Incendi in Sicilia. Mons. Plotti: progetto criminale per colpire le zone turistiche
Mons. Alessandro Plotti, amministratore apostolico della diocesi di Trapani,
ha celebrato domenica scorsa la Messa con la comunità di Makari, uno dei centri molto
provati nei giorni scorsi dai roghi che hanno distrutto vaste aree del territorio
trapanese, compresa la bellissima macchia mediterranea della Riserva naturale dello
Zingaro. Ascoltiamo mons. Plotti al microfono di Marco Guerra:
R. – Chi ha
avuto le fiamme vicino casa ha avuto veramente la paura di perdere tutto, come è successo
a Makari e in altri paesi. La reazione è stata forte, di paura, anche di sdegno, perché
in fondo tutti gli anni ritorna questo fenomeno di cui non si riesce a venire a capo.
La Chiesa, con i suoi parroci, è stata molto vicina alle persone, che sono state aiutate
a vincere questa paura e in qualche modo a far fronte a questa emergenza in maniera
costruttiva senza creare panico, proprio perché non si capisce quale sia la logica
che sta dietro a questi incendi.
D. - Anche l’ultima Enciclica del Papa, la
Caritas in veritate, pone l’accento sulla salvaguardia del creato…
R. - Noi
abbiamo coste marine meravigliose. Siamo in una terra stupenda. Naturalmente il fatto
che venga deturpata in questo modo è un “vulnus”, è una ferita a quella armonia del
Creato che invece dovrebbe essere un’esigenza. Credo che bisogna educare la gente
a una maggiore vigilanza perché credo che questi fenomeni si prevengano soltanto nella
misura in cui si formi la coscienza che il Creato è di tutti e tutti ne sono responsabili.
D.
– E’ possibile sensibilizzare le comunità di fedeli su queste tematiche?
R.
– Bisogna intanto educare la gente a una maggiore salvaguardia. Molti di questi incendi
sono divampati per l’incoscienza di qualcuno che per bruciare rovi e sterpaglie nel
proprio orto, nel proprio piccolo campo, ha creato incendi di proporzioni gigantesche.
Credo che la comunità cristiana dovrebbe parlarne di più, educare soprattutto le nuove
generazioni a farsi carico di una vigilanza sui comportamenti perché molto spesso
questi fenomeni sono dolosi nella misura in cui partono da una disattenzione e da
una incoscienza di fronte alle conseguenze. Noi per la Giornata della salvaguardia
del Creato ci proponiamo di fare una ricognizione dei fenomeni che portano disgregazione
e che portano violenza nei confronti della natura.
D. - Lei ha parlato anche
di intenzioni, di chi si serve dei roghi per ottenere profitti. C’è anche la mano
della criminalità organizzata?
R. - E’ un’ipotesi, perché effettivamente i
roghi, gli incendi, sono divampati in zone turistiche, creando un danno enorme all’economia
di questa terra che già è di per sé precaria. Si potrebbe pensare che c’è anche il
desiderio di far vedere che in fondo non c’è sufficiente controllo da parte dello
Stato e quindi per difendere il Creato bisogna ricorrere a forze che hanno governato
e governano spesso i rapporti tra le persone e tra le istituzioni. Certamente si intravede
un piano, un progetto davvero criminale di colpire quelle zone turistiche.
D.
- Voi cosa chiedete alle istituzioni?
R. – Intanto la prevenzione e il controllo
perché purtroppo la guardia forestale, il servizio civile, intervengono quando arriva
l’emergenza. Bisognerebbe invece fare una mappatura un po’ più dettagliata dei luoghi
a rischio e controllarli perché molto spesso questo territorio è abbandonato a se
stesso. Il sindaco di San Vito Lo Capo si è lamentato che sono stati lasciati soli,
non c’erano i Canadair, non c’era soprattutto un personale qualificato che potesse
intervenire in maniera efficace.