2012-08-16 14:29:01

Cinque Paesi arabi invitano i propri connazionali a lasciare il Libano


Cinque Paesi arabi del Golfo hanno chiesto ieri ai loro cittadini di lasciare il Libano, a causa dei rischi per la sicurezza legati all'aggravarsi della crisi in Siria. Si tratta di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Bahrein e Kuwait. I cinque Paesi hanno invitato alla prudenza i concittadini che non possono rientrare in patria. I rischi sono legati a possibili rappresaglie di sciiti (vicini agli alawiti di Assad) contro Paesi a maggioranza sunnita, che sarebbero più vicini ai ribelli. Dei motivi di preoccupazione Fausta Speranza ha parlato con padre Samir Khalil Samir, docente di Storia della cultura araba e islamologia all’Università Saint Joseph di Beirut e al Pontificio Istituto Orientale di Roma:RealAudioMP3

R. – Si capisce questa reazione, anche considerando che sempre più profughi arrivano in Libano, che è un Paese piccolo, che ha una situazione fragile. Ci sono persone simpatizzanti del regime che appartengono agli sciiti, altri che sono su posizioni opposte e appartengono ai sunniti, altri sono cristiani e sono preoccupati qualunque siano gli sviluppi. La situazione libanese è sempre molto delicata e il minimo cambiamento altrove può ripercuotersi sulla situazione libanese. Questo da sempre.

D. – Che cosa dire di questi equilibri tra sciiti e sunniti? Sappiamo che la famiglia di Assad, presidente della Siria, è alawita, una fazione degli sciiti…

R. – L’11 per cento della popolazione siriana è alawita, appartiene allo sciismo ed è collegata, da una parte, anche politicamente all’Iran, e dall’altra ad Hezbollah. Questo fatto crea una difficoltà in tutto il Medio Oriente perché purtroppo sunniti e sciiti sono in qualche modo contrapposti ancora più di quanto si possa immaginare di musulmani e cristiani proprio perché appartengono alla stessa tradizione ma non sono d’accordo tra di loro. La rivoluzione in Siria è nata come un’opposizione simile a quella in Tunisia, Libia e Egitto, cioè una reazione contro la dittatura per una maggiore libertà e uguaglianza tra tutti, ma ora sta diventando una reazione di sunniti contro sciiti. Anche il sostegno della Turchia viene a confermare questo. Per questi motivi la situazione in Siria è esplosiva e non si vede come arrivare a una formula che possa unire.

D. – Quale può essere una via d’uscita in questo contesto?

R. – L’unica via è quella di dire: vogliamo vivere come cittadini indipendentemente dalle nostre tradizioni religiose. Ma il Medio Oriente non è preparato a questo e l’unica via d’uscita, non solo per la Siria ma anche per l’Egitto e ovviamente per il Libano, è trovare una soluzione dove ogni gruppo abbia pieno diritto ad avere la propria tradizione, i propri costumi, ecc., che ci sia una linea comune che rispetti la religione senza appartenere a una fazione religiosa.







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