Chiusura dell'Anno Clariano. Il Papa: Santa Chiara, mirabile sintesi di obbedienza
e profezia
Nella memoria liturgica a lei dedicata, si chiude ufficialmente l’ottavo centenario
della consacrazione di Santa Chiara di Assisi. 800 anni fa Chiara fuggiva, appena
diciottenne, dalla casa paterna verso la Porziuncola per dare tutta se stessa a Dio,
sui passi di San Francesco. Benedetto XVI ha presentato questa figura come una mirabile
sintesi di obbedienza e profezia. Ce ne parla Sergio Centofanti.
Anche oggi,
come ieri, è una questione di scottante attualità: mettere insieme carisma e istituzione,
obbedienza e profezia, tradizione e rinnovamento. Ne ha parlato Benedetto XVI nel
suo messaggio per l’Anno Clariano. Santa Chiara chiedeva per lei e le sue consorelle
una vita di radicale povertà, come non era mai accaduto nella Chiesa. Le autorità
ecclesiastiche di quel tempo, siamo nel XIII secolo, erano molto restie, ma alla fine
il Papa “si arrese all’eroismo della sua santità” concedendole il cosiddetto “Privilegio
della povertà”. Questa la riflessione di Benedetto XVI:
“La sua testimonianza
ci mostra quanto la Chiesa tutta sia debitrice a donne coraggiose e ricche di fede
come lei, capaci di dare un decisivo impulso per il rinnovamento della Chiesa”. (Udienza
generale, 15 settembre 2010)
Santa Chiara poteva rinnovare la Chiesa perché
la sua profezia era fondata sull’umiltà:
“Pur essendo la superiora, ella
voleva servire in prima persona le suore malate, assoggettandosi anche a compiti umilissimi:
la carità, infatti, supera ogni resistenza e chi ama compie ogni sacrificio con letizia”.
(Udienza generale, 15 settembre 2010)
E di fronte a quanti, nel suo tempo,
volevano cambiare il mondo facendo rumore, lei sceglie il nascondimento e il silenzio
del chiostro. “Chiara taceva – ricorda il Papa – ma la sua fama gridava”:
“Sono
i santi coloro che cambiano il mondo in meglio, lo trasformano in modo duraturo, immettendo
le energie che solo l’amore ispirato dal Vangelo può suscitare. I santi sono i grandi
benefattori dell’umanità!”. (Udienza generale, 15 settembre 2010)
Sul significato
di questo centenario Paolo Ondarza ha intervistato suor Maria Chiara Cavalli,
clarissa del Monastero di sant’Agnese a Perugia:
R. – Ricordare
un centenario – otto secoli, nel nostro caso – è fare memoria delle proprie radici,
riandare alla grazia delle origini, a quel flusso dello Spirito che è uno Spirito
eterno in cui anche noi viviamo e a cui possiamo attingere.
D. – Ottocento
anni è una distanza temporale significativa, eppure Santa Chiara resta ancora tanto
attuale…
R. – Chiara di Assisi è una donna bella; bella della bellezza di chi
ha incontrato Dio ed è vissuto di Lui, aprendo così ad altri una via da percorrere.
Guardando a lei, anche in questi nostri giorni così ricchi di novità, possiamo incontrare
il Figlio di Dio nel quale siamo resi figli, fratelli e madri. Chiara dice, in una
lettera ad una sua sorella: “Conterrai Colui che i cieli non possono contenere”. Per
abbracciare tutto, Chiara si fa accoglienza del Signore Gesù come Maria, per portare
Gesù – l’amore che redime e salva – ad ogni persona. Anche oggi, tutti cercano un
senso all’esistenza, una risposta alla domanda, alle domande che comunque, sempre
ci tormentano. Le circostanze personali e sociali ci interrogano; prima o poi incontriamo
il dolore. Guardando a Santa Chiara, incontrandola nei monasteri, nelle Clarisse,
possiamo intuire una via verso il Cielo, scoprire quell’amore che da sempre cerchiamo
e per il quale siamo fatti.
D. – La fuga notturna di Santa Chiara verso la
Porziuncola, avvenuta 800 anni fa, non ha cambiato la vita solo di questa donna, ma
ha cambiato la vita di un numero straordinario di persone. Ancora oggi, tante donne,
tante ragazze scelgono di seguire Santa Chiara in una “via” controcorrente per i nostri
giorni, che è quella della clausura: questa è anche la sua scelta, suor Maria Chiara.
Che cosa spinge a fare questa scelta?
R. – E’ una scelta di amore: si può capire
solo in questa ottica. Se siamo intelligenti, cioè leggiamo dentro le pieghe della
nostra storia, di questa storia dell’epoca in cui viviamo, dell’epoca del trionfo
della tecnica e dell’informatica, della scienza che sembra risolvere tutti i nostri
problemi, ci accorgiamo che invece tutto grida verso un oltre. Come raggiungere il
cuore degli uomini, i nostri fratelli più tormentati di ogni luogo della terra? L’indifferenza
che sembra così dilagante, non ci appartiene, in verità. Siamo fatti per incontrare
l’amore, il perdono, la misericordia, per noi e per tutti, nell’abbraccio della comunione
dei Santi. Proprio per questo Chiara c’è, oggi come ieri. Vieni e vedi: non riesco
a dire diversamente. Vieni e vedi, perché solo incontrando le clarisse, solo leggendo
gli scritti di Chiara si può intuire questo grande mistero che può spaventare, forse,
ma in realtà è a misura di persone; direi che realizza pienamente l’umano.