2012-08-09 19:48:23

L'esecuzione di Wilson in Texas. Sant'Egidio: un orrore che si aggiunge all’orrore della pena di morte


Aveva 53 anni Marvin Wilson e tre giorni fa, in Texas, è stato messo a morte tramite iniezione letale, accusato di aver assassinato un uomo, pur senza prove schiaccianti. Il quoziente di intelligenza documentato di quest’uomo era pari a 61, al di sotto del limite di 70 considerato in diversi Stati Usa come soglia minima per essere condannati alla pena capitale. In meno di due mesi è il secondo disabile mentale ucciso dalla giustizia texana. Un caso che ha sollevato molte polemiche, e che è stato definito un “doppio orrore” dalla Comunità di Sant’Egidio. Chi era dunque Marvin Wilson? Francesca Sabatinelli lo ha chiesto a Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio:RealAudioMP3

R. - Era una persona che a stento sapeva contare, che aveva difficoltà ad allacciarsi le scarpe, alla quale è stata attribuita la colpa di aver ucciso uno spacciatore, che era un informatore della Polizia! In realtà un altro - che era "normale" - ha accusato lui e, come accade in Texas, quando uno accusa un altro, l’altro prende la pena di morte e uno ha uno sconto di pena... In genere, quando c’è più di un "protagonista", chi prende la pena di morte è il più debole della catena!

D. - La debolezza di Wilson era nella disabilità mentale e anche nel fatto che fosse un afroamericano?

R. - Il suo è un caso che li rappresenta tutti, perché afroamericano, perché in più non sapeva difendersi perché anche disabile mentale. La Corte Suprema statunitense ha emesso due sentenze: una che ha vietato l’esecuzione dei minori e una che ha vietato l’esecuzione dei disabili mentali, nel 2002. Ogni Stato però può decidere dove comincia la disabilità mentale, e nel caso di Wilson hanno messo in discussione i test che erano stati fatti. Poi non c’è stato tempo, non c’è stato il rinvio e quindi è stato ucciso… Il problema è: perché tanto accanimento? E’ come se si dovesse sempre riaffermare che la pena di morte si può e si deve infliggere in qualunque caso. In questi casi, però, ha solo il sapore di una vendetta di Stato!

D. - La pena di morte, al di là che ci sia disabilità mentale o meno, resta l’orrore che Sant’Egidio ha sempre denunciato. Voi sottolineate come, però, negli Stati Uniti le esecuzioni siano arrivate ad un livello estremamente basso…

R. - Ormai sono quasi 15 anni che c’è una diminuzione costante: siamo passati da un centinaio di esecuzioni a meno di cinquanta. Sono tanti i fattori: cambia la cultura, c’è un po’ più di attenzione alla difesa, la questione degli innocenti giustiziati crea dei problemi. Non dimentichiamo la battaglia che abbiamo fatto dall’Italia assieme a "Nessuno Tocchi Caino", al governo italiano e agli inglesi di Reprieve: siamo riusciti a rendere quasi irreperibile uno dei tre farmaci dell’iniezione letale. A questo punto si è scatenata una sospensione di fatto, perché il farmaco non c’era più. Poi però, piano piano, alcuni Stati hanno deciso di usare un’iniezione sola, un farmaco solo, anche senza averlo testato, e il Texas ha ripreso in questo modo le esecuzioni. Però tutti questi fattori fanno sì che siamo al livello più basso di esecuzioni da molti anni. Io credo, quindi, che stia cambiando molto, come sta cambiando molto in Cina. Anche una sola esecuzione, però, è un’esecuzione di troppo e quella di un disabile mostra tutto l’orrore e ce lo mostra due volte! In Texas, credo che la Chiesa cattolica - nei prossimi anni - potrà molto, anche perché ormai si va verso una maggioranza ispanica in quel Paese.

D. - Ci sono Paesi dai quali è molto difficile riuscire ad avere i dati sulle esecuzioni, pensiamo alla Cina, lei però lo citava come Paese in via di miglioramento. Perché?

R. - Ci sono più sentenze della Corte Costituzionale cinese che hanno ridotto il potere delle Corti periferiche di eseguire la pena di morte. Questo sta riducendo gli errori giudiziari, sta riducendo il numero delle condanne a morte e quindi riduce anche il numero delle esecuzioni. Si calcola che, anche se non si ha notizia di tutte, per la parte che si conosce ci sia un calo di circa il 30 per cento. Questo, applicato alla Cina, vuol dire mille esecuzioni in meno! Paradossalmente è il Paese dove la pena di morte sta cambiando più in fretta.







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