Arabia del Nord: trasferita in Bahrain la sede del vicariato apostolico. Mons.
Ballin: più facile raggiungere i cristiani della regione
Il vicariato apostolico dell’Arabia del Nord trasferisce la sua sede centrale dal
Kuwait al Bahrain. E’ quanto annunciato, in questi giorni, dal vicario apostolico
mons. Camillo Ballin. Il Vicariato comprende quattro Stati: Kuwait, Bahrain,
Qatar e Arabia Saudita e si occupa della cura pastorale di due milioni di fedeli,
quasi tutti immigrati. Il 31 maggio del 2011, il vicariato apostolico d’Arabia era
stato diviso in due: vicariato apostolico dell’Arabia del Sud e vicariato apostolico
dell’Arabia del Nord. Raggiunto telefonicamente in Bahrain da Alessandro Gisotti,
il vicario apostolico dell'Arabia del Nord, mons. Camillo Ballin spiega le ragioni
di questo trasferimento e si sofferma sulle sfide pastorali della sua missione:
R. – Ci sono
due motivazioni principali. Anzitutto il Bahrain è più centrale, perché si trova tra
Kuwait e Qatar e ha di fronte l’Arabia Saudita; oltre a questo c’è un ponte tra Bahrain
e Arabia Saudita, per cui in un’ora si arriva anche in Arabia Saudita. Geograficamente,
quindi, il Bahrain è più centrale come punto di partenza per gli altri tre Paesi di
cui sono incaricato. Questa è la prima motivazione. La seconda è che il Bahrain facilita
molto l’ingresso in caso di riunioni di preti, catechisti e di leader cristiani. Quindi
abbiamo quindi una certa facilitazione per i visti di entrata ed è facile organizzare
qui incontri di preti e catechisti provenienti dagli altri tre Paesi.
D. –
Può far capire all’ascoltatore chi sono i cristiani di questo territorio, così grande?
R.
- Il Vicariato è grande sette volte l’Italia. Chi sono i cristiani in questa zona?
Sono tutti immigrati, vengono cioè dalle Filippine, dall’India, dal Bangladesh, dallo
Sri Lanka. In Kuwait, abbiamo circa 350 mila cattolici; lo stesso in Qatar; in Bahrain,
abbiamo tra i 100 e i 140 mila cattolici; e, in Arabia Saudita, abbiamo un milione
e mezzo di cattolici. Quindi, i cattolici in questo Vicariato sono oltre 2 milioni.
D.
– Quali sono le principali sfide pastorali?
R. – Le sfide pastorali riguardano
anzitutto la differenza di nazionalità, lingua, di cultura e di rito che abbiamo tra
i fedeli. Nella cattedrale del Kuwait celebriamo in cinque riti diversi - il latino,
il malabarese, il malankarerse, il maronita e il copto – e in 12 lingue. Questa diversità
di riti e di lingue causa, qualche volta, delle tensioni. Si capisce bene cosa vuol
dire mettere d’accordo cinque riti diversi con dodici lingue diverse: è come fare
la quadratura del cerchio! Il problema principale in questi Paesi è comunque sempre
quello dello spazio: abbiamo centinaia di migliaia di fedeli, ma lo spazio che possiamo
usare è sempre molto ridotto. Anche questo causa - tante volte - tensioni tra i gruppi
stessi. Un’altra sfida è riuscire a capire come fare di queste comunità una sola Chiesa
cattolica e non tante chiese cattoliche, una accanto all’altra. Riguardo, però, allo
spazio la bella notizia è che ora il Bahrain mi ha offerto un terreno di 9 mila metri
quadrati per la costruzione di una nuova chiesa nel Paese: abbiamo già una chiesa
nella capitale, ma contiene appena mille persone e avevamo bisogno di un’altra chiesa
in cui potessimo riunirci più facilmente.
D. – Un segno di benvenuto molto
importante…
R. – Sì, di apertura. E’ un segno importante per il Bahrain e spero
che sia un esempio modello anche per gli altri Paesi.