2012-08-11 08:18:16

Siria: ancora scontri ad Aleppo. Dopo Kofi Annan spazio a Brahimi


Situazione sempre più caotica in Siria, con combattimenti che, oltre ad Aleppo, si segnalano anche in altre zone del Paese. Una situazione che rende sempre più drammatica la condizione dei civili che sempre più in massa fuggono dalle violenze. Intanto la comunità internazionale cerca di riorganizzare un tentativo di mediazione dopo le dimissioni di Kofi Annan dal ruolo di rappresentante di Onu e Lega Araba per la Siria. Sentiamo Marina Calculli: RealAudioMP3

I ribelli hanno tentato il contrattacco ad Aleppo dopo la ritirata di giovedì imposta dai lealisti. La battaglia è stata durissima e diverse decine di militanti e civili sono rimasti uccisi. Nel quartiere di Tariq-al-Bab una scarica di artiglieria ha freddato un gruppo di persone in fila per comprare del pane. Da Washington arrivano intanto nuove sanzioni contro il regime. Ad essere colpita stavolta è stata Sydrol, una compagnia pertrolifera connessa all’Iran. E’ intanto quasi certo il nome del successore di Kofi Annan alla carica di emissario per la Lega Araba e l’ONU sulla questione siriana. La nomina attesa è quella di Lakhdar Brahimi, ex ministro degli esteri algerino e già diplomatico per conto dell’Onu in Afghanistan. Nel frattempo in alcune città siriane i civili sono tornati a sfidare la strada, manifestando e gridando contro Assad nel venerdì della preghiera di ieri, mentre si rinfiamma il confine con la Giordania. In tantissimi cercano di fuggire disperatamente dalla Siria. Secondo l’Onu dall’inizio della rivoluzione circa 150mila civili si sono rifugiati nei paesi vicini.

Un appello al dialogo nazionale, a metter fine allo spargimento di sangue e una proposta di Teheran come mediatore di pace. Questo l'obiettivo della conferenza sulla Siria ospitata dall’Iran con la partecipazione di 29 Paesi, tra i quali Cina e Russia. Lo stesso mediatore di Onu e Lega Araba, Annan aveva proposto un ruolo di primo piano della Repubblica Islamica; ipotesi che era stata scartata dall’Occidente. Come leggere, dunque, questa iniziativa diplomatica oggi? Salvatore Sabatino lo ha chiesto ad Antonello Sacchetti, esperto di questioni iraniane: RealAudioMP3

R. – E’ sicuramente un tentativo di uscire da un isolamento, per l'Iran, un isolamento diplomatico, internazionale e di geopolitica. Per molti mesi Teheran ha continuato a dire che mentre altre “primavere arabe” – come quella egiziana – avevano un movimento popolare alla base, in Siria si trattava, invece, di un complotto. Adesso ha cambiato prospettiva, ha cambiato atteggiamento. Si tratta, insomma, di un tentativo di porre fine o di porre comunque rimedio a una situazione che è molto preoccupante per la stessa Teheran.

D. – Bisogna sottolineare che ci sono grossi interessi in campo per quanto riguarda l’Iran in Siria…
R. – Sicuramente. La Siria è l’unico Paese con cui l’Iran ha un’alleanza militare, un alleanza strategica. Ma credo che non ci sia soltanto questo: credo che siano in atto delle dinamiche sotterranee molto importanti. L’appello di Salehi, il ministro degli Esteri - e secondo alcuni il possibile vincitore delle prossime elezioni presidenziali del 2013 - è un appello che per certi versi è anche molto sorprendente per le parole che ha usato: ha parlato di diritti, del diritto del popolo siriano alla democrazia, alla libertà e a libere elezioni. Il che fa molto pensare….

D. – Certamente non mancano delle frizioni tra l’Iran e la Comunità internazionale e questo soprattutto a causa del suo programma nucleare. Ma questa iniziativa può aiutare Teheran a far scendere la tensione o può addirittura peggiorare la situazione?

R. – Io credo che possa servire. Vorrei anche ricordare che in passato l’Iran ha giocato ruoli importanti in altre crisi internazionali: in Afghanistan fu uno dei Paesi più attivi e non solo nel momento della guerra ai talebani, ma anche poi nella successiva Conferenza di Bonn per gli aiuti. L’Iran, quando vuole e quando è messo in condizione di farlo, può giocare un ruolo diplomatico anche molto importante. Va anche detto che, secondo me, l’errore è stato fatto dall’Occidente quando due mesi fa è stato chiesto che l’Iran non partecipasse ai primi incontri. Qui è chiaro che si tratta di una partita molto, molto aperta. Bisogna vedere ora quali saranno le prossime mosse.

D. – L’Iran sciita appoggia il presidente siriano e si propone come mediatore di pace; la Turchia sunnita, invece, sostiene i ribelli. E proprio qui è in arrivo Hillary Clinton: insomma Teheran ed Ankara si confermano attori non solo della crisi siriana, ma – possiamo dire – dell’intera regione...

R. – Sì, volendo andare indietro nella storia, potremmo risalire a rivalità secolari tra Ottomani e Persiani. In realtà è interessante notare come oramai da qualche anno gli attori più attivi e più dinamici dello scenario mediorientale siano Paesi non arabi: siano la Turchia, la Persia e Israele ovviamente. Se noi pensiamo allo scenario mediorientale di 30 anni fa, vediamo come altri Paesi in questo momento siano fuori gioco o comunque in un piano secondario. Sicuramente si scontrano interessi diversi. Io sono sempre abbastanza restio a credere che si tratti di interessi legati alla religione, anche perché l’Iran, nel corso della sua storia e parlo della Repubblica Islamica, ha sempre dimostrato di avere una politica estera molto pragmatica e a tratti anche molto cinica, ma non ideologica.











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