Il Papa all'Angelus: in Maria contempliamo la gloria a cui siamo chiamati.
Il Papa, ieri a mezzogiorno, ha presieduto, nel cortile del Palazzo apostolico di
Castel Gandolfo, la tradizionale preghiera dell’Angelus. Nella catechesi ha proseguito
la sua riflessione sulla Festa dell’Assunzione ricordando che si tratta di una celebrazione
che “affonda le radici nella fede e nel culto dei primi secoli della Chiesa, per quella
profonda devozione verso la Madre di Dio che è andata sviluppandosi progressivamente
nella Comunità cristiana”. Il servizio di Luca Collodi.
Per capire l’Assunzione
di Maria al Cielo il Papa invita “a guardare alla Pasqua, il grande Mistero della
nostra salvezza, che segna il passaggio di Gesù alla Gloria del Padre attraverso la
Passione, morte e risurrezione”. “Maria – ha spiegato Benedetto XVI – che ha generato
il figlio di Dio nella carne, è la creatura più inserita in questo mistero. Redenta
fin dal primo istante della sua vita e associata in modo del tutto particolare alla
passione e alla gloria del suo Figlio”. “L’Assunzione al Cielo di Maria è pertanto
il mistero della Pasqua di Cristo pienamente realizzato in Lei”:
“Ma l’Assunzione
è una realtà che tocca anche noi, perché ci indica in modo luminoso il nostro destino,
quello dell’umanità e della storia. In Maria, infatti contempliamo quella realtà di
gloria a cui è chiamato ciascuno di noi e tutta la Chiesa”.
Ricordando
il brano del Vangelo di Luca nella Solennità dell’Assunzione, che racconta la visita
di Maria ad Elisabetta in cui la Madonna è proclamata benedetta fra tutte le donne,
il Papa non ha mancato di ricordare la profonda fede di Maria:
“Ella si
colloca tra i ’ poveri’ e gli ‘umilì’, che non fanno affidamento sulle proprie forze,
ma che si fidano di Dio, che fanno spazio alla sua azione capace di operare cose grandi
proprio nella debolezza. Se l’Assunzione ci apre al futuro luminoso che ci aspetta,
ci invita anche con forza ad affidarci di più a Dio, a seguire la sua Parola, a ricercare
e compiere la sua volontà ogni giorno: è questa la via che ci rende ‘beati’ nel nostro
pellegrinaggio terreno e ci apre le porte del Cielo”.