2012-08-10 12:32:54

Arabia del Nord: trasferita in Bahrain la sede del vicariato apostolico. Mons. Ballin: più facile raggiungere i cristiani della regione


Il vicariato apostolico dell’Arabia del Nord trasferisce la sua sede centrale dal Kuwait al Bahrain. E’ quanto annunciato, in questi giorni, dal vicario apostolico mons. Camillo Ballin. Il Vicariato comprende quattro Stati: Kuwait, Bahrain, Qatar e Arabia Saudita e si occupa della cura pastorale di due milioni di fedeli, quasi tutti immigrati. Il 31 maggio del 2011, il vicariato apostolico d’Arabia era stato diviso in due: vicariato apostolico dell’Arabia del Sud e vicariato apostolico dell’Arabia del Nord. Raggiunto telefonicamente in Bahrain da Alessandro Gisotti, il vicario apostolico dell'Arabia del Nord, mons. Camillo Ballin spiega le ragioni di questo trasferimento e si sofferma sulle sfide pastorali della sua missione:RealAudioMP3

R. – Ci sono due motivazioni principali. Anzitutto il Bahrain è più centrale, perché si trova tra Kuwait e Qatar e ha di fronte l’Arabia Saudita; oltre a questo c’è un ponte tra Bahrain e Arabia Saudita, per cui in un’ora si arriva anche in Arabia Saudita. Geograficamente, quindi, il Bahrain è più centrale come punto di partenza per gli altri tre Paesi di cui sono incaricato. Questa è la prima motivazione. La seconda è che il Bahrain facilita molto l’ingresso in caso di riunioni di preti, catechisti e di leader cristiani. Quindi abbiamo quindi una certa facilitazione per i visti di entrata ed è facile organizzare qui incontri di preti e catechisti provenienti dagli altri tre Paesi.

D. – Può far capire all’ascoltatore chi sono i cristiani di questo territorio, così grande?

R. - Il Vicariato è grande sette volte l’Italia. Chi sono i cristiani in questa zona? Sono tutti immigrati, vengono cioè dalle Filippine, dall’India, dal Bangladesh, dallo Sri Lanka. In Kuwait, abbiamo circa 350 mila cattolici; lo stesso in Qatar; in Bahrain, abbiamo tra i 100 e i 140 mila cattolici; e, in Arabia Saudita, abbiamo un milione e mezzo di cattolici. Quindi, i cattolici in questo Vicariato sono oltre 2 milioni.

D. – Quali sono le principali sfide pastorali?

R. – Le sfide pastorali riguardano anzitutto la differenza di nazionalità, lingua, di cultura e di rito che abbiamo tra i fedeli. Nella cattedrale del Kuwait celebriamo in cinque riti diversi - il latino, il malabarese, il malankarerse, il maronita e il copto – e in 12 lingue. Questa diversità di riti e di lingue causa, qualche volta, delle tensioni. Si capisce bene cosa vuol dire mettere d’accordo cinque riti diversi con dodici lingue diverse: è come fare la quadratura del cerchio! Il problema principale in questi Paesi è comunque sempre quello dello spazio: abbiamo centinaia di migliaia di fedeli, ma lo spazio che possiamo usare è sempre molto ridotto. Anche questo causa - tante volte - tensioni tra i gruppi stessi. Un’altra sfida è riuscire a capire come fare di queste comunità una sola Chiesa cattolica e non tante chiese cattoliche, una accanto all’altra. Riguardo, però, allo spazio la bella notizia è che ora il Bahrain mi ha offerto un terreno di 9 mila metri quadrati per la costruzione di una nuova chiesa nel Paese: abbiamo già una chiesa nella capitale, ma contiene appena mille persone e avevamo bisogno di un’altra chiesa in cui potessimo riunirci più facilmente.

D. – Un segno di benvenuto molto importante…

R. – Sì, di apertura. E’ un segno importante per il Bahrain e spero che sia un esempio modello anche per gli altri Paesi.







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