Appello degli ordinari di Terra Santa per fermare il traffico di esseri umani nel
Sinai
Gli ordinari cattolici di Terra Santa (Aocts) hanno espresso “profonda preoccupazione”
per il traffico di esseri umani nel Sinai e “per la sorte dei richiedenti asilo africani
che sono stati rapiti durante il loro passaggio attraverso il Sinai”. Come riportato
dal Sir, l’appello è stato sottoscritto da venti leaders religiosi cattolici, tra
cui Fouad Twal, patriarca latino di Gerusalemme, padre Pierbattista Pizzaballa, Custode
di Terra Santa, mons. Giorgio Lingua, nunzio in Iraq, e mons. Antonio Franco, nunzio
in Israele. “Nei giorni scorsi ci sono stati cambiamenti drammatici della situazione
in Sinai. Con il dispiegamento di truppe egiziane, a seguito degli incidenti violenti
nella zona di confine israelo-egiziano, si è aperta un’opportunità che potrebbe fermare
questa piaga che sono le prigioni e i campi di tortura nel Sinai”. “Le autorità egiziane
– prosegue il comunicato - hanno dichiarato di non essere in grado di agire in questa
zona ‘fuori legge’ nel Sinai e contro le bande criminali che approfittano dei richiedenti
asilo africani. Nonostante la crescente pressione internazionale, i funzionari egiziani
hanno ripetutamente spiegato che a causa delle restrizioni degli accordi di Camp David
del 1978 e la smilitarizzazione di questa zona, l'Egitto non può intraprendere le
azioni necessarie. Questo immobilismo del governo centrale ha lasciato posto ai campi
di tortura”. La situazione oggi potrebbe però cambiare: “Il recente dispiegamento
di forze - per gli ordinari cattolici - consente alle autorità di chiudere i campi
e garantire che la tratta di esseri umani venga fermata. In questo momento, ci sono
sempre centinaia di persone (principalmente da Sudan ed Eritrea) detenuti in questi
campi nel Sinai. Vengono torturati (appesi, bruciati con ferri roventi, folgorati
e sistematicamente violentati). Tutto questo è stato documentato dagli attivisti che
credono coraggiosamente ai diritti umani”. Il messaggio conclude con l’appello affinché
“il grido degli oppressi sia udito da coloro che oggi hanno la possibilità di liberarli
dalla prigionia”. Questo non è il primo appello contro lo scempio del traffico di
esseri umani nel Sinai. Lo scorso 20 marzo ne era stato lanciato un altro che riprendeva
le parole di Benedetto XVI del 5 dicembre 2010 con cui il Pontefice esortava la comunità
internazionale a prestare attenzione “alle vittime dei trafficanti e dei criminali,
degli ostaggi eritrei e di altre nazionalità nel deserto del Sinai”. In quel primo
messaggio l’Aocts chiedeva alle autorità israeliane e egiziane di “intensificare gli
sforzi per lottare contro la tratta di esseri umani nel Sinai”. (L.P.)