendersi conto che non si è trattato
di una manifestazione politica partigiana: si è trattato semplicemente di un appello
– come ho detto – alla responsabilità di fronte ad un qualcosa di così fondamentalmente
importante com’è la struttura familiare in una società. Nessuna persona ragionevole
ha capito diversamente.
Sulle polemiche che hanno accompagnato la preghiera
per la Francia, ascoltiamo - al microfono di Benedetta Capelli - mons. Vincenzo
Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia:
R. – Sento di
essere solidale con la Conferenza episcopale francese, con il cardinale Vingt-Trois
che esorta a pregare perché i bambini crescano con un padre una madre: perché poi
di questo si tratta. E ha ragione il cardinale Barbarin nel dire che parlare di matrimonio
gay vuol dire uno shock di civiltà. Nessun vuol negare i diritti individuali: assolutamente
no! Ma il matrimonio è un’altra cosa, e la famiglia nasce dal matrimonio. Ecco, tenere
insieme questo plesso che è culturale – ma per noi è anche religioso – credo che sia
una grandissima sfida che dobbiamo affrontare in tutti gli angoli del nostro pianeta.
D.
– Quali sono oggi le minacce contro le famiglie?
R. – Purtroppo, c’è una sorta
di moda culturale che parte dall’esaltazione assoluta dell’individuo. L’individuo
diventa lo snodo di tutto il pensiero, di tutta la politica e dell’economia stessa.
Ma è qui – a mio avviso – la radice della crisi: perché quando si incomincia a distruggere
il “noi” che trova nella famiglia la sua prima cellula, mettiamo in crisi la stessa
struttura della società. A me ha fatto molto impressione, ad esempio, recuperare la
formula di Cicerone che, ovviamente non era cristiano, e che definiva la famiglia
“principium urbis et quasi seminarium rei publicae” vale a dire che la famiglia quasi
diventa il genio per l’edificazione della città e della società. Ora, non difenderla
anzi, ferirla, direi bastonarla come sta accadendo, è veramente miope. In Italia,
se non ci fosse stata la realtà familiare, questa crisi economica sarebbe stata drammatica,
soprattutto per i più giovani. Ecco perché io credo che dobbiamo recuperare la concezione
della famiglia come risorsa indispensabile per l’umanità. Purtroppo, si sta rafforzando
sempre più la convinzione che la famiglia sia un peso e non una risorsa. Ed è questa
una battaglia enorme e centrale che dobbiamo fare tutti: ovviamente i credenti, ma
anche attraverso un’alleanza più larga possibile. La crisi contemporanea, se non rinsalda
anche culturalmente la centralità della famiglia, rischia di avere un esito certamente
più difficile, se non più drammatico.