2012-08-10 14:20:33

Si combatte strada per strada ad Aleppo. L'Iran ospita un contro-vertice sulla crisi


Aleppo continua ad essere al centro delle contese armate tra esercito di Damasco e milizie dell’opposizione: oramai si combatte strada per strada: 45 cadaveri sarebbero stati trovati in un parco della città. Intanto, mentre si aggrava l’emergenza umanitaria per le migliaia di civili in fuga dalle violenze, gli Stati Uniti potrebbero varare, secondo indiscrezioni, un nuovo pacchetto di sanzioni contro il regime siriano ed i suoi sostenitori. Intanto la comunità internazionale cerca di riannodare le fila di una mediazione sempre più urgente. Il servizio di Salvatore Sabatino:RealAudioMP3

La battaglia di Aleppo è la più importante, quella attraverso la quale si disegnerà il profilo della nuova Siria che avanza o della vecchia, che riporta il potere nelle mani del regime di Assad. E’ per questo che il presidente si sta giocando il tutto per tutto nella più popolosa e ricca tra le città del Paese. Ed il tutto per tutto lo stanno giocando pure i ribelli; lo dimostrano le notizie che si rincorrono di ora in ora: prima la conquista attribuita ai lealisti, il ritiro “tattico” dei ribelli dal quartiere strategico di Salaheddin; poi la ripresa degli scontri strada per strada. Difficile stabilire cosa realmente stia accadendo; di certo, invece, c’è che a pagare il prezzo più alto è la popolazione civile, che fugge dalla città riversandosi verso la vicina Turchia, preoccupata per l’enorme flusso di profughi. Almeno 53mila le persone che hanno varcato la frontiera, oltre 2500 solo nell’ultima notte. Ma se il Paese anatolico apre le porte alla popolazione in fuga, l’Iran – l’altro attore di questa tragica vicenda – apre le sue porte alla diplomazia, ospitando 29 Paesi, tra i quali Cina e Russia in un vertice da cui si leva un forte appello al dialogo nazionale, a metter fine allo spargimento di sangue. Appuntamento che, contrastando le resistenze della comunità internazionale, propone, di fatto, Teheran come mediatore di pace. Una chiave di lettura su questa iniziativa diplomatica ce la fornisce Antonello Sacchetti, esperto di questioni iraniane: RealAudioMP3

R. – E’ sicuramente un tentativo di uscire da un isolamento, per l'Iran, un isolamento diplomatico, internazionale e di geopolitica. Per molti mesi Teheran ha continuato a dire che mentre altre “primavere arabe” – come quella egiziana – avevano un movimento popolare alla base, in Siria si trattava, invece, di un complotto. Adesso ha cambiato prospettiva, ha cambiato atteggiamento. Si tratta, insomma, di un tentativo di porre fine o di porre comunque rimedio a una situazione che è molto preoccupante per la stessa Teheran.

D. – Bisogna sottolineare che ci sono grossi interessi in campo per quanto riguarda l’Iran in Siria…

R. – Sicuramente. La Siria è l’unico Paese con cui l’Iran ha un’alleanza militare, un alleanza strategica. Ma credo che non ci sia soltanto questo: credo che siano in atto delle dinamiche sotterranee molto importanti. L’appello di Salehi, il ministro degli Esteri - e secondo alcuni il possibile vincitore delle prossime elezioni presidenziali del 2013 - è un appello che per certi versi è anche molto sorprendente per le parole che ha usato: ha parlato di diritti, del diritto del popolo siriano alla democrazia, alla libertà e a libere elezioni. Il che fa molto pensare….

D. – Certamente non mancano delle frizioni tra l’Iran e la Comunità internazionale e questo soprattutto a causa del suo programma nucleare. Ma questa iniziativa può aiutare Teheran a far scendere la tensione o può addirittura peggiorare la situazione?

R. – Io credo che possa servire. Vorrei anche ricordare che in passato l’Iran ha giocato ruoli importanti in altre crisi internazionali: in Afghanistan fu uno dei Paesi più attivi e non solo nel momento della guerra ai talebani, ma anche poi nella successiva Conferenza di Bonn per gli aiuti. L’Iran, quando vuole e quando è messo in condizione di farlo, può giocare un ruolo diplomatico anche molto importante. Va anche detto che, secondo me, l’errore è stato fatto dall’Occidente quando due mesi fa è stato chiesto che l’Iran non partecipasse ai primi incontri. Qui è chiaro che si tratta di una partita molto, molto aperta. Bisogna vedere ora quali saranno le prossime mosse.

D. – L’Iran sciita appoggia il presidente siriano e si propone come mediatore di pace; la Turchia sunnita, invece, sostiene i ribelli. E proprio qui è in arrivo Hillary Clinton: insomma Teheran ed Ankara si confermano attori non solo della crisi siriana, ma – possiamo dire – dell’intera regione...

R. – Sì, volendo andare indietro nella storia, potremmo risalire a rivalità secolari tra Ottomani e Persiani. In realtà è interessante notare come oramai da qualche anno gli attori più attivi e più dinamici dello scenario mediorientale siano Paesi non arabi: siano la Turchia, la Persia e Israele ovviamente. Se noi pensiamo allo scenario mediorientale di 30 anni fa, vediamo come altri Paesi in questo momento siano fuori gioco o comunque in un piano secondario. Sicuramente si scontrano interessi diversi. Io sono sempre abbastanza restio a credere che si tratti di interessi legati alla religione, anche perché l’Iran, nel corso della sua storia e parlo della Repubblica Islamica, ha sempre dimostrato di avere una politica estera molto pragmatica e a tratti anche molto cinica, ma non ideologica.







All the contents on this site are copyrighted ©.