Il Museo diocesano di Agrigento presenta la fede attraverso l’arte
Speciali aperture al pubblico questa estate del Museo diocesano di Agrigento, in Sicilia.
Un programma di eventi culturali ad ingresso libero proposti nei fine settimana, sta
richiamando un numero sempre più ampio di persone alle quali la Chiesa agrigentina
vuole aprire spazi di incontro e di dialogo. Concerti, serate di letteratura e degustazioni
stanno offrendo nuove modalità di aggregazioni nella diocesi. Ne parla al microfono
di Tiziana Campisi, don Giuseppe Pontillo, direttore del Museo Diocesano
di Agrigento.
R. - La diocesi
si deve manifestare come Chiesta aperta non solo attraverso la catechesi, il culto
e la carità; ma la catechesi, il culto e la carità devono essere espressi attraverso
forme che non sono né accessorie né sussidiarie, ma che fanno parte proprio della
natura stessa della Chiesa. La Chiesa, nel corso della storia, è stata la prima promotrice
della cultura attraverso l’arte e della fede attraverso l’arte. Il Museo diocesano
e l’Ufficio Beni culturali ed ecclesiastici di Agrigento, con gli itinerari di arte
e fede, hanno proprio questo fine: aiutare ad entrare in relazione con la dimensione
architettonica e con la dimensione artistica con una nuova proposta, che non passa
solo dal classico annunzio catechistico o catechetico, ma passa anche attraverso la
riscoperta del messaggio che l’architettura sacra e l’arte sacra può mandare ad una
realtà che talvolta si sente distante da quelli che sono i canali ordinari che la
Chiesa utilizza. Quindi, le iniziative che abbiamo pensato questa estate, aprendo
le porte del Palazzo arcivescovile di Agrigento, intendono far vivere il luogo della
fede - che comunemente viene interpretato come un luogo della gestione del potere
ecclesiastico - come luogo della comunione attorno al vescovo.
D. - Quali
altri spazi la Chiesa sta utilizzando per andare incontro al mondo e soprattutto per
prepararsi alla nuova evangelizzazione?
R. - In diocesi, nell’ambito ecclesiale,
ad esempio, le chiese che erano chiuse al culto sono state individuate come poli culturali,
attraverso i quali far passare un certo tipo di messaggio che può raggiungere cattolici
e non.