2012-08-14 14:33:26

Ilva. Clini: a rischio sistema industriale italiano. Mons. Santoro: bonificare subito per salvare il lavoro


Vicenda Ilva: presentati al Tribunale del Riesame due ricorsi da parte dell’azienda contro gli ultimi provvedimenti del Gip di Taranto, Patrizia Todisco. Per il presidente dello stabilimento siderurgico, Bruno Ferrante, l’ordinanza del Gip che ha imposto di fermare gli impianti sequestrati “si sostanzia nell’usurpazione dei poteri attribuiti ad altri organi giurisdizionali”, come Riesame e Procura. Il servizio di Amedeo Lomonaco: RealAudioMP3

Il futuro dell’Ilva è sempre più incerto. Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha escluso per il momento un decreto d’urgenza per non sovrapporre ulteriori procedure. Intervenendo alla Camera ha affermato che, con “l'incertezza sui ruoli generata dall'azione della Procura”, è a rischio il sistema industriale italiano. Per il governo, che sta valutando se sollevare il conflitto di attribuzione, la finalità – ha aggiunto il ministro Clini - è chiarire i termini dei ruoli, non aprire un conflitto con la magistratura. L'Organizzazione Mondiale della Sanità è pronta ad assistere l'Italia negli studi di valutazione sui rischi per la salute relativi all’Ilva e collaborerà al monitoraggio ambientale della città di Taranto. La situazione è da seguire con molta attenzione ed il governo - ha detto il ministro della Salute Renato Balduzzi - elaborerà una strategia sanitaria per Taranto, condivisa con la Regione. Già nel 1997 uno studio commissionato dall’allora ministro Edo Ronchi aveva rilevato aumenti della mortalità per tumore nell'area di Taranto paragonabili a quelli trovati in questi mesi.

Si devono evitare contrapposizioni e soprattutto conciliare salute e lavoro, come sottolinea al microfono di Luca Collodi l’arcivescovo di Taranto mons. Filippo Santoro: RealAudioMP3

R. - Lavoro e salute non possono essere in opposizione. Nella situazione attuale, vediamo seriamente minacciata la possibilità del lavoro, e seriamente attaccata la salute. Per cui, una soluzione che potrebbe essere realizzata è quella di continuare l’esperienza lavorativa, altrimenti 15 mila persone perderebbero il posto di lavoro. In tempi di crisi, una disoccupazione in massa è un problema molto grave e già ci sono molte famiglie che, angosciate, vengono a visitarmi. Dall’altro lato, l’iniziativa della magistratura ha messo in evidenza - più di quanto non lo sapessimo - la gravità dell’attacco alla salute fatto dalle emissioni che contaminano l’ambiente. Il mio giudizio è che lo Spirito ci illumini in una soluzione che contempli l’attenzione ai due aspetti. E penso che se lo Stato decide di intervenire, si può dare continuità al lavoro, mettendo però in atto subito le bonifiche richieste e auspicate.

D. - Perché su una fabbrica come l’Ilva, vitale per l’economia italiana, si deve arrivare a Ferragosto con uno scontro tra poteri dello Stato?

R. - C’è qualcosa che non funziona. Quello che ho auspicato da subito è che la questione dell’Ilva fosse considerata come questione nazionale. Alla mia prima partecipazione all’Assemblea generale della Cei - sono a Taranto dall’inizio di gennaio - dopo la prolusione del cardinale Bagnasco che insisteva sul tema del lavoro, ho detto che volevo e voglio collocare questa vertenza come elemento di condivisone per tutta la Chiesa italiana. Perciò, il primo aspetto che ha reso grave e quindi è venuto ad essere un elemento turbativo di questa estate, è stato proprio quello di aver lasciato il problema limitato ad una situazione locale.

D. - Quindi la vertenza dell’Ilva, mons. Santoro, è un esempio di cattiva gestione del bene comune?

R. - Certamente. È un esempio del predominio dell’interesse particolare sull’interesse del bene comune.

D. - I lavoratori dell’Ilva sembrano però spaccarsi tra chi difende la salute e chi il lavoro...

R. - Sembrano spaccarsi, ma anche qui, obbediscono più ad orientamenti – diciamo - “politici”: voglio vedere cosa rispondono quelli che non difendono il posto di lavoro davanti alla prospettiva di essere mandati via, di essere licenziati. Il mio orientamento è che serve un sacrificio comune, per il bene di tutti. Quindi, che lo stabilimento continui la produzione - magari ridotta - e che l’intervento dello Stato ponga in atto da subito le misure che tendono a realizzare le bonifiche, senza dilazionare più quest’azione di miglioramento di un’industria sostenibile. Perciò, una riduzione della produzione, un sacrificio - ma allo stesso tempo - un intervento deciso senza procrastinare nulla nell’azione delle bonifiche.







All the contents on this site are copyrighted ©.