Siria: nominato il nuovo premier, ma diserta il capo del cerimoniale. Tensione al
confine con la Turchia
In Siria, il presidente Assad ha nominato nuovo premier, Wael Nader al-Halqi, ex ministro
della Salute. Un incarico che giunge mentre il Paese è soffocato dalla violenza, che
vede il suo epicentro ad Aleppo. Qui sarebbero decine i morti e migliaia di persone
starebbero fuggendo verso la vicina Turchia. Proprio al confine tra i due Paesi continua
a salire la tensione, a causa di una cruenta battaglia che vede da giorni contrapporsi
i militari turchi ed i combattenti curdi del Pkk. E’ di oggi la notizia dell’uccisione
di un militare turco a Smirne, sul Mar Egeo. Un episodio che fa temere il diffondersi
della violenza in tutto il Paese anatolico. Il servizio è di Salvatore Sabatino:
E’ Wael Nader
al-Halqi il nuovo premier siriano. La sua nomina, annunciata in grande stile dai media
del regime, giunge dopo le dimissioni di tre giorni fa di Riad Hijab. Assad lo ha
scelto in un momento particolarmente delicato, in cui si "gioca le ultime carte" tra
defezioni di massa e operazioni militari su larga scala. Secondo le ultime notizie
avrebbero abbandonato il presidente il suo capo-cerimoniale, 26 alti ufficiali della
sicurezza e dell'apparato militare, due membri del governo; altrettanti parlamentari,
cinque diplomatici e un numero imprecisato di soldati. Tutti parlano di mattanza nei
confronti del popolo siriano. Come quella che sta avvenendo ad Aleppo, seconda città
del Paese e cuore economico della Siria moderna. Una battaglia cruenta, quella di
Aleppo, con centinaia di morti e decine di migliaia di persone in fuga dalla violenza,
dirette verso il confine turco, non distante, ma altrettanto infiammato: proprio qui
la tensione resta altissima, a causa della presenza - denunciata dal governo di Ankara
- di almeno 4mila miliziani curdi del Pkk, il partito dei lavoratori. Dal 23 luglio
sono in corso pesanti operazioni militari in territorio turco, al confine con Iraq
e Siria, con almeno 140 morti; una guerra nella guerra, di cui pochi parlano, ma che
tira in ballo la questione dell’indipendenza curda. Ad Alberto Rosselli, esperto
di questioni curde, abbiamo chiesto se la guerra civile in Siria può, di fatto, scatenare
una ''Primavera curda'':
R. - Direi che
è probabile, in quanto l’elemento curdo presente in Siria ha a cuore sia la propria
autodeterminazione all’interno dello Stato siriano sia quella dei suoi compatrioti
in Turchia. Ricordiamo che il problema curdo, è un problema che riguarda non solo
un Paese, ma riguarda sia la Siria che la Turchia, l’Iraq e l’Iran dove il popolo
turco è praticamente frazionato.
D. - Stando ad alcuni analisti, il Pkk avrebbe
stretto una vera e propria alleanza in chiave anti turca con il potere siriano. C’è
il rischio concreto che Damasco ed Ankara, proprio sulla questione curda, possano
arrivare ad un confronto militare diretto?
R. - Il pericolo c’è. D’altra parte,
il Pkk ha varato, a partire dal 1978, una politica molto dura nei confronti del governo
turco. Ricordiamo una cosa importante: il Pkk non è il solo partito che rappresenta
la “minoranza relativa curda” in Medio Oriente; abbiamo anche il Pdk che è il partito
democratico del Kurdistan, e l'Upk che è l’Unione patriottica del Kurdistan. Partiti
che non si sono mai trovati d’accordo completamente con quella che è la politica un
po’ più aggressiva e rigida del Pkk.
D. - In Iraq, i curdi sono riusciti, in
un certo modo, ad essere riconosciuti; tanto è vero che il Nord - ricco di petrolio
- è governato dal curdo Barzani. Lo stesso può avvenire anche in Siria, quale che
sia l’esito della guerra?
R. - Diciamo che la situazione del Kurdistan iracheno
è differente dalla situazione siriana. Diciamo anche che l’Upk, che è stato fondato
nel giugno del 1975 da Talabani, mirava più che altro ad una pacificazione - in qualche
modo -, ad un riconoscimento dei propri diritti all’interno dello Stato iracheno,
contro l’oltranzismo nazionalista baathista. Ora, la situazione politica irachena
è differente dalla situazione politica siriana, soprattutto alla luce degli avvenimenti
degli ultimi mesi, la destabilizzazione di Assad... Quindi direi che è possibile,
però sono due realtà differenti.
D. - Diciamo però che, in questo momento,
i siriani stanno "utilizzando" i curdi per andare contro la Turchia, che sta svolgendo
un ruolo molto importante in questa crisi ..
R. - Questo sicuramente. I curdi
sono "adoperati" un po’ come “la testa di maglio” dai siriani. D’altra parte, ricordiamoci
che è una storia vecchia, perché nel contesto della guerra iracheno-iraniana, sia
gli iraniani che gli iracheni hanno adoperato le componenti curde dei rispettivi Paesi
come armi, contro l’avversario diretto: gli iraniani appoggiavano i curdi iracheni
e viceversa. Quindi, non è una novità. Diciamo che è la realtà. I curdi sono stati
"adoperati" più di una volta e l’atteggiamento - oserei dire - oltranzista del Pkk,
non ha fatto del bene al popolo curdo, ma questa naturalmente è una mia opinione,
in quanto ha irrigidito moltissimo i rapporti, mettendo in difficoltà la componente
moderata curda, nel dialogo che hanno cercato di instaurare - come si è verificato
anche in Siria in quest’ultimo anno - con il governo locale.