Inaugurata chiesa in legno per i terremotati di Novi di Modena, donata da Telepace
In occasione della Festa dell’Assunta è stata inaugurata a Novi di Modena, uno dei
centri più colpiti dal terremoto in Emilia dello scorso 29 maggio, la nuova chiesa
dedicata a “Maria, stella dell’evangelizzazione” e al Beato Giovanni Paolo II. La
chiesa, costruita totalmente in legno, è stata donata dall’emittente televisiva cattolica
Telepace, il cui direttore, don Guido Todeschini, ha concelebrato la Messa col vescovo
di Carpi, Francesco Cavina. Federico Piana ha intervistato il parroco di Novi,
don Ivano Zanoni:
R. - In quella
giornata del terremoto eravamo tutti costernati, nel senso che non soltanto avevamo
perduto la chiesa ma avevamo anche un po’ terremotati nel nostro spirito. Poi cammin
facendo, giorno dopo giorno, arrivavano tanti gesti di solidarietà, tanti atti di
bontà, tanti atti di condivisione del nostro dolore. Un grande segno di comunione
di fraternità è arrivato da Telepace, guidata da don Guido Todeschini, che ci ha offerto
questa possibilità di avere una nuova chiesa in legno, prefabbricata. Abbiamo colto
al volo questa offerta e oggi siamo qui per inaugurare questo edificio che è molto
bello, anche da un punto di vista estetico, si presenta molto bene, è collegato in
un contesto del centro parrocchiale dove c’è una zona verde, dove ci sono altre strutture
che hanno lo stesso colore, la stessa tinteggiatura... Insomma sembra che questa chiesa
ci sia sempre stata o che quantomeno abbia trovato il posto giusto qui nella nostra
comunità parrocchiale.
D. - Cosa significa questo gesto di speranza per le
persone che hanno provato così tanto dolore per questo terremoto?
R. - Proprio
così. Quando ti capita un evento sismico, questa calamità naturale, ti senti smarrito
perché di fronte alla natura che ha una potenza straordinaria l’uomo si sente come
un verme. Hai paura di tutto. Ancora oggi la paura non è passata, le scosse continuano
lievemente, perché lo sciame sismico si va spegnendo, però abbiamo ancora tanta paura.
Ma bisognava ripartire subito, celebrare l’Eucaristia, riunire il popolo di Dio, i
fedeli, per non dare la sensazione che eravamo allo sbando. In un primo tempo ci siamo
trovati all’aperto nel cortile della scuola materna, l’unico edificio agibile era
la scuola dell’infanzia parrocchiale. Allora abbiamo cercato di farci coraggio, di
riunire la gente la domenica per la Messa festiva. Devo dire che man mano che passava
il tempo si aveva sempre più la voglia, un desiderio grande, di celebrare l’Eucaristia
in un luogo giusto in un luogo dove fosse possibile ascoltare e meditare in silenzio
la Parola di Dio.
D. – Questa è la prima chiesa in assoluto del post-terremoto,
vuol essere in qualche modo anche un apripista nella speranza che altre chiese vengano
ricostruite?
R. – Quando penso che c’era soltanto una piattaforma di cemento
e oggi abbiamo una chiesa costruita con tante ore di lavoro di tante persone, di tanti
volontari, e quindi è sorta una chiesa di 22 metri per 10, capace di contenere più
di 250 persone, 150 persone a sedere, quasi, quasi non credo ai miei occhi! Credo
che questo sia un bel segno di speranza anche per le altre comunità.
Ha presieduto
la Messa per l’inaugurazione della nuova chiesa di Novi il vescovo di Carpi, mons.
Francesco Cavina. Federico Piana lo ha intervistato:
R. – Maria assunta
in Cielo è la patrona principale della diocesi e quindi per noi la solennità dell’Assunta
ha un significato molto particolare. Nonostante l’inagibilità, nella stragrande maggioranza,
delle nostre chiese, compresa la cattedrale, abbiamo voluto mantenere a tutti i costi
che la Festa si svolgesse secondo i canoni tradizionali, quindi la celebrazione della
Messa alle 8 della mattina, poi la processione e la benedizione alla città, alla diocesi
di Carpi. Io credo che attraverso questa Solennità possiamo veramente dire che abbiamo
e intendiamo affidare la nostra vita nelle mani della Madonna.
D. – Qual è
la preghiera che in questo momento così particolare, così doloroso, la sua diocesi
sente di rivolgere a Maria?
R. - In questa solennità vogliamo chiedere alla
Madonna che non permetta che lo sconforto, la delusione, la tristezza, pervadano la
nostra anima, ma che dia nuovo slancio alla sete, alla speranza e nuovo splendore
all’amore. Dato che dobbiamo ricominciare la ricostruzione morale e spirituale anche
materiale delle nostre comunità, proprio in questo impegno così gravoso, io mi sono
permesso di sottolineare che questo impegno non deve far sì che si spenga in noi il
“tormento dell’infinito”, questo desiderio di Dio, della patria del Cielo e non dimenticare
che, comunque sia, la nostra vita è una tappa, anche se dolorosa, è una tappa verso
un destino che è un destino di felicità, di gloria, di beatitudine. Quindi credo che
in questa Solennità ciò che cerco e che ho voluto trasmettere sia proprio chiedere
alla Madonna di mostrarci ciò che veramente è essenziale e importante per la nostra
vita, di cui noi abbiamo assolutamente bisogno, e questo Qualcuno è proprio il Signore.
D.
- A che punto è la ricostruzione?
R. – Parlare di ricostruzione è ancora molto
azzardato. Stiamo facendo tutta una serie di opere di messa in sicurezza delle strutture,
soprattutto chiese e campanili che corrono il rischio di crollare. Questo è il grande
impegno sul quale stiamo lavorando e proprio prima degli inizi di agosto, alla fine
del mese di luglio, si sono aperti tantissimi cantieri proprio per iniziare quest’opera
di messa in sicurezza.