2012-08-09 14:11:57

Manifestazione dell’opposizione a Tunisi contro il “degrado della politica”


Una clausola inserita nella costituzione tunisina, in cui le donne vengono definite "associate all'uomo nello sviluppo", ha fatto infuriare le femministe e alcuni politici del Paese. La clausola è stata approvata dalla Commissione dei diritti e delle libertà con una votazione di 8 contrari contro 12 favorevoli, dei quali nove del partito islamista al potere, Ennahdha. E oggi a Tunisi è stata organizzata una manifestazione dell’opposizione contro quello che viene definito il ‘degrado’ della politica e le violazioni dei diritti umani. La Tunisia è stato il primo Paese a dare il via, un anno e mezzo fa, alla cosiddetta ‘primavera araba’. Dopo il tragico episodio dell’ambulante che, vessato dalla polizia, si è dato fuoco, le imponenti manifestazioni di piazza hanno cacciato il presidente Ben Ali, dopo 25 anni di dittatura. Di cosa accada oggi nel Paese Fausta Speranza ha parlato con lo storico Fabrizio dal Passo, docente all’Università la Sapienza di Roma:RealAudioMP3

R. – Una fase in cui sta emergendo, forse per primo rispetto agli altri Paesi del Maghreb, sicuramente una chiara volontà di costruzione di un Paese democratico di tipo occidentale. E’ il Paese in un certo senso portabandiera dei grandi cambiamenti del resto del Nord Africa. Quindi, anche se effettivamente risente dei contraccolpi tra una mentalità aperta all’Occidente, aperta alla democratizzazione, c’è comunque un fronte interno abbastanza forte, portato avanti in modo particolare dagli “anziani”, inteso come comunità … che rappresenta una fetta di popolazione anche se comprende alcuni di altre generazioni. Molte sono persone che hanno combattuto contro la Francia e che oggi tendono un po’ a bloccare l’Ennahda, questo partito molto forte, e a mantenere una mentalità conservatrice, specialmente nei riguardi delle donne.

D. – Ecco, parliamo della questione femminile che sembra un po’ al centro, questi giorni: è stata inserita nella Costituzione una clausola che fa discutere per l’espressione in cui si afferma che la donna è associata all’uomo nello sviluppo del Paese …

R. – Apparentemente è un problema tunisino. In realtà, è un problema molto più ampio che non va soltanto a toccare il diritto islamico vigente in Tunisia e in altri Paesi del Maghreb, ma anche indirettamente l’Unione Europea. Loro vorrebbero nell’ambito del sociale un riconoscimento indiretto di questa posizione per avere accordi commerciali che l’Europa invece condiziona a norme più paritarie. Quindi, per l’Ue nell'unione tra un uomo e una donna non c’è vincolo di sottomissione: c’è un vincolo paritario. Mentre invece loro vorrebbero – la Tunisia nella fattispecie, ma anche altri Paesi – che noi riconoscessimo questa facoltà che hanno i Paesi arabi nella loro specificità di avere una figura femminile, e in altri casi di minore, sottoposta al vincolo decisionale del maschio, dell’uomo.

D. – In definitiva, un Paese ancora in transizione: possiamo dire ancora che la fase è difficile?

R. – La fase è difficile, però dobbiamo essere ottimisti soprattutto guardando a tutto il fronte giovanile: i giovani che hanno studiato e studiano in Tunisia, e che comunque hanno spesso contatti anche con altri parenti in Francia, specialmente, dove sono ufficialmente più di 600 mila persone, ma anche in Italia dove circa 160 mila persone dalla Tunisia vivono stabilmente. Si tratta di contatti che ampliano l’orizzonte, aprono un po’ gli occhi rispetto alla sola mentalità tradizionale del loro Paese. Si intravede l’impulso a fare questo passaggio in avanti verso una maggiore democratizzazione della mentalità sia nei riguardi della politica ma anche della società, che è ancora più importante.

D. – Che cosa dire della dialettica tra opposizione e partiti al governo? E’ una dialettica che sembra sana nelle sue manifestazioni?

R. – Sicuramente lo è, perché è un momento in cui, comunque, sia all’interno del Paese, sia all’esterno del Paese, ovvero anche pensando agli occhi puntati dell’Unione Europea e degli altri Paesi vicini e confinanti della Tunisia, tutta l’informazione circola. Tutti noi siamo a conoscenza delle dinamiche che sono all’interno sia dell’Ennahda sia, tra l’altro, del Fronte politico generale tunisino. Ci sono interviste, reportage, chiarimenti, scontri anche verbali - se vogliamo - però tutto questo è palese, è un sintomo, è una realtà che manifesta come comunque il Paese sia aperto al dialogo non soltanto all’interno ma anche all’esterno. Altrimenti avremmo avuto un sistema completamente diverso.







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