A sette anni dalla morte di frère Roger, resta viva la sua eredità nella comunità
di Taizé
Sette anni fa, il 16 agosto 2005, moriva frère Roger Schultz, fondatore della Comunità
ecumenica di Taizé, ucciso da una squilibrata mentre celebrava la Messa. Taizé, fondata
nel 1940, è una comunità monastica, basata sull’accoglienza e sulla fratellanza universale
e conta oggi un centinaio di confratelli. Sull’eredità di frère Roger, Michele
Raviart ha intervistato frère David, uno dei membri della comunità:
R. – Quello
che è bello è che l’eredità di frère Roger è ancora viva nella vita della comunità.
Possiamo vederlo in tutti i giovani che visitano la comunità ogni giorno e che partecipano
agli incontri animati dalla comunità. Adesso sono attesi 4 mila giovani e vivere questo
giorno di ringraziamento per la vita di frère Roger è bellissimo.
D. – Qual
è stato il rapporto di frère Roger e in, generale, di Taizé, con i Pontefici?
R.
– E’ dagli anni ’50 che frère Roger andava a Roma regolarmente per incontrare il Santo
Padre, per parlare, per vivere la comunione in una forma molto concreta. Essendo,
infatti, una comunione ecumenica noi abbiamo nella comunità fratelli provenienti da
diverse Chiese cristiane. E’ importantissimo che i segni di comunione siano visibili,
siano concreti. E questa ricerca di comunione con Roma e con il Santo Padre è stata
molto, molto presente sin da Pio XII. Poi con Giovanni Paolo II, frère Roger andava
ogni anno a Roma per incontrarlo. E questa relazione, questo rapporto continua ancora
adesso.
D. – In questi giorni si festeggiano i 50 anni della Chiesa della Riconciliazione
sulla collina di Taizé. Come è stato vissuto questo evento dalla comunità?
R.
– Tanta gente, tanti giovani sono venuti a trovare Dio in questa chiesa e hanno preso
tante decisioni importanti nella loro vita in questo tempio. Dobbiamo pregare per
tutti quelli che sono passati qui e anche ricordare che questa chiesa è nata come
un progetto di riconciliazione tra tedeschi e francesi. Dobbiamo essere ancora attenti
ai segni di riconciliazione...
D. – Taizé si occupa anche di solidarietà internazionale.
Ci vuol parlare del progetto “Operazione Speranza” in Sud Sudan?
R. – Frère
Alois, il priore della comunità, ha pensato quest’anno di poter fare un gesto concreto
di aiuto in un Paese nuovo, il Sudan del Sud, e aiutare i giovani, i bambini, che
non hanno avuto un’educazione, in 20 anni di guerra, con una scuola. Uno dei nostri
fratelli della comunità è andato in Sud Sudan, ha visto questa iniziativa. Noi abbiamo
pensato che sia importante appoggiarla e lasciare che lo facciano tutti quelli che
vogliono partecipare con noi a questo progetto.
D. – A fine anno si terrà a
Roma l’incontro dei giovani di Taizé, come vi state preparando?
R. – Abbiamo
ogni anno un incontro europeo, dove giovani da tutta Europa e anche da altri continenti
vengono per 6 giorni di preghiera e d’incontro. 25 anni dopo l’ultimo incontro ritorniamo
a Roma e possiamo dire che c’è gioia e un’accoglienza molto calorosa, molto bella,
da parte della Chiesa di Roma, delle parrocchie, dei preti e anche della città, del
comune, delle autorità civili. Sarà un bell’incontro.