Siria. L’esercito di Assad riprende Aleppo, mentre l’Iran ospita un controvertice
sulla crisi siriana
In Siria Aleppo continua ad essere al centro delle contese armate tra esercito di
Damasco e milizie dell’opposizione. La città sarebbe stata riconquistata dai lealisti.
Mentre si aggrava l’emergenza umanitaria per le migliaia di civili in fuga dalle violenze,
in Iran ieri una sorta di vertice alternativo sulla crisi siriana. Il servizio di
Marina Calculli: Le forze della
resistenza annunciano una “ritarata tattica” da Salh-al-Din, il quartiere dove da
settimane sono asserragliate nel tentativo di strappare Aleppo al regime. Polmone
economico della Siria, Aleppo è da tutti considerata fondamentale per poter mantenere
o prendere il controllo del paese. Il regime trionfante ha comunicato ieri di aver
utilizzato solo il 10% dei rinforzi inviati negli ultimi giorni a sostegno dei 20.000
uomini già schierati. Mentre si aggrava la situazione umanitaria, la Croce rossa fa
sapere di aver trovato un corridoio per entrare nella città e dar sostegno sanitario
ai feriti. Assad intanto ha nominato premier Wael al-Halqi, prima ministro della sanità,
a seguito della diserzione dell’ex primo ministro Riad Hijab. Dall’Iran, dove ieri
29 paesi non occidentali si sono riuniti per discutere della crisi siriana, giunge
un nuovo invito al dialogo nazionale. Dalla Casa Bianca i toni sono invece meno concilianti:
gli Stati Uniti – secondo il segretario per la Sicurezza nazionale John Brenan – non
escludono nessuna opzione, neppure quella di istituire una no-fly zone sulla Siria.
Ma qual è la situazione ad Aleppo? Davide Maggiore ha intervistato il giornalista
Cristiano Tinazzi, che nei giorni scorsi ha vissuto in prima persona ai combattimenti
in corso nella seconda città siriana: E intanto si infiamma
anche il confine tra Siria e Turchia, a causa della presenza - denunciata dal governo
di Ankara - di almeno 4 mila miliziani curdi del PKK, il partito dei lavoratori. Dal
23 luglio sono in corso pesanti operazioni militari in territorio turco, al confine
con Iraq e Siria, con almeno 140 morti; una guerra nella guerra, di cui pochi parlano,
ma che tira in ballo la questione dell’indipendenza curda. Ad Alberto Rosselli, esperto
di questioni curde, Salvatore Sabatino ha chiesto se la guerra civile in Siria
può, di fatto, scatenare una ''Primavera Curda''::
R.
- Direi che è probabile, in quanto l’elemento curdo presente in Siria ha a cuore sia
la propria autodeterminazione all’interno dello Stato siriano sia quella dei suoi
compatrioti in Turchia. Ricordiamo che il problema curdo, è un problema che riguarda
non solo un Paese, ma riguarda sia la Siria che la Turchia, l’Iraq e l’Iran dove il
popolo turco è praticamente frazionato. D. - Stando ad alcuni analisti, il Pkk
avrebbe stretto una vera e propria alleanza in chiave anti turca con il potere siriano.
C’è il rischio concreto che Damasco ed Ankara, proprio sulla questione curda, possano
arrivare ad un confronto militare diretto? R. - Il pericolo c’è. D’altra parte,
il Pkk ha varato, a partire dal 1978, una politica molto dura nei confronti del governo
turco. Ricordiamo una cosa importante: il Pkk non è il solo partito che rappresenta
la “minoranza relativa curda” in Medio Oriente; abbiamo anche il Pdk che è il partito
democratico del Kurdistan, e l'Upk che è l’Unione patriottica del Kurdistan. Partiti
che non si sono mai trovati d’accordo completamente con quella che è la politica un
po’ più aggressiva e rigida del Pkk. D. - In Iraq, i curdi sono riusciti, in un
certo modo, ad essere riconosciuti; tanto è vero che il Nord - ricco di petrolio -
è governato dal curdo Barzani. Lo stesso può avvenire anche in Siria, quale che sia
l’esito della guerra? R. - Diciamo che la situazione del Kurdistan iracheno è differente
dalla situazione siriana. Diciamo anche che l’Upk, che è stato fondato nel giugno
del 1975 da Talabani, mirava più che altro ad una pacificazione - in qualche modo
-, ad un riconoscimento dei propri diritti all’interno dello Stato iracheno, contro
l’oltranzismo nazionalista baathista. Ora, la situazione politica irachena è differente
dalla situazione politica siriana, soprattutto alla luce degli avvenimenti degli ultimi
mesi, la destabilizzazione di Assad... Quindi direi che è possibile, però sono due
realtà differenti.
D. - Diciamo però che, in questo momento, i siriani stanno
"utilizzando" i curdi per andare contro la Turchia, che sta svolgendo un ruolo molto
importante in questa crisi .. R. - Questo sicuramente. I curdi sono "adoperati"
un po’ come “la testa di maglio” dai siriani. D’altra parte, ricordiamoci che è una
storia vecchia, perché nel contesto della guerra iracheno-iraniana, sia gli iraniani
che gli iracheni hanno adoperato le componenti curde dei rispettivi Paesi come armi,
contro l’avversario diretto: gli iraniani appoggiavano i curdi iracheni e viceversa.
Quindi, non è una novità. Diciamo che è la realtà. I curdi sono stati "adoperati"
più di una volta e l’atteggiamento - oserei dire - oltranzista del Pkk, non ha fatto
del bene al popolo curdo, ma questa naturalmente è una mia opinione, in quanto ha
irrigidito moltissimo i rapporti, mettendo in difficoltà la componente moderata curda,
nel dialogo che hanno cercato di instaurare - come si è verificato anche in Siria
in quest’ultimo anno - con il governo locale.