Siria: ancora scontri ad Aleppo. Dopo Kofi Annan spazio a Brahimi
Situazione sempre più caotica in Siria, con combattimenti che, oltre ad Aleppo, si
segnalano anche in altre zone del Paese. Una situazione che rende sempre più drammatica
la condizione dei civili che sempre più in massa fuggono dalle violenze. Intanto la
comunità internazionale cerca di riorganizzare un tentativo di mediazione dopo le
dimissioni di Kofi Annan dal ruolo di rappresentante di Onu e Lega Araba per la Siria.
Sentiamo Marina Calculli:
I ribelli
hanno tentato il contrattacco ad Aleppo dopo la ritirata di giovedì imposta dai lealisti.
La battaglia è stata durissima e diverse decine di militanti e civili sono rimasti
uccisi. Nel quartiere di Tariq-al-Bab una scarica di artiglieria ha freddato un gruppo
di persone in fila per comprare del pane. Da Washington arrivano intanto nuove sanzioni
contro il regime. Ad essere colpita stavolta è stata Sydrol, una compagnia pertrolifera
connessa all’Iran. E’ intanto quasi certo il nome del successore di Kofi Annan alla
carica di emissario per la Lega Araba e l’ONU sulla questione siriana. La nomina attesa
è quella di Lakhdar Brahimi, ex ministro degli esteri algerino e già diplomatico per
conto dell’Onu in Afghanistan. Nel frattempo in alcune città siriane i civili sono
tornati a sfidare la strada, manifestando e gridando contro Assad nel venerdì della
preghiera di ieri, mentre si rinfiamma il confine con la Giordania. In tantissimi
cercano di fuggire disperatamente dalla Siria. Secondo l’Onu dall’inizio della rivoluzione
circa 150mila civili si sono rifugiati nei paesi vicini.
Un appello al dialogo
nazionale, a metter fine allo spargimento di sangue e una proposta di Teheran come
mediatore di pace. Questo l'obiettivo della conferenza sulla Siria ospitata dall’Iran
con la partecipazione di 29 Paesi, tra i quali Cina e Russia. Lo stesso mediatore
di Onu e Lega Araba, Annan aveva proposto un ruolo di primo piano della Repubblica
Islamica; ipotesi che era stata scartata dall’Occidente. Come leggere, dunque, questa
iniziativa diplomatica oggi? Salvatore Sabatino lo ha chiesto ad Antonello
Sacchetti, esperto di questioni iraniane:
R. – E’ sicuramente
un tentativo di uscire da un isolamento, per l'Iran, un isolamento diplomatico, internazionale
e di geopolitica. Per molti mesi Teheran ha continuato a dire che mentre altre “primavere
arabe” – come quella egiziana – avevano un movimento popolare alla base, in Siria
si trattava, invece, di un complotto. Adesso ha cambiato prospettiva, ha cambiato
atteggiamento. Si tratta, insomma, di un tentativo di porre fine o di porre comunque
rimedio a una situazione che è molto preoccupante per la stessa Teheran.
D.
– Bisogna sottolineare che ci sono grossi interessi in campo per quanto riguarda l’Iran
in Siria… R. – Sicuramente. La Siria è l’unico Paese con cui l’Iran ha un’alleanza
militare, un alleanza strategica. Ma credo che non ci sia soltanto questo: credo che
siano in atto delle dinamiche sotterranee molto importanti. L’appello di Salehi, il
ministro degli Esteri - e secondo alcuni il possibile vincitore delle prossime elezioni
presidenziali del 2013 - è un appello che per certi versi è anche molto sorprendente
per le parole che ha usato: ha parlato di diritti, del diritto del popolo siriano
alla democrazia, alla libertà e a libere elezioni. Il che fa molto pensare….
D.
– Certamente non mancano delle frizioni tra l’Iran e la Comunità internazionale e
questo soprattutto a causa del suo programma nucleare. Ma questa iniziativa può aiutare
Teheran a far scendere la tensione o può addirittura peggiorare la situazione?
R.
– Io credo che possa servire. Vorrei anche ricordare che in passato l’Iran ha giocato
ruoli importanti in altre crisi internazionali: in Afghanistan fu uno dei Paesi più
attivi e non solo nel momento della guerra ai talebani, ma anche poi nella successiva
Conferenza di Bonn per gli aiuti. L’Iran, quando vuole e quando è messo in condizione
di farlo, può giocare un ruolo diplomatico anche molto importante. Va anche detto
che, secondo me, l’errore è stato fatto dall’Occidente quando due mesi fa è stato
chiesto che l’Iran non partecipasse ai primi incontri. Qui è chiaro che si tratta
di una partita molto, molto aperta. Bisogna vedere ora quali saranno le prossime mosse.
D. – L’Iran sciita appoggia il presidente siriano e si propone come mediatore
di pace; la Turchia sunnita, invece, sostiene i ribelli. E proprio qui è in arrivo
Hillary Clinton: insomma Teheran ed Ankara si confermano attori non solo della crisi
siriana, ma – possiamo dire – dell’intera regione...
R. – Sì, volendo andare
indietro nella storia, potremmo risalire a rivalità secolari tra Ottomani e Persiani.
In realtà è interessante notare come oramai da qualche anno gli attori più attivi
e più dinamici dello scenario mediorientale siano Paesi non arabi: siano la Turchia,
la Persia e Israele ovviamente. Se noi pensiamo allo scenario mediorientale di 30
anni fa, vediamo come altri Paesi in questo momento siano fuori gioco o comunque in
un piano secondario. Sicuramente si scontrano interessi diversi. Io sono sempre abbastanza
restio a credere che si tratti di interessi legati alla religione, anche perché l’Iran,
nel corso della sua storia e parlo della Repubblica Islamica, ha sempre dimostrato
di avere una politica estera molto pragmatica e a tratti anche molto cinica, ma non
ideologica.