2012-08-13 08:13:21

Siria: ad Aleppo e a Damasco si continua a combattere


Guerra aperta in Siria. Diverse le zone del Paese nelle quali si sta consumando il drammatico scontro tra esercito fedele al presidente Assad e le milizie dell’opposizione. Anche ieri quasi 100 vittime. Come sempre nodo cruciale delle violenze la città di Aleppo. Ce ne parla Marina Calculli: RealAudioMP3

La Lega araba, intanto, ha rinviato a tempo indeterminato il vertice nel quale avrebbe dovuto discutere la sostituzione dell'inviato Kofi Annan. In ballo c'e' il nome dell’algerino Lakhdar Brahimi, già ex inviato dell'Onu in Iraq. ma quali possibilità concrete ha il diplomatico di riuscire la dove non è riuscito Kofi Annan. Davide Maggiore lo ha chiesto a Ugo Tramballi, inviato speciale del Sole 24 Ore: RealAudioMP3

R. - Brahimi è una persona degnissima come tra l’altro lo era Kofi Annan. Il problema non è la persona, l’incarico. Il problema è l’obiettivo. L’obiettivo non lo raggiungerà Brahimi come non lo ha raggiunto Kofi Annan, perché le parti sul campo non hanno alcuna intenzione di aderire, nei fatti, alle richieste, al tentativo di accordo sponsorizzato dalle Nazioni Unite. Continuano sul campo, a fare la loro guerra.

D. - Neanche l’esperienza precedente di Brahimi, in conflitti come quelli dell’Iraq e dell’Afghanistan, può essere un aiuto in questo senso?

R. - Brahimi ha avuto qualche piccolo successo in Afghanistan, ma il Paese oggi non è molto più stabile e molto più pacificato di quanto lo fosse prima; qualsiasi proposta è destinata a fallire se non viene accettata e accolta dalle parti in causa.

D. - D’altra parte, Hillary Clinton è in Turchia per discutere della crisi siriana. Perché questo intervento diretto degli Stati Uniti?

R. - Il fatto che il segretario di Stato Usa vada ad Istanbul - certamente anche a parlare di Siria - non vuol dire un coinvolgimento diretto più di quanto gli americani siano già coinvolti, devo dire con molta attenzione e con un certo distacco e con una certa intelligenza politica. L’internazionalizzazione del conflitto è sotto traccia fin dal suo inizio, e in qualche modo l’ha sancita il ministro degli Esteri iraniano, ricordando che l’Iran non accetterà mai la caduta del regime siriano. In qualche modo, certo, il viaggio di Hillary Clinton in Turchia è anche una risposta agli iraniani, ma non credo che, almeno per il momento, nessun occidentale sotto qualsiasi forma - Nazioni Unite, Nato, Stati Uniti, Unione Europea - abbia alcuna intenzione di essere coinvolto militarmente nel conflitto siriano.

D. - Da parte statunitense non si può quindi ipotizzare una sorta di "seconda linea", parallela o opposta, a quella delle Nazioni Unite?

R. - Posto che esista un piano americano della risoluzione del conflitto, o se decidessero di averne uno, non credo che sarebbe in conflitto con quello delle Nazioni Unite. Ormai anche le Nazioni Unite hanno capito che non c’è soluzione se Bashar al-Assad e il vertice dell’attuale regime non fanno un passo indietro. Io credo che gli Stati Uniti abbiano tutto l’interesse a rafforzare un’eventuale proposta dalle Nazioni Unite, che però al momento non c’è. Al momento c’è uno stallo totale, nel senso che non è possibile alcun negoziato, e non è possibile alcun intervento militare. La Siria ha una massa critica, ha una geopolitica completamente diverse dalla Libia. Quindi ci dobbiamo aspettare - credo - un conflitto molto lungo. Del resto la guerra civile libanese scoppiò nel 1975 e terminò nel 1990 con alti e bassi, con guerre civili diverse all’interno della grande guerra civile libanese. Io credo che dobbiamo aspettarci qualcosa di simile al conflitto libanese.

D. - Quale impatto ulteriore può avere la crisi siriana sul resto della regione, e quanto vasto?

R. - Diciamo che a Bashar Al Assad l’acqua è arrivata alla cintola. Nel momento in cui l’acqua arrivasse al collo, gli Hezbollah libanesi e l'Iran soprattutto, non potrebbero accettare la caduta del regime di Assad o, quanto meno, il trasferimento della Siria nel fronte non dico tanto occidentale, quanto quello sunnita. Questo potrebbe, in ogni momento, provocare un conflitto regionale.

Ultimo aggiornamento: 12 agosto 2012







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