2012-08-10 12:48:40

"Save the Children": malnutriti 60 milioni di bambini, serve maggior impegno per sconfiggere la fame


58,7 milioni: è il numero di bambini gravemente malnutriti nel mondo. Tra il 2005 e il 2010, il numero è cresciuto di ben un milione e mezzo di unità. Un dato gravissimo e allarmante, considerando che circa un terzo delle morti entro i primi cinque anni è causato proprio dalla malnutrizione infantile. Sono le cifre indicate da "Save the Children" nell’Indice sullo sviluppo infantile, che l’organizzazione rilancia in vista - il 12 agosto - del Summit Olimpico sulla Fame, organizzato a Londra e al quale dovrebbero prendere parte i leader delle maggiori nazioni. Quali dunque le ragioni di questo aumento? Francesca Sabatinelli lo ha chiesto a Filippo Ungaro, responsabile Comunicazione e Campagne di "Save che Children" Italia:RealAudioMP3

R. - Le ragioni sono da ricercare, prima di tutto, nelle crisi alimentari che ormai diventano quasi croniche in certe zone del pianeta. Parliamo soprattutto del Corno d’Africa e del Sahel dove, proprio in queste settimane, stiamo assistendo a una crisi alimentare cronica. Queste crisi sono generate sia dai cambiamenti climatici - che tutti stiamo ormai sperimentando sulla nostra pelle - sia soprattutto dalla volatilità dei prezzi del cibo e anche del carburante, perché quando aumenta il prezzo del carburante, aumentano anche i prezzi dei trasporti e di conseguenza aumenta anche il prezzo delle derrate alimentari e del cibo. Andando ancora più a monte, probabilmente la ragione principale di questo aumento della malnutrizione è una sempre maggiore cattiva o iniqua distribuzione delle risorse a livello globale.

D. - I tre indicatori necessari a stabilire il benessere dei bambini sono l’accesso alla scuola, la mortalità infantile e la malnutrizione. Per i primi due c’è stato un netto miglioramento, ma per la malnutrizione purtroppo non è così. Tenendo conto di questi tre aspetti, qual è il Paese dove per i bambini la vita è peggiore?

R. - Senza dubbio come continente facciamo riferimento all’Africa, in particolare alla Somalia. Non a caso la Somalia è un Paese con una grandissima instabilità politica, che sta vivendo, e che ha vissuto negli ultimi decenni, situazioni di conflitto interno e di guerra. Ha sicuramente dati pessimi dal punto di vista dell’iscrizione alla scuola da parte dei bambini, ha dati pessimi sulla mortalità infantile e, infine, sulla malnutrizione. Non c’è dubbio, poi, che tanti Paesi dell’Africa siano nelle ultimissime posizioni.

D. - In occasione dell’apertura del 12 agosto a Londra del Summit contro la malnutrizione organizzato dal premier britannico David Cameron, voi che tipo di appello lanciate ai Paesi? Cos’è che i Paesi ricchi non fanno?

R. - Noi chiediamo alla Comunità internazionale di fare di più per combattere la malnutrizione. In vista di questo Summit, preparatorio del prossimo G8 che verrà ospitato proprio dalla Gran Bretagna, chiediamo di mettere al centro dell’agenda del G8 la fame nel mondo e di far fronte ai bisogni alimentari, soprattutto della popolazione africana. In Africa, in questo momento, ci sono 28 milioni di persone che stanno soffrendo di malnutrizione acuta. Fare fronte a questa emergenza significa aumentare i fondi da destinare agli aiuti allo sviluppo, ai Paesi in difficoltà. In particolare sappiamo che l’Italia, da molti anni ormai, sta sempre più riducendo i suoi impegni a livello economico, esiste una media dello 0,7 per cento del Prodotto Interno Lordo che i Paesi occidentali, i Paesi più ricchi, dovrebbero dare e l’Italia destina soltanto lo 0,1 per cento. Cifre irrisorie! Chiediamo quindi un maggior impegno della comunità internazionale e un impegno in particolare sulla malnutrizione. E’ inaccettabile che, ancora oggi, tutti questi milioni di bambini debbano morire di fame!







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