"Il bilancio,
per me, è altamente positivo, perché ho percepito nell’esperienza degli atleti, nell’incontro
con molti di loro, questo desiderio di infinito, di assoluto, di trascendente". Per
don Mario Lusek, cappellano della spedizione olimpica azzurra, "le tensioni della
vigilia creavano delle ansie e delle preoccupazioni, ma, di fatto, sia il clima della
città, sia il rapporto stretto che esisteva tra città e villaggio olimpico – non erano
mondi separati o mondi distanti, ma mondi integrati – la multiculturalità della città
stessa ha favorito proprio questa osmosi tra le diversità. L’evento non è stato
un evento fine a se stesso, ma lascerà sicuramente una traccia, che anche le comunità
locali sono chiamate a valorizzare". Dal 29 agosto iniziano i Giochi Paraolimpici.
"Continua questa esperienza di festa e di gioia ancora di più, perché i giochi paraolimpici
parlano di integrazione, di superamento di barriere e di un confronto a tutto campo
con tutte le tipologie di persone, abili o meno abili che siano. Al centro, infatti,
viene rimessa la persona in quanto tale e mettendo al centro la persona si mette al
centro quello che la persona rappresenta. Per noi credenti è l’immagine di Dio, quindi
l’immagine della vita. E’ vita, voglia di vivere, voglia di esistere, voglia di fare
festa. (a cura di Benedetta Capelli)